venerdì 6 dicembre 2024

“Luce”, mascotte del cattolicesimo banalizzato


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Monsignor Rino Fisichella con la mascotte 
del Giubileo 2025 chiamata “Luce”(Imagoeconomica).

Di seguito l’articolo scritto da George Weigel, pubblicato su First Things nella traduzione curata da Sabino Paciolla 6 Dicembre 2024.



George Weigel

Durante gli anni in cui è stato professore di teologia fondamentale alla Pontificia Università Gregoriana di Roma, Salvatore “Rino” Fisichella è stato spesso citato dai seminaristi americani come il loro professore preferito, un esponente dell’ortodossia dinamica il cui stile coinvolgente in classe era un sollievo benedetto dai modi stolidi dell’accademia romana. Più tardi, dopo che Papa Giovanni Paolo II emanò Fides et Ratio (Fede e Ragione), l’enciclica del 1998 che fece rivoltare Voltaire nella tomba, a Roma si scherzava sul fatto che, visti i probabili estensori del testo, la “F” e la “R” di Fides e Ratio stavano per “Fisichella” e “Ratzinger”. Ordinato vescovo nel 1998 dal grande cardinale Camillo Ruini, vicario di Giovanni Paolo per Roma, Fisichella ha avuto un ruolo chiave nel dare forma ai contenuti del Grande Giubileo del 2000, dopo il quale è stato un efficace rettore della Pontificia Università Lateranense e un autorevole sostenitore come presidente della Pontificia Accademia per la Vita.

Cosa ci faceva dunque questo illustre uomo di Chiesa, abile teologo e competente amministratore, lo scorso 28 ottobre, cercando di spiegare in una conferenza stampa vaticana perché il Giubileo del 2025 avesse bisogno di una mascotte di nome “Luce ”, che sembrava disegnata in una classe di arte di prima media specializzata in cartooning?

Scorrendo rapidamente un commento su “Luce”, ho pensato che l’autore avesse definito la mascotte “ stupida”, il che era abbastanza vero; a un’analisi più attenta, tuttavia, “Luce” è un personaggio noto come “anime”, un genere di “arte” generata al computer in cui i personaggi carini sono tipicamente caratterizzati (secondo una fonte che ho consultato) da “occhi grandi ed emotivi”. Questo è certamente il caso di “Luce”. Ancora più tristi, tuttavia, erano gli occhi dell’arcivescovo Fisichella alla conferenza stampa, che cercava di sostenere che “Luce” rifletteva il desiderio della Chiesa di “vivere anche all’interno della cultura pop così amata dai nostri giovani”.

A proposito di prendere una decisione per la squadra. Ma squadra cosa?
Come si fa a ridurre il cattolicesimo a personaggi da anime (stavo per scrivere “ stupide”!) per attirare i giovani adulti a Cristo? Giovanni Paolo II è stato un pifferaio magico per i giovani e non ha mai, mai, mai sminuito le cose. Ha reso la fede accessibile, sì, ma non ha mai reso il cattolicesimo banale. Ha sfidato, ma non ha mai assecondato. A Westerplatte, in Polonia, nel 1987, non ha fatto appello alla cultura pop, ma all’esempio ispiratore dei giovani soldati polacchi che hanno respinto l’assalto tedesco su quella penisola nella prima settimana della Seconda Guerra Mondiale.

Abbiamo fatto molta strada dagli straordinari affreschi di Michelangelo sul soffitto della Cappella Sistina a “Luce”. Abbiamo fatto ancora più strada dalla magnifica omelia di Giovanni Paolo II quando fu completato il restauro di quegli affreschi – in cui il Papa parlò della Sistina come del “santuario della teologia del corpo” – all’idea che un personaggio di anime vagamente androgino, anche se putativamente femminile, porterà i giovani adulti a Cristo.

Il Giubileo 2025 non viene celebrato semplicemente perché è trascorso un altro quarto di secolo e quindi le Porte Sante delle quattro basiliche papali di Roma possono essere aperte, i pellegrini possono affluire nella Città Eterna, le indulgenze possono essere concesse e l’economia turistica italiana può andare in overdrive. No, il 2025 è il 1700° anniversario del Primo Concilio di Nicea, un evento di importanza assolutamente critica per la storia del cristianesimo. Fu infatti a Nicea I che la Chiesa affrontò di petto la minaccia dell’arianesimo, che negava la divinità di Cristo e metteva così in discussione le due dottrine fondamentali della fede, l’Incarnazione e la Trinità. Se gli ariani avessero prevalso a Nicea – e avevano fatto un ottimo lavoro di propagazione della loro eresia in tutto il mondo mediterraneo – il cristianesimo come lo conosciamo non sarebbe esistito. La vittoria del partito dell’ortodossia a Nicea I merita quindi di essere celebrata in questo anniversario.
Ma con “Luce”? Per favore.

Durante l’anno giubilare, forse le persone a Roma che ci hanno dato questa mascotte idiota potrebbero prendersi un momento per riflettere sul successo delle iniziative di nuova evangelizzazione che, di fatto, stanno portando i giovani adulti a Cristo negli Stati Uniti, compresi i vibranti ministeri dei campus come quelli della Texas A&M, del North Dakota State e dell’Università di Maryland-Baltimore County; l’Istituto tomistico gestito dai domenicani e Aquinas 101; e il lavoro diretto dai giovani dell’Istituto Agostino e del Word on Fire Ministries. Il cattolicesimo insulso, che sguazza nel kitsch, non interessa a nessuno – e certamente non a un giovane adulto che si informa seriamente. Il cattolicesimo in toto lo è, perché come ci è stato insegnato molto tempo fa, “la verità vi farà liberi” (Giovanni 8:32).
Immagino che Sant’Atanasio e i vincitori di Nicea sarebbero d’accordo.




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