La cattedrale di Sant’Edvige a Berlino. Una chiesa senza sala del coro.
2 Dicembre 2024 Pubblicato da Marco Tosatti
Mons. Marian Eleganti
Come ha raccontato Papa Benedetto a Peter Seewald, già negli anni ’60 Hans Küng voleva una Chiesa in cui i laici avessero lo stesso diritto di voto dei vescovi e dei sacerdoti (codeterminazione). Egli intendeva la Chiesa sinodale come un “concilio” democratico (concilium). Il termine tra parentesi ha costituito il modello per l’omonima rivista.
I teologi più conservatori risposero con la rivista “Communio”, che intendeva la Chiesa non democraticamente dal basso come entità sociologica (concilio), ma sacramentalmente (dall’alto) dalla Santa Eucaristia come comunione gerarchicamente organizzata di persone disuguali ma ugualmente degne.
Solo sulla base di questi ricordi, è facile capire quanto sia poco nuova l’idea di relazioni egualitarie tra laici e clero nelle assemblee e nei concili sinodali (codeterminazione deliberativa).
Come per Lutero, questa forma di sinodalità si basa sul battesimo. È considerata superiore all’ordinazione.
Tuttavia, questo non migliora le cose, poiché la decostruzione del sacro sacerdozio ordinato continua senza sosta. Senza sacerdoti, tuttavia, non ci sarà alcuna Chiesa. Finché non scompariranno in alcune regioni del mondo, i sacerdoti saranno declassati a (semplici) presidenti di assemblee liturgiche e diventeranno moderatori di équipe di cura pastorale o coordinatori di consigli, commissioni e gruppi. In molti luoghi ha già delegato anche questi compiti. Allo stesso tempo, i laici saltano nei posti che lui ha lasciato liberi, invece di prendere il loro posto nella società. Benedicono le tombe mentre i sacerdoti e i vescovi se ne stanno in disparte con riverenza. Il laico clericalizzato, che non vuole più essere chiamato laico ma operatore pastorale per la sua competenza teologica, assume i compiti che il sacerdote svolge sulla base dell’ordinazione senza essere ordinato, uno sviluppo che era già prevedibile alla fine degli anni ’70 quando fu introdotta la professione di assistente pastorale. A ciò si collega una progressiva desacralizzazione della Santa Messa in “esperienza di gruppo” e “servizio a tema”.
Il cosiddetto sacrificio della Messa è diventato un concetto estraneo, perché richiede un sacerdote ordinato che possa offrirlo. Al contrario, sono molto diffuse le liturgie della parola, tenute da laici a tempo pieno, con l’amministrazione della comunione, che non richiedono l’ordinazione, ma solo un sacerdote invisibile che abbia consacrato in precedenza le ostie. Per i motivi citati, ce ne sono sempre meno. L’emarginazione del sacerdote sta avanzando, tanto che la sua necessità è stata messa seriamente in discussione nel cammino sinodale in Germania.
Questo ci porta al secondo punto: Hans Urs v. Balthasar scriveva già negli anni ’70: “Se oggi questa fruttuosa tensione si sta indebolendo (tra l’elemento mariano e quello petrino. Supplemento ME) perché la mariologia viene privata della sua posizione, e se le donne vengono costrette a ricoprire cariche gerarchiche nel corso della democratizzazione della Chiesa, allora non faranno altro che saltare dalla padella alla brace”. La Chiesa post-conciliare ha perso in gran parte le sue caratteristiche mistiche; è una Chiesa di discussioni permanenti, organizzazioni, consigli consultivi, congressi, sinodi, commissioni, accademie, partiti, gruppi di pressione, funzioni, strutture e ristrutturazioni, esperimenti sociologici, statistiche: più che mai una Chiesa maschile, a meno che non sia un’entità senza genere,
in cui la donna conquisterà il suo posto nella misura in cui sarà pronta a diventarlo lei stessa”. (Chiarimenti, Einsiedeln 2008, 5a ed. p. 70). Quanto ha ragione! Perché la donna si lascia burocratizzare per fare all’interno della gerarchia della Chiesa, fino alle alte cariche vaticane, ciò che prima faceva un chierico (vescovo/sacerdote).
Nel senso di Balthasar, la donna diventa così senza genere e funzionaria, poco mistica ma felice di condividere il potere degli uomini nella Chiesa.
Questo non rende la Chiesa più femminile, né la rende più servile. Per una chiesa femminile, la donna al suo interno dovrebbe vivere in modo diverso dall’uomo, più mistico, senza ambire ai compiti o alle funzioni precedentemente esercitate da lui. Lo stesso vale per il laico (a tempo pieno) che, senza ordinazione, vuole fare ed essere tutto come il sacerdote.
Anche lui perde il proprio carisma e viene meno al proprio status. Così ora troviamo le donne a tutti i livelli gerarchici di potere (la categoria sbagliata nel nostro contesto), nel senso di Balthasar un processo di auto-alienazione delle donne e della Chiesa in una sola persona.
In realtà, le due cose sono collegate. È incredibile quanto siano ciechi tutti i soggetti coinvolti. Negli ordinariati, ad esempio, ora c’è un cancelliere donna e tutti pensano che la Chiesa e le questioni femminili stiano facendo progressi. Ora stiamo aspettando le diaconesse, un gruppo potenziale e prevedibilmente piccolo rispetto alla maggioranza delle donne nella chiesa, che non è davvero rilevante per la posizione delle donne nella chiesa.
Ma non ci siamo ancora. Da parte mia, credo addirittura che non esisteranno mai, ma forse una sorta di “diaconessa” non consacrata e ordinata a cui vengono affidate funzioni o compiti sacerdotali senza essere una sacerdotessa o un diacono ordinato, simile ai dispensatori di incenso nel nuovo rito Maya.
Simbolicamente parlando, la Torre di Pisa non è più dritta. È alle sue fondamenta. In altre parole: per 60 anni abbiamo avuto un approccio sbagliato, quello strutturale.
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