venerdì 13 dicembre 2024

Come l'islam sta cambiando il modo di lavorare in Francia

 

L'ultimo rapporto dell'Institut Montaigne sull'impatto delle religioni nella vita lavorativa dei francesi. In 7 casi su dieci la religione influisce sulla gestione. Quasi sempre è l'islam. La Francia sta cambiando come prevedeva lo scrittore Houellebecq.


Libertà religiosa


RAPPORTO INSTITUT MONTAIGNE


Lorenza Formicola, 13-12-2024

Come ogni anno dal 2013, l’Institut Montaigne - think tank di orientamento liberale molto vicino al presidente Macron - ha pubblicato il suo rapporto per determinare il peso della religione nel mondo del lavoro in Francia. L’indagine approfondita, firmata dal professore universitario di scienze gestionali dell’Institut d’Administration des Entreprises de Brest, Lionel Honoré, evidenzia come lo spazio, l’influenza e le circostanze segnate dalla fede in ambito lavorativo siano in netto aumento rispetto al 2022 e l’islam figura come la religione più rappresentata. Il rapporto entra nel merito e utilizza l’espressione sovrarappresentazione per l’islam.

Honoré ha concentrato il suo lavoro di ricerca dedicando l’attenzione sul funzionamento delle aziende e sui comportamenti di dirigenti e dipendenti quando c’è di mezzo la religione. Dato che s’inserisce, a sua volta, in quello di un Paese dove l’ateismo è in crescita - circa il 40% della popolazione -, a dirsi ancora cristiani è poco meno del 50% e i musulmani dichiarati sono tra l’8 e 10%.

Secondo l’Institut Montaigne, il 71% degli intervistati dichiara di esser stato testimone di un qualche tipo di episodio in cui la religione ha influito sulla gestione del lavoro, rispetto al 66,7% di due anni fa: questo significa che sette aziende su dieci identificano nel loro funzionamento quotidiano situazioni che è la religione a regolare, si tratta del dato più alto da quanto il rapporto viene pubblicato. L’islam è presente nell’81% delle situazioni, contro il 73% del 2022. In calo il cattolicesimo, che figura nel 19% dei casi e i culti evangelici nel 16% delle circostanze.

L’ampio studio, basato sulle risposte di 1.348 dirigenti e 1.401 dipendenti, vuole fornire un indicatore efficace dell’evoluzione della religione all’interno della società. Se «nella maggioranza delle aziende, la presenza della religione è regolamentata e gestita senza notevoli difficoltà», nota l'autore del rapporto, Lionel Honoré, «le tensioni e i conflitti registrati sono in notevole aumento» .

E la sovrarappresentazione della religione musulmana si riflette in particolare nell’uso di simboli religiosi in forte aumento, - al 36% nel 2024 rispetto al 19% nel 2022 -, ma anche per quel che concerne le assenze e le richieste di cambiamenti d’orario: il 52% delle richieste arriva dall’islam. È il 44% degli intervistati a denunciare, invece, che alcuni simboli religiosi sono ragione di preoccupazione e turbano la quiete sul posto di lavoro.

Anche il comportamento negativo nei confronti delle donne viene citato come conseguenza importante dei «fatti religiosi» osservati sul lavoro. Nel 2024, il 15% dei dipendenti intervistati ha assistito ad atteggiamenti sgradevoli, rispetto al 13% nel 2022. Secondo il rapporto, «fatti e comportamenti negativi nei confronti delle donne si riscontrano esclusivamente come legati all’islam». Più in generale, «ogni episodio trasgressivo sul posto di lavoro ha a che fare con l’islam»: nel 91% delle circostanze contro l’89% del 2022.

Il 6% afferma che sta cambiando il proprio comportamento con le colleghe per motivi religiosi e un altro 6% ha già chiesto di non lavorare direttamente con o sotto supervisione di una donna.

Secondo l’indagine, l’ebraismo risulta la fede più colpita da atti discriminatori. Gli atti frequenti di stigmatizzazione sono al 15% (+2 punti), mentre gli atti occasionali sono al 23%, con un aumento di ben 15 punti percentuali. Questi due dati sono in forte crescita rispetto alla rilevazione del 2022 (rispettivamente del 2% e del 13%). Nel dettaglio, lo stigma nei confronti delle persone di fede ebraica è particolarmente aumentato rispetto al 2022, passando dal 16% al 32%.

L’indicatore dell’Institut Montaigne dimostra anche che la manifestazione dei fatti religiosi in atto è soprattutto una questione di età. Pertanto, la stragrande maggioranza delle situazioni (79%) coinvolge persone di età inferiore ai 40 anni. I casi di comportamento negativo nei confronti delle donne, attribuiti dal rapporto esclusivamente ai dipendenti musulmani, sono presenti in modo significativo prima dei 35 anni e poi si fanno più rari sopra i 40 anni.

Lo studio sottolinea, così, come il crescente impatto di determinate convinzioni religiose nel mondo professionale sia capace di condizionare comportamenti, abitudini e consumi. Quello del think tank parigino non è, pertanto, un rapporto sui generis. Ma vuole essere una fotografia statistica rilevatrice di un Paese che sta andando in sofferenza nel rapporto con l’islam nello spazio pubblico. Basta tornare indietro di circa dieci anni, che poi è anche il momento in cui l’Institut Montaigne ha inaugurato le sue indagini annuali.

Pochi giorni dopo gli attentati islamici del Bataclan, e in seguito alla notizia che voleva Samy Amimour, uno dei kamikaze, come autista di autobus della Ratp, la compagnia del trasporto pubblico parigina, iniziò ad emergere la preoccupazione dell’ingerenza islamica nel mondo del lavoro. Quell’attentato aprì tutta una serie di indagini in Francia ed emerse quel che già si sapeva: a Pavillons-sous-Bois - quartier generale del reparto autobus e tram della Ratp - i dirigenti non comandavano molto. La direzione raccontò di come le istanze delle comunità islamiche di fatto regolavano, già allora, le dinamiche sul posto di lavoro: dal rifiuto dei macchinisti di stringere la mano alle donne o di guidare se dietro un’auto a sua volta guidata da una donna fino agli autobus in sosta, nel bel mezzo della corsa giornaliera, per recitare le preghiere.

Tra manifestazioni di pietà, rapporti tra uomini e donne, integrazione di nuovi dipendenti e addirittura di paura del terrorismo, la RATP dieci anni fa condensava, in una stessa azienda, tutti i temi propri dell’espressione della religione al lavoro e che oggi l’Istitut Montaigne analizza a livello nazionale raccontando di quelli che erano solo allarmi e oggi son fatti consolidati.

Era il 2005, quando veniva introdotta una clausola di neutralità nei contratti di lavoro per le prime difficoltà riscontrate. E nel 2011 venne addirittura pubblicato un primo codice etico in Francia. Ma l’iniziativa aveva un significato più simbolico che reale. Era l’epoca in cui la storica sigla sindacale francese, Force Ouvrière, venne soprannominata “Forza Orientale” perché appariva oltremodo aperta alle richieste della comunità islamica. Nel 2014, la Force Ouvrière sospese l’adesione di quasi 200 iscritti al sindacato perché non rispondevano ai valori dello Stato. Decisione che costerà un prezzo altissimo: alla fine del 2014 il sindacato ottenne solo il 9,6% dei voti e perse la sua rappresentanza alla RATP. A beneficio di un nuovo sindacato, appena nato, la SAP, ribattezzato tra gli addetti ai lavori come “l’Unione dei musulmani”.

La cronaca francese del 2024 racconta di corrieri che rifiutano di consegnare casse di vino o birre, o, addirittura, di aziende di aiuto domestico responsabili della spesa per anziani non autosufficienti con dipendenti velate che depennano carne di maiale dalle liste della spesa. E poi c’è tutto il tema legato a quando, come e se lavorare durante il Ramadan.

Nel 1987, Gilles Kepel propose di parlare di «estensione del dominio halal» per descrivere la trasformazione delle forme di religiosità che dalle periferie arrivavano in centro con una rigidità identitaria inedita al punto di spingere a governare la loro esistenza e il mondo che li circonda. Nel 1900: in Francia lo 0% dei neonati aveva un nome arabo-musulmano. Nel 2021 erano il 21,1%. Una dinamica, non marginale, che ha già trasformato profondamente il volto culturale della Francia.

Houellebecq, il celebre scrittore francese, al Corriere della Sera, l’11 dicembre, raccontava, «quando ho lasciato la Francia nel 1999 non si parlava affatto d’islam. Quando sono tornato, 12 anni più tardi, non si parlava che di questo, continuamente». Aggiungendo, a proposito di una Francia cambiata o meno, dopo gli attentati del 2015, «il peggio è che non è cambiato niente. L’islamismo ha continuato ad avanzare».

Il nucleo del romanzo fantapolitico Sottomissione che, probabilmente ha reso veramente famoso Houellebecq è la penetrazione nell’islam nella società attraverso l’università. Cosa che l’islam ha già fatto. Oggi, il rapporto dell’Institut Montaigne ci racconta che l’islam ha invaso il mondo del lavoro francese, quindi la società, modellandola.



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