di Cristina Siccardi
Gesù, Figlio di Dio e di Maria Vergine, venne adorato fin dal principio: i primi a riverirlo e contemplarlo furono Maria Santissima, san Giuseppe, gli Angeli, poi i pastori e i re Magi. Nacque in povertà, ma ricevette gli onori di un Re. Emanuele, il “Dio con noi”, venne esaltato al suo arrivo in terra, ma sarà umiliato, disprezzato e ucciso al termine della sua missione salvifica; tuttavia là, sulla croce alla quale venne appeso come un infame, stava comunque scritta la sua riconosciuta regalità: I.N.R.I., così Cristo, l’«Unto di Dio», continuò ad essere pubblicamente considerato Re. E dei sovrani, dall’Oriente, vennero ad adorarlo.
È impressionante osservare come il superbo sistema positivistico e storicistico tenti di macchiare la pagina evangelica di san Matteo (2, II, 1-14), dove si narra dell’omaggio a Cristo da parte dei Magi. Ci sono, infatti, storici e biblisti che bollano questo racconto come «leggendario», credendo più alle loro supposizioni scettiche che alle parole dell’Apostolo.
Scrive Mauro Pesce, docente di Storia del Cristianesimo all’Università di Bologna: «Tutto lascia pensare che la vicenda dei Magi sia solo un artificio letterario-propagandistico. Matteo scrisse intorno all’anno 80, quando la nuova religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo vangelo volle lanciare un messaggio ai non-Ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e soprattutto a loro: infatti per gli Ebrei i magi erano “gentili”, cioè pagani; eppure, secondo Matteo, seppero dell’arrivo del Messia prima del clero di Gerusalemme».
Queste parole hanno il sapore del sibilo inquietante del dubbio, che si fonda sulle opinioni-ipotesi (con la stessa tecnica utilizzata, per esempio, con l’evoluzionismo), quel dubbio filosofico-scientista che è penetrato ovunque, negli esegeti, nelle facoltà teologiche, nelle Università, nei testi scolastici, nei seminari, nei catechisti… Ecco che questi “artifici propagandistici” di sistema sovietico (la Lega dei senza Dio militanti, fondata nel 1925, per propagandare l’ateismo, organizzava voli in aeroplano per trasportare i contadini in cielo, “dimostrando” che Dio non esiste) corrodono la fede delle persone.
Afferma san Matteo: « Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: “Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo”. All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele”.
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: “Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo”. Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro (regalità), incenso (sacerdozio di Gesù) e mirra (usata nella preparazione dei corpi per la sepoltura, la quale indica l’espiazione dei peccati attraverso il sacrificio). Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese».
Erode vide in Gesù un pericolosissimo rivale e fece di tutto per eliminarlo. Da qualche tempo i Magi sono stati declassati da persone reali a meri simboli. Ma nella grotta di Betlemme come giunsero i pastori (da nessuno considerati come figure allegoriche) giunsero pure dei re, con autorità religiosa nelle loro terre e ricchi di scienza, ma ancora più ricchi di fede. Essi rappresentano la regalità del mondo che dà omaggio alla Regalità divina e sociale di Nostro Signore; essi danno testimonianza che la scienza, per essere davvero degna di se stessa, deve inchinarsi all’Onnisciente, Padrone della scienza stessa, come di tutto ciò che esiste.
Fonte: Corrispondenza Romana
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