sabato 26 gennaio 2013

Cattolici “Sine Timore”: quando l’essere cattolici passa dagli abiti che indossiamo




di Giulia Tanel

«L’abito non fa il monaco», cita un celeberrimo detto.
Personalmente condivido solo in parte il significato sotteso a tale frase: da un lato è infatti innegabile che per essere dei veri servi del Signore il mero gesto di indossare il saio non sia assolutamente sufficiente; dall’altra, tuttavia, è altresì innegabile che un monaco che non indossi l’abito del proprio ordine perda in credibilità.

Naturalmente, un discorso simile lo si potrebbe fare anche per i sacerdoti. Don Giuseppe Pace (1911-2000), alias Walter Martin, nel suo accattivante romanzo “Habemus Papam – Il fumo di Satana e l’uomo di Dio” (Fede&Cultura 2011, pp. 483, 24 euro), riguardo l’abito talare scrive: «Non è l’abito che fa il monaco! Dice il proverbio. Ebbene, io sono qui a dirvi che è proprio l’abito che fa il monaco. L’abito infatti per colui che lo porta, per quanti lo vedono con quell’abito, è il segno e il simbolo permanente della sua segregazione, il segno e il simbolo che il religioso non è più un uomo tra gli uomini. L’abito è per lui una forza, la forza che lo tiene sequestrato e mancipio di un padrone che in tal modo non lascia fuggire il suo schiavo. Noi vagoliamo nel mondo dei sogni, allorquando ci illudiamo di potergli strappare quella preda, fino a quando detta preda è vestita di quell’abito. Tutto cambierà non appena il religioso avrà deposto l’uniforme della milizia nella quale si è arruolato. Necessariamente ritroverà anche la libertà di appartenere solo a se stesso» (pp. 273-4).

Ma veniamo ora a parlare dei fedeli laici, i quali, seppur non siano chiamati ad indossare una particolare “divisa”, hanno anch’essi il compito di diffondere il Verbo di Dio nel mondo.
Quanti sono i cristiani che oggigiorno hanno il coraggio di manifestare al mondo la propria fede in Dio, il Salvatore? Ed è proprio facendo leva su questo richiamo all’evangelizzazione, che tre ragazzi di Verona – Giovanni, Francesco e Alberto – hanno dato vita a Sine Timore, con lo scopo di produrre e commercializzare maglie e altri indumenti di matrice cattolica.

«Indossando le nostre maglie – si legge sul sito www.sinetimore.itperseguiamo il duplice intento di mostrarci fieri della nostra fede e di generare occasioni di confronto con le persone che ci passano accanto ogni giorno nei luoghi della nostra vita, certi che testimoniare e trasmettere la Fede in Gesù Cristo sia il più grande tesoro che si possa offrire. Sine Timore vuol quindi essere un semplice strumento per poter trasmettere la ‘gioiosa fierezza’ di essere cattolici. Una piccola cellula viva e vitale della nuova evangelizzazione, uno stimolo per poter approfondire le ragioni di chi crede, difendersi da chi contesta e deride la morale e la storia della Chiesa, che in realtà ha bisogno solamente di essere conosciuta e presentata al mondo. Con questa attività ci proponiamo quindi di rendere testimonianza a Cristo e alla Chiesa, proprio come ci suggerisce il Cantico di Zaccaria: “ut SINE TIMORE, de manu inimicorum liberati, serviamus illi in sanctitate et iustitia coram ipso omnibus diebus nostris” – “liberati dalle mani dei nemici, di servirlo SENZA TIMORE in santità e giustizia al suo cospetto per tutti i nostri giorni”».
In questo tempo di crisi, cominciare un’attività di questo tipo è assai rischioso, tuttavia ai tre giovani veronesi di Sine Timore il coraggio pare non mancare, a giudicare dai primi tre soggetti che hanno stampato sulle loro magliette.


Nella prima, esplicitamente ancorata alla Tradizione della Chiesa, campeggia la scritta “Sancte Michael Arcangele, defende nos in proelio”, cui fa da cornice un’immagine di questo importantissimo santo.
La seconda maglietta, invece, è un omaggio a Jacques Cathelinau, famoso generale francese dell’armata vandeana, che fu soprannominato “il santo di Anjou”. Essa riporta una lettera scritta dallo stesso alla moglie, nel marzo del 1793: «Mia cara Louise, alleva i figli nel timor di Dio. Ripeti loro spesso che il loro padre, prendendo le armi, cercava solamente di salvare la religione cattolica nella quale sono stati battezzati. Offro la mia vita perché possano essere dei buoni cristiani nella pace religiosa».
La terza, e per ora ultima, produzione di Sine Timore è una maglia dedicata alla Marcia per la Vita italiana, la cui prossima edizione avrà luogo a Roma il 13 maggio.

Tutte e tre le versioni sono disponibili in diversi colori e taglie, sia nella versione maschile, sia in quella femminile, sia in quella per i bambini e il prezzo di ogni singola maglietta è di tredici euro.
Per ulteriori informazioni e per vedere le magliette, consigliamo di visitare il sito www.sinetimore.it.
«L’abito non fa il monaco», si diceva in apertura. I ragazzi di Sine Timore hanno però modificato questa frase in: «L’abito non fa il monaco… e un monaco senza abito non si riconosce».


Fonte: www.campariedemaistre.com

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