Un pensiero meditativo di san Bernardo abate
sulle proprietà del Nome santissimo di Gesù. Dal sermone che vi posto qui,
attinge a piene mani anche sant'Antonio di Padova per il suo Sermone festivo
in occasione della Circoncisione del Signore (§6) e lo hanno
ben presente pure tanti altri predicatori francescani che diffonderanno la
devozione al Santo Nome di Gesù:
BERNARDO DI CLAIRVAUX (CHIARAVALLE), Sermoni sul Cantico dei cantici,15, in "Opere di San Bernardo", vol. V/I, prima parte I-XXXV, ed. F. Gastaldelli et alii, Milano 2006, 202-204:
«NEL NOME DI GESÙ CRISTO NAZARENO, ALZATI E CAMMINA» (At 3,6) II nome di Gesù non è soltanto luce, ma è anche cibo. Non ti senti forse rinforzato ogni volta che lo ricordi? Cosa nutre di più la mente di chi lo pensa? Cosa ristora, in uguale misura, i sensi affaticati, rafforza le virtù, fa crescere i comportamenti buoni ed onesti, alimenta gli affetti casti? Ogni cibo dell'anima è arido, se non è intriso di quest'olio; è insipido, se non è reso gustoso con questo sale. Se scrivi, per me non ha sapore, se non vi leggerò Gesù. Se discuti o discorri, per me non ha sapore, se non vi risuonerà Gesù. Gesù, miele nella bocca, melodia nell'orecchio, giubilo nel cuore.
Ma è anche medicina. Qualcuno di noi è
triste? Gesù venga nel cuore, e di là salga nella bocca: ed ecco, al sorgere
della luce del nome, ogni nube si dissipa, torna il sereno. Qualcuno cade in una
colpa? Peggio, corre, senza più speranza, al laccio di morte? Non è forse vero
che, se invocherà il nome della vita, immediatamente riprenderà fiato per la
vita? Com'è possibile che, alla presenza del nome della salvezza, duri a lungo —
come talvolta accade — la durezza del cuore, il torpore dell'ignavia, il rancore
dell'animo, il languore dell'accidia? A chi la fonte delle lacrime, disseccata
per caso, non sgorgò subito più abbondante, non fluì più soave, dopo aver
invocato Gesù? A chi, sbigottito e trepidante fra i pericoli, l'invocazione del
nome della potenza non donò all'istante fiducia, non allontanò il timore? A chi,
domando, - mentre era agitato e inquieto fra i dubbi - all'invocazione del nome
luminoso, non brillò all'improvviso la certezza? A chi mancò la fortezza se,
mentre ormai aveva perso la fiducia e stava per venir meno, risuonò il nome di
colui che viene in soccorso? Senza dubbio queste sono malattie e debolezze
dell'anima, quel nome è la medicina. E si può anche provare: «Invocami —
dice — nel giorno della sventura: ti salverò e tu mi darai gloria»
(Sal 49(50),15). Niente trattiene altrettanto efficacemente l'impeto dell'ira,
placa il gonfiore della superbia, guarisce la ferita del livore, limita il moto
impetuoso della lussuria, spegne la fiamma della libidine, tempera la sete
dell'avarizia e allontana la voglia di tutto ciò che è disonorevole. In verità,
quando nomino Gesù, mi pongo davanti un uomo mite e umile di cuore, generoso,
sobrio, casto, misericordioso, insomma, straordinario in ogni cosa onesta e
santa e, contemporaneamente, il medesimo Dio onnipotente che mi guarisce con il
suo esempio e rafforza con il suo aiuto. Tutte queste cose risuonano per me,
quando percepisco l'eco interiore potente: di Gesù. Così prendo, per me, esempi
da lui, come uomo, e aiuto da lui perché potente: quelli come essenze
aromatiche, questo per renderle più efficaci; e confeziono un preparato che
nessun medico è in grado di preparare.
Anima mia, hai questo farmaco, nascosto nel
piccolo vaso di questo nome, che è Gesù, sicuramente portatore di salvezza, e
che non si dimostrerà mai inefficace nei confronti di nessuna tua malattia. Sia
sempre nel tuo petto, sempre nella tua mano, affinché tutti i tuoi sensi e le
tue azioni siano orientati a Gesù. Infine, sei anche inviata. Dice la Scrittura:
«Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio» (Ct
8,6). Ma di questo parleremo un’altra volta. Ora hai ciò con cui guarire sia il
braccio sia il cuore. Tu hai – ripeto -, nel nome di Gesù, ciò con cui puoi, o
correggere le tue azioni malvagie, o perfezionare quelle meno perfette; allo
stesso modo hai ciò con cui custodire i tuoi sensi affinché non si corrompano o,
con cui guarirli, se si corrompessero.
http://www.cantualeantonianum.com
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