martedì 15 gennaio 2013

Liturgia: verso il precipizio?




France Catholique propone un bell'articolo apparso su The Liturgical Cliff, che riprendo perché ben riassume tutti gli attuali problemi liturgici ed è utile per conoscere le categorie mentali e spirituali dei nuovi cattolici post-conciliari... E in certo modo risponde agli interrogativi che ci poneva il ri-orientamento di Madison e le lacune che vi vedevamo. In fondo esso parla della cosiddetta "riforma della riforma", che qualcosa risolve, ma che non centra il vulnus principale dell'abbandono - e soprattutto dello scempio - operato sulla Liturgia antica. 
Vengono espresse sentite esigenze di centrare nuovamente la spiritualità su un culto solenne; ma senz'alcun cenno al fatto che sarebbe molto semplice riscoprire il rito di sempre in tutte le sue ricchezze mistiche e dottrinali... Sembra un'analisi ed una prognosi piuttosto chiara su certi aspetti ma carente su altri. Di conseguenza anche la cura non risulta risolutiva. Ma è interessante verificare i dati di fatto di cui chi ha occhi per vedere non può non essere consapevole. E tuttavia non è solo questione di recuperare il senso della Presenza Reale del Signore; ma soprattutto il senso autentico del Suo Santo Sacrificio, di cui in questo articolo non si fa alcun cenno...



I sostenitori di una forma di celebrazione della Messa più degna e decorosa — l’autore si situa tra essi — non cessano di sognare la tale o la tal'altra riforma che riorienti la liturgia, per riprendere le parole del Padre Richard John Neuhaus, verso la Presenza Reale di Dio allontanando il popolo dal timor di Dio. Per utili che siano le riforme puntuali o globali, esse non avranno alcuna efficacia fintantoché lo stesso spirito della Messa non si sarà evoluto come indica crudamente Padre Neuhaus. Ma l'idea di ricentrare l'atteggiamento spirituale attuale su un culto solenne induce il timore d'un "precipizio liturgico" nel quale ben pochi pastori hanno voglia di spingerci.
Dopo oltre quarant'anni le parrocchie Cattoliche per la maggior parte hanno distorto la celebrazione della Messa credendo di stimolare il fervore del Popolo-che-ha-timor di Dio. Si voleva la Chiesa, secondo una tendenza culturale, come luogo più accogliente e amichevole. Si sono allora posti comitati di accoglienza all'entrata e, nel caso in cui non si sentisse ben accolti, il lettore-animatore ci invitava a salutare i nostri vicini prima dell'inizio della Messa. La musica — e la scelta degli strumenti — sono destinati a noi, a noi, non a Dio, in modo che la celebrazione ci appaia carica di significati, per noi, i fedeli. Che Dio, oggetto della nostra venerazione, apprezzi queste scelte, la minore delle nostre preoccupazioni.

Ma in ingrediente ben più serio — e più dannoso — di questo approccio centrato sul popolo si trova nel rapporto che si è sviluppato nel corso della Messa tra celebrante e fedeli. I Cattolici si aspettano che il celebrante li trascini sia per il suo modo di celebrare che per la sua omelia. E' su questi due punti che, a torto o a ragione, si giudicano i preti, Per definizione, il prete è il mediatore incaricato di condurre il popolo verso Dio. Ed ora, egli è ridotto al ruolo di animatore o di "agevolatore" per la scienza religiosa riservata al popolo, ciò che Benedetto XVI definisce come "un cerchio auto-centrato". I preti, consapevoli di questa dinamica precaria, hanno l'impressione di non aver altra scelta che dare ai fedeli ciò che essi sono venuti a cercare — una Messa adattata alle loro attese, o per lo meno ai loro bisogni così come li hanno definiti i liturgisti di quarant'anni fa. Ogni cambiamento porta con sé dei rischi, e innanzitutto il rischio di avere i banchi deserti. E anche se un prete volesse assumersi dei rischi, altri fattori — la corale, gli altri vicari, la venuta di celebranti stranieri, le fanciulle-coriste — gli complicherebbero maggiormente il compito.

In queste condizioni, voler riorientare la Messa verso Dio forma un precipizio liturgico — un ritorno di fiamma da parte di fedeli che non si sentono coinvolti che da una liturgia interamente centrata su loro stessi. E il precipizio è ancor più ripido e più oscuro perché questi Cattolici non tollerano che si critichi la loro preferenza per una messa centrata su di loro. Essi sono stati spinti in questo modo di celebrare da alcuni auto-proclamatisi guide che mantengono fermamente le redini e non demordono — né si cerca di uscirne.

Ci sono due metodi infallibili per far inalberare un Cattolico praticante medio : la Messa in latino e la celebrazione rivolti a Dio piuttosto che ai fedeli. Ironia della sorte — e affliggente effetto della liturgia centrata sui fedeli — il Vaticano II chiama i fedeli a conoscere e cantare l'ordinario della Messa in latino. Non è affatto in questione l'orientamento dell'altare di fronte ai fedeli. Infatti, il Vaticano II dà per scontato che celebrante e fedeli siano rivolti nello stesso senso, come hanno fatto per circa duemila anni. Come ritrovare la Messa convenientemente centrata su Dio senza spingere i fedeli nel precipizio ? Per niente facile. Benedetto XVI ha riconosciuto i danni occorsi nel praticare una tale transizione. "Niente sarebbe più nocivo alla liturgia che un'attivismo incessante, anche in nome di un autentico rinnovamento."

Il Movimento Liturgico fine XIX - inizio XX secolo aveva l'ambizione di risvegliare i fedeli al sublime splendore della Messa e si supponeva che il Vaticano II ne fosse il culmine. Ma con il "Novus Ordo Missae" scaturito dal Concilio il Movimento Liturgico si è sfasciato senza aver mai raggiunto il suo scopo. Se prima del Concilio lo spirito della Messa era nascosto ai fedeli dal sovraccarico di regole e di devozioni ostentatorie, come rilevava Benedetto XVI, ormai questo stesso spirito spariva sotto un culto centrato sul credente. Il Santo Padre intende promuovere un nuovo movimento liturgico, necessario per ristabilire il carattere Sacro della Messa. La nuove versione in Inglese [pubblicata verso la fine del 2012] assegna un colpo magistrale, in questo senso. Essa ristabilisce il linguaggio sacro senza turbare la tendenza spirituale centrata sul popolo alla quale siamo stati abituati — il precipizio è aggirato.

La tappa successiva consisterà nel riorientare l'attuale spiritualità dei fedeli verso Dio. Saranno necessarie una serie di omelie e di insegnamenti secondo un semplice tema : la Messa non appartiene a noi, appartiene a Dio. È solo inserendo questo tema elementare che si sfuggirà alle difficoltà e alle noie che ci gettano sul precipizio liturgico. Allora, solamente allora potranno essere portate a buon fine riforme sensate. E allora, soltanto allora, il popolo dal timor di Dio prenderà piena coscienza della Presenza Reale di Dio.


Chiesa e postconcilio  15 gennaio 2013


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