France Catholique propone un bell'articolo apparso su The Liturgical Cliff, che riprendo perché ben riassume tutti
gli attuali problemi liturgici ed è utile per conoscere le categorie mentali e
spirituali dei nuovi cattolici post-conciliari... E in certo modo risponde agli
interrogativi che ci poneva il ri-orientamento di Madison e le lacune che vi vedevamo. In
fondo esso parla della cosiddetta "riforma della riforma", che qualcosa risolve,
ma che non centra il vulnus principale dell'abbandono - e soprattutto
dello scempio - operato sulla Liturgia antica.
Vengono espresse sentite esigenze
di centrare nuovamente la spiritualità su un culto solenne; ma senz'alcun cenno
al fatto che sarebbe molto semplice riscoprire il rito di sempre in tutte le sue
ricchezze mistiche e dottrinali... Sembra un'analisi ed una prognosi piuttosto
chiara su certi aspetti ma carente su altri. Di conseguenza anche la cura non
risulta risolutiva. Ma è interessante verificare i dati di fatto di cui chi ha
occhi per vedere non può non essere consapevole. E tuttavia non è solo questione
di recuperare il senso della Presenza Reale del Signore; ma soprattutto il senso
autentico del Suo Santo Sacrificio, di cui in questo articolo non si fa alcun
cenno...
I sostenitori di una forma di celebrazione
della Messa più degna e decorosa — l’autore si situa tra essi — non cessano di
sognare la tale o la tal'altra riforma che riorienti la liturgia, per riprendere
le parole del Padre Richard John Neuhaus, verso la Presenza Reale di Dio
allontanando il popolo dal timor di Dio. Per utili che siano le riforme puntuali
o globali, esse non avranno alcuna efficacia fintantoché lo stesso spirito della
Messa non si sarà evoluto come indica crudamente Padre Neuhaus. Ma l'idea di
ricentrare l'atteggiamento spirituale attuale su un culto solenne induce il
timore d'un "precipizio liturgico" nel quale ben pochi pastori hanno voglia di
spingerci.
Dopo oltre quarant'anni le parrocchie
Cattoliche per la maggior parte hanno distorto la celebrazione della Messa
credendo di stimolare il fervore del Popolo-che-ha-timor di Dio. Si voleva la
Chiesa, secondo una tendenza culturale, come luogo più accogliente e amichevole.
Si sono allora posti comitati di accoglienza all'entrata e, nel caso in cui non
si sentisse ben accolti, il lettore-animatore ci invitava a salutare i nostri
vicini prima dell'inizio della Messa. La musica — e la scelta degli strumenti —
sono destinati a noi, a noi, non a Dio, in modo che la celebrazione ci appaia
carica di significati, per noi, i fedeli. Che Dio, oggetto della nostra
venerazione, apprezzi queste scelte, la minore delle nostre
preoccupazioni.
Ma in ingrediente ben più serio — e più dannoso
— di questo approccio centrato sul popolo si trova nel rapporto che si è
sviluppato nel corso della Messa tra celebrante e fedeli. I Cattolici si
aspettano che il celebrante li trascini sia per il suo modo di celebrare che per
la sua omelia. E' su questi due punti che, a torto o a ragione, si giudicano i
preti, Per definizione, il prete è il mediatore incaricato di condurre il popolo
verso Dio. Ed ora, egli è ridotto al ruolo di animatore o di "agevolatore" per
la scienza religiosa riservata al popolo, ciò che Benedetto XVI definisce come
"un cerchio auto-centrato". I
preti, consapevoli di questa dinamica precaria, hanno l'impressione di non aver
altra scelta che dare ai fedeli ciò che essi sono venuti a cercare — una Messa
adattata alle loro attese, o per lo meno ai loro bisogni così come li hanno
definiti i liturgisti di quarant'anni fa. Ogni cambiamento porta con sé dei
rischi, e innanzitutto il rischio di avere i banchi deserti. E anche se un prete
volesse assumersi dei rischi, altri fattori — la corale, gli altri vicari, la
venuta di celebranti stranieri, le fanciulle-coriste — gli complicherebbero
maggiormente il compito.
In queste condizioni, voler riorientare la
Messa verso Dio forma un precipizio liturgico — un ritorno di fiamma da parte
di fedeli che non si sentono coinvolti che da una liturgia interamente centrata
su loro stessi. E il precipizio è ancor più ripido e più oscuro perché questi
Cattolici non tollerano che si critichi la loro preferenza per una messa
centrata su di loro. Essi sono stati spinti in questo modo di celebrare da
alcuni auto-proclamatisi guide che mantengono fermamente le redini e non
demordono — né si cerca di uscirne.
Ci sono due metodi infallibili per far
inalberare un Cattolico praticante medio : la Messa in latino e la celebrazione
rivolti a Dio piuttosto che ai fedeli. Ironia della sorte — e affliggente
effetto della liturgia centrata sui fedeli — il Vaticano II chiama i fedeli a
conoscere e cantare l'ordinario della Messa in latino. Non è affatto in
questione l'orientamento dell'altare di fronte ai fedeli. Infatti, il Vaticano
II dà per scontato che celebrante e fedeli siano rivolti nello stesso senso,
come hanno fatto per circa duemila anni. Come ritrovare la Messa
convenientemente centrata su Dio senza spingere i fedeli nel precipizio ? Per
niente facile. Benedetto XVI ha riconosciuto i danni occorsi nel praticare una
tale transizione. "Niente sarebbe più nocivo alla liturgia che un'attivismo
incessante, anche in nome di un autentico rinnovamento."
Il Movimento Liturgico fine XIX - inizio XX
secolo aveva l'ambizione di risvegliare i fedeli al sublime splendore della
Messa e si supponeva che il Vaticano II ne fosse il culmine. Ma con il "Novus
Ordo Missae" scaturito dal Concilio il Movimento Liturgico si è sfasciato
senza aver mai raggiunto il suo scopo. Se prima del Concilio lo spirito della
Messa era nascosto ai fedeli dal sovraccarico di regole e di devozioni
ostentatorie, come rilevava Benedetto XVI, ormai questo stesso spirito spariva
sotto un culto centrato sul credente. Il Santo Padre intende promuovere un nuovo
movimento liturgico, necessario per ristabilire il carattere Sacro della Messa.
La nuove versione in Inglese [pubblicata verso la fine del 2012] assegna un
colpo magistrale, in questo senso. Essa ristabilisce il linguaggio sacro senza
turbare la tendenza spirituale centrata sul popolo alla quale siamo stati
abituati — il precipizio è aggirato.
La tappa successiva consisterà nel riorientare
l'attuale spiritualità dei fedeli verso Dio. Saranno necessarie una serie di
omelie e di insegnamenti secondo un semplice tema : la Messa non appartiene a
noi, appartiene a Dio. È solo inserendo questo tema elementare che si sfuggirà
alle difficoltà e alle noie che ci gettano sul precipizio liturgico. Allora,
solamente allora potranno essere portate a buon fine riforme sensate. E allora,
soltanto allora, il popolo dal timor di Dio prenderà piena coscienza della
Presenza Reale di Dio.
Chiesa e postconcilio 15 gennaio 2013
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