giovedì 31 gennaio 2013

Il valore perenne del confessionale tradizionale






"Il sacramento della Penitenza si celebra in un luogo sacro e privilegiato, e quella sede è fonte della guarigione divina che avviene con la ricezione del perdono di Dio"



di John J. Coughlin, OFM

Almeno dal tempo del Concilio di Trento, il luogo ordinario per la celebrazione del Sacramento della Penitenza è il confessionale situato in una chiesa od oratorio. Nel confessionale tradizionale, il sacerdote e il penitente stanno in compartimenti separati e si parlano attraverso una grata, schermo o reticolo, sovente coperto da un velo. In molti confessionali, il confessore siede fra due compartimenti, ognuno dei quali ha l'inginocchiatoio per il penitente. Il sacerdote chiude lo schermo scorrevole di un compartimento in modo da confessare un penitente alla volta. Il confessionale ha varietà di stili, dal semplice e austero al magnificamente intagliato nel legno. Può essere con o senza le porte, con o senza le cortine. In tutte le sue varie forme, il confessionale ha essenzialmente lo scopo di permettere al penitente l'anonimato. Serve anche per proteggere sia il penitente che il sacerdote da toccamenti impudichi e da false accuse. Inoltre il confessionale tradizionale permette una sorta di sacra intimità, nella quale il penitente confessa a Dio i suoi peccati con la mediazione del sacerdote che agisce "in persona Christi". Il luogo appropriato per ascoltare le confessioni è la chiesa o l'oratorio, ma il diritto canonico prevede che, per una giusta causa, possano essere ascoltate in una grande varietà di luoghi diversi. Per esempio, le confessioni si ascoltano abitualmente negli ospedali, nelle canoniche e, in situazioni militari, perfino sul campo di battaglia. Le diverse opportunità di confessione sacramentale permesse dal diritto canonico, si fondano sul principio della salvezza delle anime, che è la legge suprema della Chiesa (salus animarum est suprema lex).

La forma essenziale del confessionale tradizionale riflette l'antica sollecitudine della Chiesa per la dignità individuale e il bene della comunità. La Chiesa, nella sua saggezza sviluppata lungo i secoli, distingue tra "foro interno" e "foro esterno". Il foro interno attiene a materie di coscienza, e presuppone confidenzialità nelle comunicazioni sacramentali e non sacramentali. Il foro esterno invece attiene a tutte le altre materie pubbliche e verificabili, quale può essere un atto di governo. La confessione del peccato appartiene al foro interno, mentre la questione di colpa per un crimine ecclesiastico concerne generalmente il foro esterno di un processo canonico. La tradizionale distinzione tra foro interno ed esterno riflette l'equilibrio tra il bene comune e il diritto di una persona alla riservatezza e alla buona reputazione. Anche ai primi tempi dello sviluppo storico del Sacramento della Penitenza, che era caratterizzata da atti pubblici e comunitari di penitenza, vi è ragione di credere che i peccati specifici confessati al sacerdote rientrassero nel segreto del foro interno. Oltre a proteggere i diritti della persona alla riservatezza e alla buona reputazione, il sacramento della Penitenza si è sviluppato nella Chiesa con la consapevolezza, acquisita dalla lunga esperienza, che la confessione auricolare segreta aiuti ad evitare scandali inutili e dannosi all'interno della comunità. E proprio il confessionale tradizionale ha da sempre contribuito a rafforzare tali finalità.

Il Codice di Diritto Canonico del 1917 al can. 909, disponeva che il confessionale avesse uno schermo sottile, fisso e perforato tra il penitente e il confessore. Il Concilio Vaticano II ha ordinato la revisione dei riti per la celebrazione del sacramento della Penitenza in accordo con le dimensioni sociali, comunitarie ed ecclesiali dello sviluppo storico attuale del sacramento. La revisione durante gli anni post-conciliari, ha spesso valorizzato la confessione faccia a faccia. Risponde a verità che molti penitenti preferiscono questo metodo per la confessione dei peccati. L'approccio 'de visu' è stato descritto come più personale, meno formale e incute meno soggezione a chi desidera una conversazione col sacerdote. Il Codice di Diritto Canonico del 1983, can. 964, §2, lascia che siano le Conferenze Episcopali nazionali a stabilire le norme per il confessionale, ma esige che "si trovino sempre in luogo aperto i confessionali, provvisti di una grata fissa tra il penitente e il confessore, cosicché i fedeli che lo desiderano possano liberamente servirsene". La Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti ha disposto che siano adibite "piccole cappelle o stanze della riconciliazione" che permettano ai penitenti di scegliere tra l'anonimato tradizionale dato da uno schermo e la possibilità di un "incontro de visu" con il confessore.

Tuttavia l'esperienza della Chiesa, nei suoi recenti sviluppi, suggerisce che sia ben giustificato un ritorno degli importanti valori assicurati dal confessionale tradizionale. E' ora di ripensare se la stanza della riconciliazione non presenti più problemi che vantaggi. La crisi degli abusi sessuali ha ricordato dolorosamente a tutti noi la realtà che i preti sono esseri umani come gli altri i quali, a causa del peccato originale e dei propri limiti, possono talvolta cadere nella trasgressione del sesto e del nono comandamento del Decalogo. La separazione nel confessionale tradizionale tra penitente e confessore tende a creare uno spazio sacro che scoraggia dal commettere il peccato. La prima ragione è che le parti non si possono vedere né toccare. La castità della vista e del tatto sono, ovviamente, essenziali per una purezza più profonda che deve caratterizzare l'imitazione di Cristo sia da parte del sacerdote che del penitente. La seconda ragione è che il confessionale tradizionale facilita un'intimità che è tutta orientata alla materia del sacramento della Penitenza. La moderna stanza della riconciliazione incoraggia spesso una conversazione ad ampio raggio che assomiglia più al colloquio pastorale o alla direzione spirituale. Al contrario, il confessionale tradizionale suggerisce alle parti che lo scopo di quello spazio sacro è specifico per confessare i peccati, esprimere contrizione, proporsi di non peccare più, assegnare la penitenza e amministrare l'assoluzione.

I recenti sviluppi indicano inoltre che il confessionale tradizionale può svolgere importanti funzioni legali e sociali. Esso infatti contribuisce a proteggere il sacerdote dalle false accuse. Nelle chiese e negli oratori aperti al pubblico, chiunque può entrare nella stanza della riconciliazione e successivamente lanciare un'accusa contro il confessore. La crisi degli abusi sessuali ha prodotto un clima psicologico tale per cui la presunzione d'innocenza per un atto criminale è spesso abrogata. Un prete, appena viene accusato di abuso sessuale, è visto come colpevole. Quando un sacerdote è solo con un'altra persona, soprattutto se quella persona è un minore, è vulnerabile. La separazione fisica garantita dal confessionale tradizionale rende le accuse di sguardi o toccamenti inappropriati fortemente dubbi. I sacerdoti non devono avere paura nell'offrire il loro umile servizio ai fedeli, ma devono anche essere prudenti per evitare qualsiasi situazione che potrebbe causare scandalo.

Oltre a tutto questo, la crisi degli abusi ha sollevato questioni circa il valore del segreto confessionale. In genere, la legge protegge i confessori e gli altri ministri religiosi dall'obbligo di divulgare informazioni ricevute da un penitente. Nella società laica non sono pochi coloro che sono propensi a discutere l'esenzione di cui gode il confessore in virtù della legge, chiedendosi perché egli dovrebbe essere esente dal dovere di riferire allo Stato su dei fatti criminali appresi nel sacramento della Penitenza. L'anonimato assicurato dal confessionale tradizionale significa che il sacerdote spesso non conosce la persona che sta confessando. Per quanto a volte sia possibile riconoscere una persona dalla voce, in realtà il confessore, seduto in un compartimento separato e dietro al velo del confessionale tradizionale, il più delle volte non ha la minima idea dell'identità del penitente. Se il sacerdote non conosce l'identità del penitente o se non ha certezza della sua identità, non può giustamente essere ritenuto idoneo a riferire fatti di abuso o altro tipo di crimine.

Il confessionale tradizionale serve pertanto a salvaguardare l'inviolabilità del sigillo del sacramento della Penitenza. Il sigillo del sacramento è tale perché i fedeli possano confessare liberamente i propri peccati e ricevere il perdono di Dio, senza il pericolo di rivelazione pubblica da parte del confessore. Infine, il confessionale tradizionale trasmette un messaggio importante alla Chiesa e alla società in genere, cioè che il sacramento della Penitenza si celebra in un luogo sacro e privilegiato, e che in quella sede non è possibile commettere peccati, ma che esso è fonte della guarigione divina che avviene con la ricezione del perdono di Dio. Mi auguro che gli architetti ecclesiastici, nel progettare nuove chiese od oratori e nel restauro di strutture già esistenti, facciano buon uso della loro competenza per affermare i valori perenni protetti dal confessionale tradizionale.



The Institute for Sacred Architecture, vol. 20 - Autunno 2011

http://www.sacredarchitecture.org/articles/the_perennial_value_of_the_traditional_confessional/


Trad. it. a cura di d. G. Rizzieri


http://www.diocesiportosantarufina.it

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