Brano tratto da un editoriale del Cardinale Giuseppe Siri, pubblicato su “Renovatio”, IX - 1974
Il problema dell’intercomunione è un problema di estrema gravità e può
costituire una deviazione dal retto metodo ecumenico, presentarsi come un vero
trabocchetto per molti cattolici in buona fede ed offrire una nuova
testimonianza dello sviamento di teologi dalla teologia. [...]
L'unità non si
farà mai sulle mezze parole, sui concetti detti a metà, sulle aperture ed
interpretazioni volontarie. Se questa qualcuno la chiamasse unità, o non
saprebbe quello che dice, o mentirebbe sapendo di mentire. [...]
Un falso
approccio ecumenico è inficiato di relativismo sul piano dogmatico; è il tema
che oggi è trattato eufemisticamente con il termine di pluralismo. Nella
sostanza della dottrina accettata come rivelata o certa dalla Chiesa Cattolica
non può esistere pluralismo. Questo suppone il relativismo, il quale porta
logicamente al disfacimento di tutto; non dunque unità, ma distruzione. E' forse
l'unità un'opera di distruzione?
Il pluralismo sta nei gusti, negli aspetti,
nelle simpatie, negli onesti adattamenti al linguaggio delle culture - salva
veritate -, mai nella sostanza della verità e degli stessi fatti. Sta nelle cose
umane, che «Dio ha lasciato alle dispute degli uomini», ma non certo nelle cose,
che stabilmente ha definito Lui per il tempo e per l'eternità.
Cordialiter 11 gennaio 2013
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