di Rosanna Brichetti Messori
Sappiamo bene come, a partire dall’illuminismo, la Sacra Scrittura sia stata sempre più sottoposta al vaglio di una critica che, in coerenza con l’ideologia razionalista che lo alimentava, intendeva dimostrare come il cristianesimo fosse, in realtà, una costruzione abusiva che si reggeva su fondamenta assai fragili e dunque ben facilmente demolibili. E se l’obiettivo principale da colpire era Gesù, non veniva certo risparmiata Maria.
Eppure, se oggi guardiamo a questo lungo cammino, che ha attraversato anche momenti difficili, credo che si possa dire che tutto questo travaglio si è rivelato, alla fine, assai utile per il cristianesimo perché lo ha obbligato ad andare a fondo, scavando con coraggio e verità nelle proprie origini. Cosicché oggi è possibile affermare che alla base della nostra fede non ci sono racconti favolosi, miti che si sono incarnati, false costruzioni da parte di discepoli in buona o in cattiva fede. E che, dunque, anche un uomo moderno, dotato di mentalità scientifica, attento alla verità storica, può benissimo prestare fede a ciò che nella Scrittura è raccontato e che la Tradizione della Chiesa ha accolto, senza sentirsi un povero credulone.
Questo, naturalmente, vale anche per quanto attiene Maria. Così, è possibile per noi oggi affermare senza tema di smentite, se non da parte di chi sia aggrappato ai propri pregiudizi anticristiani, che la devozione mariana, ma anche i contenuti dogmatici che la riguardano, e che hanno attraversato i secoli giungendo fino a noi, hanno un sicuro fondamento storico e non dipendono da miti pagani. E inoltre che entrambi appaiono delineati nei loro elementi fondamentali già nella prima metà del I secolo.
Capiamo come tutto ciò sia assai importante perché qualora Maria non possedesse una vera “densità storica” evaporerebbe nella mitologia e quindi scomparirebbe anche la sua funzione di essere garante della realtà salvifica della incarnazione.
Per questo, per discernere i dati storici relativi a Maria, i vari specialisti che se ne sono occupati, sono ricorsi agli stessi criteri che sono stati utilizzati per il riconoscimento critico del Gesù storico. Hanno vagliato così sia le fonti bibliche che quelle extrabibliche contemporanee; poi quelle successive, così come i testi apocrifi e quelli liturgici. Appurando, per esempio, in modo chiarissimo, che già nel II secolo il richiamo preciso a Maria fa parte dei simboli di fede. Questo contro i docetisti che cercavano di sminuire la vera umanità di Gesù e contro gli ebioniti che invece attaccavano la sua divinità. Così nel simbolo di Melitone di Sardi si professa di Gesù che: «Questi è colui che si incarnò nella Vergine, fu appeso al legno, fu sepolto in terra, risorse dai morti e fu assunto nelle altezze del Cielo».
Che tale fosse la fede cristiana e che in essa fosse già posto con chiarezza il ruolo di Maria, ce lo conferma anche un testo importantissimo, costituito dalla più antica preghiera mariana di cui siamo a conoscenza. Una preghiera che per molto tempo si credeva assai più tardiva, perché la testimonianza che se ne aveva risaliva al nono secolo. E che invece fu provvidenzialmente trovata in un lotto di papiri acquistato nel 1917 in Egitto, dalla Ryland Library di Manchester, e pubblicata nel 1938 da C.H. Robert, uno dei più noti esperti nel settore. Il testo è noto, ma vale la pena di rileggerlo: «Sotto la tua misericordia ci rifugiamo o Madre di Dio: le nostre preghiere non disprezzare nelle disgrazie ma dal pericolo libera noi: tu solo la pura e la (sola) benedetta». Come vediamo in esso, datato al massimo al 250 d.C., c’è già tutto l’essenziale. Ci sono, infatti, i due dogmi: Maria Madre di Dio e sempre Vergine. Così come c’è già il riconoscimento da parte dei fedeli della sua potente e materna intercessione, per liberarli da ogni pericolo e male.
Ma c’è anche un altro settore di ricerca che porta risultati davvero importantissimi per dare i giusti contorni alla verità storica su Maria ed è quello degli scavi archeologici. Sia quelli effettuati a Nazareth sotto la basilica della Annunciazione dove, nel muro che apparteneva alla primitiva sinagoga giudeo-cristiana, sono stati trovati importantissimi graffiti che testimoniano di un culto in quel luogo alla Madre di Dio. Due in particolare in primo è una scritta che riproduce il saluto stesso di Gabriele: Kaire Maria. Il secondo è quello di una pellegrina che afferma di aver scritto il suo nome sotto “il luogo sacro di M.” e di averne venerata l’immagine. E assai proficui sono stati anche gli scavi compiuti nei luoghi dove la tradizione vuole che abitasse Elisabetta e sia nato il Battista, ad ‘Ain Karem. Sia, infine, quelli compiuti a Efeso dove, scavando nel luogo indicato dalla mistica Caterina Emmerick, si è trovata quella che potrebbe davvero essere, per le caratteristiche che presenta, la “casa di Maria”.
La nuova Bussola Quotidiana 16-02-2013
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