di P. Giovanni Cavalcoli, OP
Mi rendo conto dell’enormità della questione. Come cattolico, ho piena fiducia nella saggezza del collegio cardinalizio che tra poco, assistito dallo Spirito Santo, sceglierà il nuovo Papa. Sento che il mio primo dovere riguardo a questa grandissima questione, al di là delle idee, dei propositi e dei desideri umani, è quello di pregare e di attendere con fiducia, perché comunque sarà scelto un Pontefice che continuerà a guidare la Chiesa verso il Regno di Dio.
Tuttavia questi fatti e queste convinzioni fondamentali non mi proibiscono, come figlio della Chiesa, ormai carico di un’esperienza di fede di tutta una vita, di manifestare liberamente e serenamente alcune opinioni, che penso possano essere utili in questo grave e complesso frangente e rappresentare il sentire e gli auspici di un certo ambiente cattolico che vuol vivere integralmente la propria fede in piena comunione con la Chiesa e col Vicario di Cristo, nella Chiesa di oggi che deve vivere sul solco tracciato dal Concilio Vaticano II.
Le dimissioni di Benedetto XVI, inaspettate ma a ben vedere comprensibili, sono state un gesto impressionante ed inaudito davanti ad una situazione ecclesiale essa stessa inaudita, come ormai da tempo gli osservatori e gli storici cattolici più attenti stanno notando con apprensione, benché ovviamente non venga loro meno la certezza soprannaturale che la barca di Pietro continuerà il suo viaggio fino al porto sospirato.
L’ottimismo, la noncuranza e le lacrime di coccodrillo dei modernisti, che si sentono i vincitori in questa situazione drammatica, sono tutte cose fasulle che dimostrano solo la loro incoscienza e la vanità della loro sicumera, destinata prima o poi a risolversi in una bruciante sconfitta, perché portae inferi non praevalebunt. Non sappiamo esattamente come e quando ciò avverrà, ma sappiamo che avverrà e meglio di quanto pensiamo o speriamo e ciò ci deve bastare. Ci sarà ancora da soffrire, dal Papa fino all’ultimo fedele, non sappiamo come, quanto e per quanto tempo, ma non importa. Il Signore non mancherà di darci la forza e la pazienza necessarie.
Di quale Papa abbiamo bisogno? Stando a quanto la ragione umana ci suggerisce - dobbiamo usarla anche quando in frangenti come questi operano l’imprevedibile azione dello Spirito e l’insidiosa tentazione di Satana - un sano realismo ci dice che non possiamo attenderci un Papa della forza di un S.Pio X vincitore del modernismo, giacché il modernismo di oggi, come ormai tutti sappiamo, è molto peggiore di quello dei suoi tempi, tanto da avere in parte contaminato lo stesso episcopato e cardinalato.
Abbiamo avuto, col Concilio e il postconcilio, dei Papi santi: Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, per non parlare di Servi di Dio Paolo VI e Giovanni Paolo I. E’ certo questa una grazia immensa per i nostri tempi, una luce, un conforto, una guida, un suggerimento che ci viene dallo Spirito Santo, che ha ispirato il Successore di Pietro a proclamarli santi.
Peraltro, i tempi sono mutati dall’epoca di S.Pio X, per cui viene spontaneo pensare che questi Papi più recenti possano essere da noi visti come figure maggiormente auspicabili per il nostro tempo, che non una figura pur così grande come quella di un S.Pio X o altri Papi che possono venirci in mente, come il Servo di Dio Pio XII, il Beato Pio IX, S.Pio V e molti altri grandi pastori del passato.
La mia opinione è che - non vorrei chiedere troppo al Signore - abbiamo bisogno di un Papa che assommi le qualità dei santi pontefici del postconcilio con quelli del preconcilio. Qui insisto nel pensare soprattutto al Servo di Dio Pio XII, a S.Pio X e al Beato Pio IX. Infatti abbiamo bisogno, come ha detto chiaramente Benedetto XVI sulla scia degli altri Papi del postconcilio, di uno stile di vita cattolico che unisca tradizione e progresso e quindi abbiamo bisogno di un Pontefice che ci sia di guida su questa strada, mostrandoci la compatibilità reciproca di quei due valori, il che è come dire che raccolga da una parte l’eredità dei suddetti Papi preconciliari, che ci richiamano alla tradizione ed alla continuità della dottrina della fede, e dall’altra l’insegnamento dei Papi del Concilio e del postconcilio, i quali, sul solco della tradizione e dell’immutabilità del dogma, ci mostrano come la Chiesa avanza nella conoscenza della Parola di Dio, nella santità e nella pratica del Vangelo.
Quello che realisticamente ed umanamente pertanto possiamo e dobbiamo attenderci - salve le sorprese belle o brutte dello Spirito Santo - e sempre ovviamente secondo il mio modestissimo parere, è un Papa dotato delle seguenti caratteristiche:
- un Papa non necessariamente un pozzo di scienza, ma coraggioso e capace di comandare, di mettere negli alti posti persone degne e di porre sul candelabro veri meritevoli anche se fin ad allora sconosciuti. Il criterio non dev’esser quello di nomi noti ai mass-media, magari graditi ai modernisti, ma persone oggettivamente meritevoli anche se nascoste in un monastero o nel deserto o chissà dove;
- un Papa santo, pronto a soffrire e a stare sulla croce fino all’ultimo, senza lasciarsi intimidire dai modernisti, un Papa “tetragono”, come direbbe Dante, e coriaceo a qualunque minaccia, pronto a sopportare tutto: emarginazione, umiliazioni, disobbedienze, tradimenti, insulti, anche dai suoi collaboratori, fedele a Cristo a qualunque costo, fosse anche il martirio;
- un Papa non ingenuo, ma avveduto, “semplice coma la colomba e prudente come il serpente”, attento ai finti amici e capace di scovare e premiare i veri amici di valore, sì da non diventare in casa propria lo zimbello di ambiziosi arrivisti che non vogliono il bene della Chiesa ma solo affermare sé stessi e i loro sporchi affari;
- un Papa che chiarisca una volta per tute la continuità fra la Chiesa del preconcilio e quella del postconcilio, tranquillizzando i lefevriani, e smascherando il gioco dei modernisti falsamente atteggiantisi a interpreti del Concilio, ma anche convincendo i lefevriani di aver torto quando essi accusano le dottrine conciliari di errore. Viceversa, dovrà riconoscere gli errori pastorali del Concilio, soprattutto per quanto riguarda il modello di vescovo proposto dal Concilio, un vescovo sì caritatevole ed aperto, ma ingenuo e troppo debole nei confronti dei “lupi travestiti da agnelli”;
- un Papa che finalmente condanni con chiarezza gli errori di Rahner, causa principale del marasma morale e dottrinale che stiamo vivendo, senza preoccuparsi minimamente delle eventuali proteste di giornalisti, intellettuali, moralisti, teologi, vescovi, cardinali ed istituti accademici, ma badando esclusivamente al bene della Chiesa ed alla conservazione del deposito rivelato.
Se avremo un Papa così, i mali cominceranno a decrescere, la Chiesa prenderà respiro e sarà dato nuovo impulso alla sua opera salvifica, santificatrice ed evangelizzatrice, i buoni sanno consolati, i modernisti cominceranno o a ritrattarsi o a convertirsi, si andrà incontro alla riconciliazione ed alla pace. Se invece dovesse essere eletto un Pontefice stile Ravasi, Martini o Kasper, c’è da immaginarsi - lasciando sempre spazio allo Spirito Santo - che le cose resteranno come prima per non dire che peggioreranno.
Ad ogni modo, succeda quel che succeda, una cosa è certa: che ci sarà il Successore di Pietro, il quale col carisma dell’infallibilità guiderà il gregge di Cristo verso la pienezza della verità.
Riscossa cristiana 20 febbraio 2013
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