Di Stefano Fontana, 18 Ott 2024
Per riuscire a salvare l’Europa bisogna cominciare con il prendere atto che sta morendo per suicidio. Per trovare l’antidoto salvavita bisogna conoscere il virus che l’ha ridotta in questo stato. Il 16mo Rapporto dell’Osservatorio Card. Van Thuan affida a una ventina di specialisti, ecclesistici e laici, l’analisi di questo stato di decomposizione al fine di far brillare, per contrasto, le possibili vie di guarigione.
Nel mese di ottobre, da sedici anni a questa parte, l’Osservatorio Cardinale Van Thuân pubblica il suo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo. Ogni anno una quindicina di esperti affrontano criticamente il “problema dell’anno”, vale a dire il fenomeno socialmente e politicamente più rilevante e che merita la nostra preoccupata attenzione. Il punto di vista di queste analisi monografiche è, naturalmente, la Dottrina sociale della Chiesa, i suoi principi, criteri e direttive di azione. In questo nostro tempo non si sente parlare granché di Dottrina sociale della Chiesa, un sapere ecclesiale che rischia di venire dimenticato nella fretta di buttarsi nelle cose da fare senza però criteri non generici alle spalle. Per questo motivo l’uscita annuale dei Rapporti dell’Osservatorio può essere considerata un unicum che merita attenzione e promozione.
Il tema del Rapporto di quest’anno – come si diceva sopra: il numero 16 – è la devastata situazione in cui si trova l’Europa. Il titolo non lascia grandi spazi alla immaginazione: “Finis Europae. Un epitaffio per il Vecchio continente?”. Nelle 267 pagine del Rapporto, edito da Cantagalli, sedici studiosi di primo piano, tra i quali due vescovi, Mons. Crepaldi vescovo emerito di Trieste e Mons. Jedraszewski, arcivescovo metropolita di Cracovia, conducono una spietata diagnosi del malato grave, per qualcuno addirittura in fase terminale. L’analisi verte su tutti i principali aspetti della vita europea: l’odio alla vita di un Continente che uccide sistematicamente i propri figli e si condanna all’estinzione, l’immigrazione incontrollata di chi ci odia, il processo di costituzionalizzazione dell’aborto, il suicidio assistito dell’Europa da parte del Forum di Davos, l’omologazione ideologica ai tempi del Covid fino alla dipendenza della sanità europea dall’OMS, la burocrazia dirigista dell’Unione che cancella lo Stato di diritto, la posizione assunta dalla Chiesa d’Europa – ormai “cappellana” dell’Unione Europea – così allineata ai poteri in atto da convergere con essi su temi caldi come il gender, il clima, il vaccinismo.
Un focus particolare è dedicato alla situazione della Polonia, dove è in atto da parte del nuovo regime liberale voluto da Bruxelles, la destrutturazione della civiltà cattolica di quella nazione; della Francia, un Paese e una civiltà in decadenza; della Germania, dove utopismo verde e immigrazionismo hanno messo a terra le locomotiva d’Europa; della Spagna, che nel giro di poco tempo si è allineata agli stili di vita del nichilismo occidentale; fino all’Olanda, ove prevale la desolazione dell’eutanasia generalizzata ma anche si intravede una speranza di rinascita.
Il prof. Gianfranco Battisti, dell’Università di Trieste, affronta il problema in modo concretissimo, occupandosi di geo-economia, geo-finanza e geo-politica. L’Europa è dentro un più vasto contesto che la vuole debole ed emarginata, divisa al proprio interno tra Est ed Ovest, i suoi destini sono legati allo stratosferico debito statunitense, avrà una cronica debolezza energetica in dipendenza da strategie globali che la sorpassano, comprese le conseguenze della guerra in Ucraina con le problematiche relative all’approvvigionamento del gas, è un “continente in ostaggio” del capitale finanziario globalizzato, sta vivendo un vero e proprio “conflitto agrario” rispetto al quale la Politica Agricola Comunitaria si rivela inadeguata e, anzi, controproducente, data la “corsa alla terra” dei grandi gruppi finanziari globali. Nel 2005 usciva a Londra il libro di M. Leonard da titolo Perché l’Europa guiderà il XXI secolo. Quella prospettiva, evocata allora sull’onda dell’euro e dell’allargamento del 2004, è ben presto evaporata ed ora si intensifica il declino.
Christophe Réveillard, della Sorbona, considera un aspetto molto inquietante. L’Unione Europea compie una pedagogia delle masse, controlla la popolazione europea soprattutto tramite le tecnologie dell’informazione, educa alla fine dell’identità europea, è molto lontana dal creare una comunità di destino, demolisce la tradizione e la sovranità dei popoli che la compongono, non cerca nemmeno una legittimità o una adesione popolare ma attua una governance tecnocratica senza indicare nessun orizzonte che superi il benessere materiale. Lo strumento per realizzare questa uniformità fluida è il principio del primato del diritto europeo su quello statale stabilito dall’articolo 17 del Trattato di Lisbona, camicia di forza normativa e procedurale esorbitante nei confronti degli Stati membri.
Dal punto di vista della cultura e dello spirito europeo, un contributo di notevole valore è quello del Vescovo Giampaolo Crepaldi che ricorda come proprio qui in Europa sia nata per la prima volta una cultura non derivante da una religione ma, al contrario, di natura irreligiosa, atea e anticristiana. Per questo, egli dice, è proprio qui in Europa, prima che in altri luoghi, che bisogna portare avanti una “nuova evangelizzazione” che non è una evangelizzazione secondo criteri nuovi ma una ri-evangelizzazione secondo la tradizione cattolica.
Sedicesimo Rapporto sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo
FINIS EUROPAE. UN EPITAFFIO PER IL VECCHIO CONTINENTE
Cantagalli, Siena 2024, Euro 16,00.
A cura di Riccardo Cascioli, Giampaolo Crepaldi, Stefano Fontana.
Autori: Gianfranco Battisti, Paolo Bellavite, Riccardo Cascioli, Giampaolo Crepaldi, Lorenza Formicola, Marek Jedraszewski, Maurizio Milano, Christophe Réveillard, Mauro Ronco, Tommaso Scandroglio, Luisella Scrosati, Luca Volonté, Silvio Brachetta, Stefano Magni, Wlodzimierz Redzioch, Julio Loredo, Hugo Bos.
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