Dicembre 2022. La polizia interroga e poi arresta Isabel Vaughan-Spruce,
in piedi in silenzio nei pressi di una clinica abortiva
Il Regno Unito rende reato qualunque "azione" compiuta vicino a una clinica che potrebbe influenzare chi vuole abortire, comprese quelle fatte nella testa. Ecco come ci è riuscito
Alla domanda su cosa stesse facendo, Adam Smith-Connor aveva risposto che stava pregando in silenzio per il figlio che lui e la sua fidanzata avevano deciso di abortire ventidue anni prima. Il giorno prima Adam aveva informato della sua veglia silenziosa il Consiglio distrettuale via email. Smith-Connor e il suo avvocato stanno preparando un ricorso.
Adam Smith-Connor, l’uomo condannato a due anni con la condizionale
e a una multa di 9.000 sterline per avere pregato in silenzio nei pressi di
una clinica abortiva (foto via ADF UK)
Lo scorso 4 ottobre Emma, un’attivista prolife di Edimburgo, in Scozia, ha ricevuto una lettera dal governo scozzese che la avvisava del fatto che casa sua, a causa della vicinanza con l’ospedale, si trova ora in una abortion censorship zone, una “zona cuscinetto” in cui sono vietati assembramenti, proteste e veglie contro o (che ironia) a favore dell’aborto.
Emma indossa spesso una maglietta con scritto “Pro life and proud” e organizza incontri con altri attivisti in casa sua. Entrata in vigore il 24 settembre, la nuova legge britannica sul “Safe access” ha reso reato qualsiasi azione entro 200 metri da una struttura per l’aborto che potrebbe “influenzare” la decisione di qualcuno di accedere, fornire o facilitare un’interruzione di gravidanza.
Cosa si può e cosa non si può fare vicino alle cliniche per l’aborto
Nella lettera del governo a Emma c’è scritto che anche riunioni in un luogo privato come un’abitazione possono essere un reato se visibili dall’esterno, e che «è possibile segnalare un gruppo o un individuo che si ritiene stia violando la legge». A raccontarlo è lei stessa a Madeleine Kearns su The Free Press, in un lungo articolo che ricorda come una legge del genere sia già in vigore in Irlanda del Nord da un anno, e che da fine ottobre lo stesso succederà in Inghilterra e Galles.
Nulla di nuovo, in realtà, si tratta della codificazione di una tendenza in atto nel Regno Unito da un decennio almeno, come spiega la giornalista della testata online diretta da Bari Weiss e come Tempi ha spesso documentato: «Dieci anni fa, nel 2014, il Parlamento ha autorizzato i consigli locali a creare e controllare le proprie leggi sui comportamenti antisociali. L’intenzione era quella di migliorare “le capacità professionali e l’integrità della polizia”. Ma dal 2018, cinque distretti del Regno Unito hanno utilizzato questi poteri per limitare in modo aggressivo ciò che le persone possono fare, dire e persino pensare, vicino alle cliniche per l’aborto».
Il prete accusato per un adesivo
Nel marzo 2023 la scienziata in pensione Livia Tossici-Bolt è stata fermata dalla polizia perché stava nei pressi di una clinica abortiva tenendo in mano un cartello con su scritto “Qui per parlare, se vuoi”. Il suo processo inizierà nella primavera del 2025. A Birmingham Isabel Vaughan-Spruce, 47 anni, è stata arrestata per aver pregato in silenzio fuori da una clinica per l’aborto.
Nella stessa città un sacerdote, padre Sean Gough, è stato accusato di “preghiera silenziosa” e per avere parcheggiato nei pressi di una clinica la sua auto con un adesivo sul paraurti recante la scritta “Le vite dei nascituri contano” (Tempi ne aveva scritto qui). Poco più di un anno fa, racconta ancora The Free Press, un volontario prolife di nome Patrick Parkes, 57 anni, stava pregando in silenzio fuori da una clinica per l’aborto a Birmingham quando la polizia lo ha minacciato di una multa chiedendogli di spostarsi altrove, «fuori dalla zona di esclusione, dove hai i tuoi diritti umani».
Nella lettera del governo a Emma c’è scritto che anche riunioni in un luogo privato come un’abitazione possono essere un reato se visibili dall’esterno, e che «è possibile segnalare un gruppo o un individuo che si ritiene stia violando la legge». A raccontarlo è lei stessa a Madeleine Kearns su The Free Press, in un lungo articolo che ricorda come una legge del genere sia già in vigore in Irlanda del Nord da un anno, e che da fine ottobre lo stesso succederà in Inghilterra e Galles.
Nulla di nuovo, in realtà, si tratta della codificazione di una tendenza in atto nel Regno Unito da un decennio almeno, come spiega la giornalista della testata online diretta da Bari Weiss e come Tempi ha spesso documentato: «Dieci anni fa, nel 2014, il Parlamento ha autorizzato i consigli locali a creare e controllare le proprie leggi sui comportamenti antisociali. L’intenzione era quella di migliorare “le capacità professionali e l’integrità della polizia”. Ma dal 2018, cinque distretti del Regno Unito hanno utilizzato questi poteri per limitare in modo aggressivo ciò che le persone possono fare, dire e persino pensare, vicino alle cliniche per l’aborto».
Il prete accusato per un adesivo
Nel marzo 2023 la scienziata in pensione Livia Tossici-Bolt è stata fermata dalla polizia perché stava nei pressi di una clinica abortiva tenendo in mano un cartello con su scritto “Qui per parlare, se vuoi”. Il suo processo inizierà nella primavera del 2025. A Birmingham Isabel Vaughan-Spruce, 47 anni, è stata arrestata per aver pregato in silenzio fuori da una clinica per l’aborto.
Nella stessa città un sacerdote, padre Sean Gough, è stato accusato di “preghiera silenziosa” e per avere parcheggiato nei pressi di una clinica la sua auto con un adesivo sul paraurti recante la scritta “Le vite dei nascituri contano” (Tempi ne aveva scritto qui). Poco più di un anno fa, racconta ancora The Free Press, un volontario prolife di nome Patrick Parkes, 57 anni, stava pregando in silenzio fuori da una clinica per l’aborto a Birmingham quando la polizia lo ha minacciato di una multa chiedendogli di spostarsi altrove, «fuori dalla zona di esclusione, dove hai i tuoi diritti umani».
Padre Sean Gough, arrestato a Birmingham perché mostrava
un cartello in cui affermava di pregare per la libertà di parola (foto via ADF)
Da anni nel Regno Unito si osserva una preoccupante restrizione della libertà di espressione, e non solo per mano dei laburisti (anche se da quando è al governo Starmer ha già fermato la legge che intendeva tutelare la libertà di parola nelle università e iniziato a far arrestare chi sosteneva le rivolte xenofobe dei mesi scorsi con post sui social). Eppure è un paese che «ha una tradizione secolare di difesa della libertà di espressione», nota la giornalista di The Free Press.
«In teoria, l’Human Rights Act del 1998 dovrebbe proteggere i “diritti assoluti” dei britannici, tra cui la libertà di pensiero, parola, coscienza e religione. Ma negli ultimi anni, il Regno Unito è diventato sempre più censorio. Le autorità hanno arrestato cittadini per aver condiviso accidentalmente informazioni errate e per essersi travestiti da terroristi per Halloween. In Gran Bretagna, le persone che pubblicano commenti “offensivi” online possono ricevere pene detentive più severe rispetto ai molestatori sessuali».
Una legge contro l’attività religiosa
Se oggi chi prega in silenzio nei pressi di una clinica abortiva può essere arrestato e multato è a causa di una legge voluta dai conservatori nel 2014, l’Anti-social Behaviour, Crime and Policing Act, il cui utilizzo sempre più ampio da parte dei Consigli locali ha fatto sì che una norma pensata per colpire molestie pubbliche relativamente minori come l’abbandono dei rifiuti per strada diventasse la clava con cui colpire le idee “sgradite”.
Jeremiah Igunnubole, un avvocato di Alliance Defending Freedom che difende i quattro accusati citati prima ha detto a The Free Press che questa norma consente ai consiglieri locali di «giocare a “giudice, giuria, boia” introducendo e applicando le proprie leggi con “poca o nessuna supervisione”». Ecco come cinque consigli locali nel Regno Unito e due distretti di Londra sono stati liberi di istituire zone di censura sull’aborto.
«Il linguaggio di queste ordinanze spesso prende di mira esplicitamente l’attività religiosa. Nel settembre 2022, le autorità di Birmingham, ad esempio, hanno vietato “qualsiasi atto di approvazione o disapprovazione o tentativi di atti di approvazione o disapprovazione, rispetto a questioni relative ai servizi di aborto, con qualsiasi mezzo” all’interno della zona, quindi hanno citato la preghiera come esempio. Nel frattempo, la legislazione locale di Bournemouth, introdotta nell’ottobre 2022, vieta le “veglie” in cui i partecipanti “pregano ad alta voce, recitano le scritture, si genuflettono, spruzzano acqua santa a terra o si fanno il segno della croce se percepiscono che un utente del servizio [sic] sta passando”».
Le assoluzioni
L’applicazione di queste regole crea cortocircuiti farseschi, spesso volutamente cercati da chi si presenta davanti alle cliniche per pregare in silenzio e viene fermato dalla polizia. Padre Gough è stato assolto una prima volta per insufficienza di prove; stessa sorte per Vaughan-Spruce, arrestata a dicembre 2022 perché sorpresa a sostare in silenzio vicino a una clinica: perquisita, la donna è stata portata nella stazione di polizia dove le sono state mostrate fotografie di lei in piedi.
«Stavi pregando?», le hanno chiesto. «Non lo so. A volte pregavo, altre volte mi distraevo e pensavo al pranzo…». Vaughan-Spruce ha voluto andare a processo, ed è stata assolta. Lo stesso è successo a marzo 2023, e alla fine la donna è riuscita anche a ottenere un risarcimento per ingiusta detenzione. Ma che cosa succederà adesso, con la nuova legge sulla censura dell’aborto che entrerà in vigore a fine mese?
L’applicazione di queste regole crea cortocircuiti farseschi, spesso volutamente cercati da chi si presenta davanti alle cliniche per pregare in silenzio e viene fermato dalla polizia. Padre Gough è stato assolto una prima volta per insufficienza di prove; stessa sorte per Vaughan-Spruce, arrestata a dicembre 2022 perché sorpresa a sostare in silenzio vicino a una clinica: perquisita, la donna è stata portata nella stazione di polizia dove le sono state mostrate fotografie di lei in piedi.
«Stavi pregando?», le hanno chiesto. «Non lo so. A volte pregavo, altre volte mi distraevo e pensavo al pranzo…». Vaughan-Spruce ha voluto andare a processo, ed è stata assolta. Lo stesso è successo a marzo 2023, e alla fine la donna è riuscita anche a ottenere un risarcimento per ingiusta detenzione. Ma che cosa succederà adesso, con la nuova legge sulla censura dell’aborto che entrerà in vigore a fine mese?
Prolife aggressivi e minacciosi? Falso
L’inchiesta di The Free Press sottolinea come la narrazione mainstream sugli attivisti prolife fuori dalle cliniche abortive li dipinga come minacciosi e aggressivi nei confronti delle donne che vanno ad abortire, e che le zone cuscinetto si siano rese necessarie per proteggere chi ha scelto di andare a interrompere una gravidanza.
I casi di manifestazioni aggressive sono in realtà pochissimi: «Nel 2018, Sajid Javid, allora ministro degli Interni britannico, ha indagato sulle attività antiabortiste al di fuori delle cliniche e ha concluso che “le principali attività segnalateci … includono preghiere, esposizione di striscioni e distribuzione di volantini”», pertanto non serviva nessuna zona cuscinetto, le leggi già in vigore su aggressioni e minacce bastavano ed avanzavano.
L’inchiesta di The Free Press sottolinea come la narrazione mainstream sugli attivisti prolife fuori dalle cliniche abortive li dipinga come minacciosi e aggressivi nei confronti delle donne che vanno ad abortire, e che le zone cuscinetto si siano rese necessarie per proteggere chi ha scelto di andare a interrompere una gravidanza.
I casi di manifestazioni aggressive sono in realtà pochissimi: «Nel 2018, Sajid Javid, allora ministro degli Interni britannico, ha indagato sulle attività antiabortiste al di fuori delle cliniche e ha concluso che “le principali attività segnalateci … includono preghiere, esposizione di striscioni e distribuzione di volantini”», pertanto non serviva nessuna zona cuscinetto, le leggi già in vigore su aggressioni e minacce bastavano ed avanzavano.
Il primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer (foto Ansa)
Il governo conservatore le ha fatte lo stesso, però, e Javid «ha almeno tentato di introdurre una tutela per la preghiera silenziosa. Ma il nuovo governo laburista, eletto a luglio, è andato avanti senza tenerne conto. Il neo-nominato ministro della Tutela Jess Phillips ha affermato: “Non resteremo seduti a tollerare molestie, abusi e intimidazioni mentre le persone esercitano il loro diritto legale all’assistenza sanitaria, motivo per cui abbiamo accelerato questa misura per renderla operativa senza ulteriori ritardi”».
Pregare in silenzio è un reato d’opinione?
Quello che emerge dall’attenzione particolare delle forze dell’ordine verso chi prega in silenzio davanti alle cliniche è un atteggiamento già visto in altri casi che con l’aborto non c’entrano: negli ultimi dodici mesi l’Inghilterra è stata attraversata da numerose manifestazioni pro Palestina, con migliaia di uomini per strada a invocare la distruzione di Israele e a minacciare e aggredire fisicamente gli ebrei. In questi casi governo e polizia si sono limitati a guardare. Manifestazioni analoghe ma contro l’immigrazione sono state invece controllate e represse con ben altra forza.
Scrive The Free Press che «ad agosto la società di sondaggi YouGov ha scoperto che il pubblico ritiene ampiamente che il Regno Unito sia soggetto a una sorta di “polizia a due livelli”, in cui coloro che infrangono l’ortodossia progressista vengono trattati più duramente degli altri a causa dei loro punti di vista».
I casi degli arresti per preghiera silenziosa nei pressi delle cliniche abortive segnalano un duplice pericoloso attacco alla libertà religiosa e alla libertà di opinione. Siamo ai livelli della psicopolizia dell’orwelliano 1984. E a chi esulta perché zone cuscinetto e arresti per chi prega permetterebbero a chi abortisce di farlo senza subire pressioni psicologiche andrebbe chiesto se è felice di vivere in un Paese nel quale avere un’opinione può essere un reato. Come dice Vaughan-Spruce a The Free Press, l’istituzione di queste zone di censura dovrebbero preoccupare tutti, sia i prolife sia i prochoice. «Oggi tocca ai cristiani, domani potrebbe capitare a chiunque non pensi ciò che il governo ritiene appropriato pensare».
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