sabato 5 ottobre 2024

Esperienza personale, non assoluti morali, per orientare il discernimento del gruppo di studio del Sinodo sulle questioni sessuali




sabato 5 ottobre 2024




Nella traduzione  a cura di Chiesa e post-concilio da News Catholic Register. Se ogni religione è un percorso, non c'è da meravigliarsi che dal Sinodo emerga che ogni esperienza è morale e guida della morale non è più la Rivelazione divina ma il soggettivismo e l'epistemologia...




Un gruppo di studio istituito da Papa Francesco per sviluppare un modo sinodale di discernere l'insegnamento della Chiesa cattolica su questioni cosiddette controverse, tra cui la moralità sessuale e le questioni della vita, ha proposto quello che definisce un "nuovo paradigma" che è pesante sull'etica situazionale ma minimizza gli assoluti morali e l'insegnamento costante della Chiesa.

Il gruppo, che è uno dei 10 gruppi di studio creati dal Papa nel febbraio scorso per fornire "analisi approfondite" su "questioni di grande rilevanza" emerse durante la sessione del 2023 del Sinodo sulla sinodalità, ha presentato i suoi risultati all'assemblea sinodale il 2 ottobre, il primo giorno della sessione del 2024. Un testo della presentazione è stato condiviso con la stampa.

Il gruppo ha parlato di discernimento, dottrina, etica e approcci pastorali valutando l'esperienza vissuta delle persone attraverso consultazioni col Popolo di Dio e rispondendo ai cambiamenti culturali. Il gruppo ha presentato queste fonti come luoghi in cui lo Spirito Santo parla in modo che può scavalcare e contraddire quanto la Chiesa ha già autorevolmente insegnato.

Il gruppo: sette membri che includono un teologo controverso noto per mettere in discussione l'esistenza degli assoluti morali, ha descritto questo approccio come parte di una "conversione di pensiero o riforma della prassi nella contestuale fedeltà al Vangelo di Gesù, che è 'lo stesso ieri oggi e sempre', ma la cui 'ricchezza e bellezza sono inesauribili.’”

Il Rapporto sullo stato di avanzamento dei lavori del gruppo ha affermato davanti all'assemblea sinodale che «Sotto il profilo etico, non si tratta di applicare verità oggettive preconfezionate alle diverse situazioni soggettive, come se fossero meri casi particolari di una legge immutabile e universale». Inoltre «I criteri di discernimento nascono dall'ascolto del dono [vivo] di sé della Rivelazione in Gesù nell'oggi dello Spirito».

In un potenziale contrasto con il rapporto del gruppo, il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna che le “modalità di trasmissione” fondamentali della rivelazione di Cristo sono la Scrittura e la Tradizione e che l'interpretazione autorevole di queste fonti “è stata affidata solo al munus di insegnamento vivente [non nel senso soggettivo storicista -ndT] della Chiesa”. La rivelazione cristiana include anche precetti morali assoluti e universalmente applicabili, che non sembrano soggetti a cambiamenti in base all'esperienza soggettiva o alla consultazione diffusa. Il gruppo di studio intende offrire “linee guida concrete per il discernimento” basate sul suo nuovo paradigma a due serie di questioni: pace globale e il prendersi cura; e “il significato della sessualità, del matrimonio, della procreazione e della promozione e cura della vita”.

Come gli altri nove gruppi di studio sinodali istituiti da Papa Francesco, il gruppo incentrato sul discernimento di questioni controverse ha un mandato esteso fino a giugno 2025, ben oltre la conclusione del Sinodo sulla sinodalità prevista per il 27 ottobre 2024. Non è chiaro quale stato avrà l'eventuale rapporto del gruppo di studio.

In una conferenza stampa del 3 ottobre, il segretario particolare del sinodo, il gesuita padre Giacomo Costa, ha detto che anche altri avrebbero potuto presentare proposte da sottoporre all'attenzione dei gruppi di studio e che questi non dovevano essere considerati "chiusi". Gli organizzatori hanno dichiarato che il segretariato generale del Sinodo dei vescovi, il cardinale Mario Grech, avrà la responsabilità di assicurare che i gruppi di studio procedano con "il metodo sinodale".

«Vi invito a non pensare che questi gruppi siano separati dalla vita della Chiesa, ma sono veri e propri laboratori di vita sinodale», ha detto padre Costa. «Laboratori, nel vero senso della parola» [Laboratorio evoca la sperimentazione. Ma nella Chiesa della Tradizione c'è posto per gli esperimenti? Di quale chiesa si sta occupando il Sinodo? -ndT].

Secondo il testo della presentazione del gruppo di studio, il gruppo ha sottolineato la necessità di sviluppare un'antropologia e un'“etica storico-culturale” in armonia sia con il “ kerygma e le sue implicazioni essenziali” che con “il nuovo che si rivela nella realtà”.

Il gruppo ha collegato il discernimento di queste “dichiarazioni emergenti” alla discussione del Sinodo sulla sinodalità sul coinvolgimento dei non vescovi nei processi decisionali della Chiesa.

Allo stesso tempo, il paradigma proposto dal gruppo di studio ha ripetutamente sminuito la rilevanza delle dichiarazioni consolidate della Chiesa, sottolineando la necessità di andare oltre la “proclamazione e l’applicazione di principi dottrinali astratti” per “essere aperti ai sempre nuovi suggerimenti dello Spirito Santo”.

«Solo una tensione vitale, feconda e reciproca tra dottrina e prassi incarna la Tradizione viva ed è in grado di contrastare la tentazione di affidarsi alla sterile [rigidità] dei pronunciamenti verbali», afferma ancora il testo del rapporto del gruppo.

In vari punti, la presentazione del gruppo caratterizza la verità morale come subordinata alla salvezza umana, piuttosto che come parte integrante di essa. Ne consegue che l'insegnamento su una questione morale dovrebbe cambiare se viene vissuto come una barriera all'appartenenza di qualcuno alla Chiesa.

Il testo della presentazione non fa alcun accenno alla rilevanza degli assoluti morali nel discernimento di questioni etiche, dottrinali e pastorali. Nell'enciclica del 1993 Veritatis Splendor (Lo splendore della verità), Giovanni Paolo II ha insegnato che, contrariamente al relativismo morale, le verità morali assolute esistono, sono radicate nella natura umana e quindi universalmente applicabili e sono accessibili alla ragione umana.

In precedenza, gli osservatori del Sinodo sulla sinodalità avevano espresso preoccupazione per il fatto che il suo fondamento teologico fosse eccessivamente basato sul pensiero di padre Karl Rahner (1904-1984), controverso teologo gesuita che minimizzava la capacità delle formulazioni dottrinali di riferirsi in modo affidabile a realtà soprannaturali e sottolineava la continua rivelazione di Dio attraverso l'esperienza personale dei credenti.

Tra i membri del gruppo di studio figura anche padre Maurizio Chiodi, un teologo morale criticato negli ultimi anni per aver sfidato l'insegnamento consolidato della Chiesa e negato gli assoluti morali [vedi]. Padre Chiodi ha sostenuto che, in alcune circostanze, nel matrimonio potrebbe essere moralmente ammissibile l’uso della contraccezione, affermando, nel 2017, che le relazioni omosessuali “in determinate condizioni” potrebbero essere “il modo più vantaggioso” per coloro che hanno attrazione per lo stesso sesso “di godere di buone relazioni”. Il sacerdote italiano, professore presso il Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II per le Scienze del Matrimonio e della Famiglia e membro della Pontificia Accademia per la Vita, è stato recentemente nominato da papa Francesco consultore del Dicastero per la Dottrina della Fede (DDF).

Anche il gesuita Padre Carlo Casalone, teologo morale presso l'Università Gregoriana e nominato da Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita, è membro del gruppo di studio. Ha suscitato polemiche nel 2022 sostenendo la legislazione per legalizzare il suicidio assistito in Italia.

Tra gli altri membri del gruppo figurano l'arcivescovo Carlos Catillo di Lima, Perù, membro anche della Pontificia Accademia per la Vita; l'arcivescovo Filippo Iannone, Italia, presidente del Dicastero per i testi legislativi; padre Piero Coda, Italia, professore di teologia dogmatica presso l'Università Sophia di Loppiano, Italia, e segretario generale della Commissione teologica internazionale; suor Josée Nagalula della Repubblica Democratica del Congo, professoressa di teologia dogmatica presso l'Università Cattolica del Congo a Kinshasa e membro dell'ITC; e Stella Morra, Italia, docente di teologia fondamentale presso la Gregoriana e consultrice della DDF.

Come modello scritturale del "cambio di paradigma propagato dal processo sinodale", il gruppo ha selezionato il resoconto di Atti 15 del Concilio di Gerusalemme, che ha portato la Chiesa a non richiedere più la circoncisione. Il gruppo di studio ha affermato che questo evento ha evidenziato "il divieto di ostacolare la volontà salvifica universale di Dio con qualsiasi cosa che non abbia più alcun significato efficace".

Il gruppo ha riconosciuto le potenziali difficoltà nell’applicazione del suo schema, tra cui “la scarsità – e la scarsa familiarità con – il vocabolario e i concetti necessari” e “le resistenze paradigmatiche implicite”, ma ha comunque espresso fiducia nel fatto di poter sviluppare il paradigma proposto in modo più completo.

Siamo “chiamati a una conversione completa e impegnativa; una conversione che prende forma concreta nel modo in cui presentiamo e traduciamo la verità del Vangelo”, ha ribadito il gruppo nella sua presentazione, “come manifestato e praticato nell’agape di Dio in Cristo”. [Insomma, non è il Vangelo che trasforma noi; ma siamo noi a trasformare il Vangelo (!?) -ndT]








Nessun commento:

Posta un commento