Lasciatemelo dire francamente: senza nulla
togliere a Papa Francesco, non c'è dubbio che la nostalgia di Benedetto oggi si
è fatta sentire tanto tanto. Papa Francesco mi appariva intimorito, quasi
bloccato dalla immensità del compito che la folla e le personalità oggi a San
Pietro oggettivamente gli manifestavano. Anche nel giro della piazza si
rifugiava nei gesti consueti e affettuosi a cui è abituato: bravissimo nei
contatti personali, non riesce ancora ad entrare pienamente in sintonia con la
folla, nel ruolo di Successore di Pietro, Papa di Roma e della Chiesa
universale, e a reagire alle masse che inneggiano: "W il Papa". Quasi
arrossisce.
Mi ha poi sorpreso non poco anche oggi: ha
ricordato giustamente nell'omelia che il vescovo di Roma deve servire e ha detto: "Non
dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per
esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo
vertice luminoso sulla Croce", ha fatto tornare le parole servizio e
servire per ben 5 volte, ma non ha colto l'occasione per menzionare il
più bel titolo del Sommo Pontefice: "Servo dei Servi di Dio", titolo
antico quanto Gregorio Magno eppure assolutamente contemporaneo. Ha usato solo
una volta la parola "Papa", mai Pontefice. Non credo che sia umiltà o modestia,
è piuttosto consapevolezza schiacciante del peso del ministero che gli si apre
innanzi, e quasi quasi non vuole nominarlo.
Secondo il mio parere - che condivido con Magister - Papa Francesco sarà piano piano plasmato
dall'Ufficio che ha assunto (e sicuramente l'ha assunto suo malgrado).
Ratzinger, quando divenne Papa, era già pronto, non aveva bisogno di abituarsi
alle folle o alla Curia romana, ai cerimoniali e ai cerimonieri, e per questo
poteva fin da subito tracciare con forza, fin dalle prime omelie, il suo
progetto pastorale e le sue priorità per la Chiesa, affermando: "pregate perché
non fugga davanti ai lupi!".
L'omelia di Papa Benedetto per l'inizio del suo Ministero Petrino fu costellata non a caso da 35
applausi. Sembrava a momenti che non riuscisse più ad andare avanti. Certo
venivamo da un clima "alla Giovanni Paolo II", dove tutto ciò che circondava il
Papa era entusiasmo. Dopo la morte del grande pastore polacco e lo smarrimento
dei fedeli, avere un nuovo Pastore fu come riemergere dalla notte.
Papa Francesco si pone invece molto più timidamente di Benedetto nei confronti dello stesso Ufficio, anche quando dice cose forti e chiare. Pare quasi abbia timore di sollecitare l'applauso (ne abbiamo sentiti appena 8) o di muovere le mani all'assemblea per farla gioire (Mons. Marini ha dovuto perfino richiamare l'attenzione del Papa sugli astanti al termine della celebrazione). Credo che ancora non riesca a distinguere la sua persona dall'ufficio petrino che ormai la possiede, l'onore dato a Bergoglio e quello che è invece destinato a Papa Francesco. Per questo - sempre a mio parere - tende a rifiutare certi simboli: perché nella sua mentalità tipicamente gesuitica, sono onori che non vanno cercati, anzi rifuggiti. Ma di certo sant'Ignazio non si immaginava un suo figlio elevato al Pontificato! Ci vorrà un po', ma piano piano anche Francesco capirà che al popolo interessa il Papa e il Papa vogliono salutare, ascoltare e riverire, non la persona che ne porta "pro tempore" la carica.
I portatori dell'Ufficio passano, il Ministero di Pietro rimane essenziale e stabile per la Chiesa.
Per chi ha poca memoria o non ricorda la
poderosa celbrazione e omelia di Benedetto XVI il 24 aprile 2005 consiglio alcuni
link e video:
Inoltre vi invito a rivedere il servizio della RAI nel video qui sotto, che ci mostra il vero inventore della celebrazione che oggi si è ripetuta per la quarta volta nella storia. E' Giovanni Paolo I, Papa Luciani, il fulmineo riformatore, che tanto assomiglia nel carattere a Papa Bergoglio;
http://www.cantualeantonianum.com
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