P. Addolorato Di Maria - FI
Nella cultura ebraica la nascita di un figlio era segno di benedizione divina. Per una coppia, il non riuscire a procreare era indice di una non-benedizione, di una maledizione. Era motivo di “vergogna”: basta leggere, nell’Antico Testamento, la storia di Sara, o la storia di Anna, per rendersi conto dell’importanza della maternità e del dono di un figlio alla coppia. Si invocava il Signore affinché benedicesse quella famiglia donando ad essa un figlio, una discendenza. Le donne sterili, appena citate, ottennero dal Padre Celeste un figlio, anche se umanamente sembrava impossibile.
Oggi, invece, è diffusa una concezione completamente opposta, sulla quale molto hanno influito le trasformazioni sociali. Di questa evoluzione negativa ne sono segno le diffuse pratiche di controllo delle nascite (contraccettive, abortive, ecc.).
Molti non si rendono conto che senza figli non c’è futuro. Se i figli sono pochi, in una società di adulti e anziani, ogni prospettiva futura scompare all’orizzonte umano. Se non nascono più bambini la società invecchia, non ha nuove risorse umane e, soprattutto, non ha la continuità della vita stessa. Che senso avrebbe tutto ciò che fino ad oggi è stato costruito e progettato se nel domani non possiamo affidarlo a nessuno?
Ogni essere umano non è un individuo isolato. L’esistenza di ciascun uomo è legata a quella degli altri, non solo a quelli contemporanei, ma anche a coloro che ci hanno preceduto, che sono vissuti prima, nei secoli passati. Così come è legata pure a chi verrà dopo.
Senza figli, dunque, non c’è futuro: e non può esserci perché sono proprio loro che devono portare avanti la vita con i suoi valori; sono loro che devono far sì che la vita dell’uomo, ogni vita, vada avanti e si sviluppi nel migliore dei modi.
Perché oggi assistiamo ad una denatalità galoppante? Perché la società nella quale viviamo, purtroppo, privilegia la logica dell’avere a quella dell’essere. Ma cosa si vuole avere? Successo, soldi, realizzazione nella carriera, i primi posti in tutto, una vita soddisfacente e piena di interessi... e così via. Si pensa, quindi, ai beni e alle realizzazioni personali, ma non ad avere dei bambini. E qui assistiamo alla grande contraddizione: si fanno sempre meno figli e ci sono coppie che ricorrono alla fecondazione assistita per averne almeno uno!
Proviamo a chiederci: questa assurda logica dell’avere può darci realmente la felicità?
Proviamo a chiederci: questa assurda logica dell’avere può darci realmente la felicità?
Recuperiamo, prima che sia troppo tardi, il senso del donare e del donarsi.
La vita umana è un dono del Creatore, un dono inestimabile che ciascuno di noi ha ricevuto attraverso i propri genitori. Abbiamo ricevuto la vita: perché non donarla anche noi? Gli sposi hanno questa grandissima missione.
La vita umana è un dono del Creatore, un dono inestimabile che ciascuno di noi ha ricevuto attraverso i propri genitori. Abbiamo ricevuto la vita: perché non donarla anche noi? Gli sposi hanno questa grandissima missione.
Ci sia di incoraggiamento il fatto che continuano ad esserci coppie, persone, che donano la vita gratuitamente. Ci sono uomini e donne che credono profondamente nel valore inestimabile di ogni vita umana e lottano perché venga amata e rispettata in ciascuno stadio della sua esistenza, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale.
Più che avere paura dei figli, i quali costituiscono un dono di Dio, un segno autentico di un amore coniugale fruttuoso, garanzia di sopravvivenza alla società stessa, dobbiamo aver paura di un futuro senza di loro!
Fonte: IL SETTIMANALE DI PADRE PIO
Nessun commento:
Posta un commento