Il Vangelo di domenica (Mt 7,1-8.14-15.21-23) riportava un ammonimento di Gesù ai farisei: “Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini”.
Ma cosa intendeva dire Gesù con queste parole? Semplicemente che essere uomini pii solo esteriormente – comportandosi secondo le regole, pregando e frequentando la Santa Messa – non serve a nulla: perché la fede è la vita, e non deve essere ridotta ad un mero orpello.
Questa questione interroga tutti noi: come viviamo il nostro essere cattolici in famiglia, a scuola, sul luogo di lavoro, nel nostro tempo libero, eccetera? La presenza di Dio nella nostra vita si riduce all’andare a Messa la domenica e magari a recitare qualche preghiera ogni tanto, o è una Presenza che si concretizza in ogni istante delle nostre giornate? E via discorrendo…
In merito a queste tematiche, appare molto interessante il libro “Cristo e il lavandino – Educare è partire dalla realtà”, a firma di padre Aldo Trento (Lindau, 2011).
Padre Aldo Trento – missionario in Paraguay dal 1989 e parroco della chiesa di San Rafael ad Asunción, dove da alcuni anni gestisce un centro che ha già assistito circa 15.000 malati di AIDS, per la maggior parte bambini – scrive infatti: “Se il cristianesimo non è un Fatto, il Fatto infinitamente più grande dell’incontro di un ragazzo che si innamora di una ragazza, significa che non abbiamo incontrato Cristo ma un totem. E qual è il segno del fatto che è un totem, un’idea, una superstizione? Che la vita continua in modo sempre uguale, che non cambia nulla. Ci si continua a comportare nello stesso modo, si vive sporchi, disordinati, non ci si pettina, non ci si abbottona, non ci si pulisce le scarpe, non si ama il proprio lavoro, ci si presenta quando se ne ha voglia e si fa il meno possibile, i rapporti con il prossimo sono dettati dall’istintività, le donne sono oggetto di piacere, gli uomini sono considerati soltanto come «maschi», il rispetto tra fidanzati è inesistente o basato sul ricatto («Se mi ami vieni a letto con me»), i figli sono frutto della lussuria, dell’istinto o della violenza” (op. cit., p. 142).
Se invece si lascia entrare Cristo nella propria vita, ci si abbandona a Lui, tutto cambia. Perché si giunge a riconoscere che “Cristo è presente in tutti i particolari; e Cristo è bellezza, armonia, è gusto e rispetto per le cose, per tutte le cose” (op. cit., p. 64).
In quest’ottica, fare o non rifare il letto la mattina, andare al lavoro svogliati o contenti, impegnarsi o meno nei propri doveri, tenere puliti gli ambienti in cui si vive, godere di una tavola ben apparecchiata o mangiare come animali non sono scelte ininfluenti o di secondaria importanza. Perché, se la fede è la vita, essa si esplica in ogni gesto, anche il più insignificante, che diventa dunque veicolo della Presenza di Dio nel nostro quotidiano.
Ovviamente per arrivare a riconoscere la presenza di Cristo anche nel fatto, molto banalmente, di presentarsi puntuali ad un appuntamento, oppure nell’utilizzo che facciamo di internet o della televisione,occorre che qualcuno ci educhi a questo e ci accompagni nel cammino.
Solo così, passo dopo passo – e soprattutto grazie alla preghiera e all’aiuto di Dio – Cristo diventerà veramente il metro di giudizio a cui riferire ogni singolo istante della nostra vita.
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