di Maria Pia Ghislieri
Alla sera della vita, avverte san Giovanni della Croce, saremo giudicati sull’amore. Sull’amore a Dio e alla sua Santa Chiesa, anzitutto, poiché“non può avere Dio per padre chi non ha la Chiesa per madre”, ammoniva san Cipriano. Questa Sposa di Cristo è, dunque,la nostra madre e come tale ha diritto a tutto il nostro amore e alle nostre cure filiali.
Un giorno, il presidente Clemenceau si sfogava in modo feroce contro la Chiesa, e DomChautard gli rispondeva: “Signor Presidente, […] per voi la Chiesa appare come una donna uguale alle altre, nei confronti della quale vi credete di essere spietato; invece questa donna, per me è una madre. Può essere malata, debilitata, forse colpevole, ma è sempre mia madre, una madre che io amo tanto quanto essa soffre. Vi prego, Signor Presidente, davanti a me rispettate mia madre”. Il Presidente comprese e tacque.
Tutti i Santi hanno avuto per lei una vera passione per la semplice ragione che non si può neppure concepire un amoredi Dio senza l’amore alla Chiesa. S.Agostino scriveva: “Noi pure riceviamo lo Spirito Santo, se noi amiamo la Chiesa, se restiamo uniti nella carità, se ci rallegriamo del nostro nome e della nostra fede cattolica. Credetemi, fratelli, quanto più uno ama la Chiesa, tanto più abbonda in lui lo Spirito Santo”.
Monsignor Gay asseriva: “In nessuna parte Dio è presente come nella Chiesa… che ne è la manifestazione creata”. E aggiungeva: “Amatela con tutto il vostro spirito, con tutta la vostra volontà, con tutto il vostro cuore e con tutte le vostre forze; ciò significa crederle in tutte le cose, ubbidirle sempre, sentire con lei e come lei e servirla in tutti i modi, senza posa e con devozione assoluta, aiutandola con tutte le forze e cooperando alle sue opere”.
La Chiesa è una società divina e questa società di cui facciamo parte è veramente la nostra famiglia e la nostra patria. Forse non si raccomanderà mai abbastanza la necessità del sentire cum Ecclesia. Bisogna vivere con la Chiesa, formare una cosa sola con lei, avere il senso e il respiro cattolico in tutte le cose. “Noi dobbiamo spingere la nostra lealtà verso la Chiesa – ammoniva il P. Faber – fino ai minimi pensieri e non parleremo mai con leggerezza della sua maestà. Dobbiamo nutrire fede nelle sue relazioni e nelle difficoltà che essa incontra con il mondo… Non dobbiamo mai arrossire di lei. Non possiamo essere scontenti quando la sua prassi venga a contrariare certe idee che noi abbiamo caldeggiato”. Il nostro dovere è di ubbidirle sempre.
Ma la vita della Chiesa in terra è un’immolazione costante: il sacrificio – a partire da quello della Santa Messa – le è talmente connaturale che non la si può immaginare priva. Nel corso dei secoli, questa tenerissima Madre è stato oggetto d’ingratitudine, di disprezzo e di tradimento da parte di tanti figli degeneri. Oggi più che mai essa vive il suo Getsemani e la sua Passione. Non bisogna sorprendersi della Passione della Chiesa perché, per usare un’espressione di Santa Caterina da Siena, “la Chiesa è lo stesso che il Cristo”. Potrebbe anche dirsi che la storia della Chiesa è la storia postuma di Cristo poiché Cristo e la sua Chiesa formano un unico Corpo
La Passione di Cristo è la Passione che vive oggi la Chiesa, perseguitata all’esterno e tradita e abbandonata all’interno. Davanti allo scenario desolante che è sotto i nostri occhi non possiamo rimanere indifferenti. Nessun figlio può essere indifferente ai dolori della propria madre. Ma che cosa fare? “Raccogli i tuoi sudori – diceva Gesù a S. Caterina da Siena –prendi le tue lacrime… attingi alla sorgente della mia divina carità, e con essa, unita agli altri miei servi fedeli, monda il volto della mia sposa. Ti prometto che ciò le restituirà la sua prima bellezza”.
Occorre lottare per la Chiesa, per difendere la sua dottrina e la sua tradizione, i suoi diritti e la sua libertà. Le armi richieste sono l’immolazione, la preghiera l’azione, la penna e, se serve, il nostro sangue. Un figlio che vede la propria madre insultata e tradita, e non la difenda, non è degno di lei. Un figlio non abbandona mai la propria madre e tanto meno oserà tradirla. Occorre fedeltà alle promesse del nostro battesimo, ossia fedeltà fino alla morte, senza compromessi.
Dobbiamo essere ben consapevoli che la Chiesa è santa nel suo principio, nella sua costituzione e nel suo fine, ma non è costituita da tutti santi: immaculata ex maculatis, la definì con frase scultorea sant’Ambrogio. È una società nella quale l’umano si mescola al divino, come mostra l’originario Collegio apostolico istituito da Cristo stesso nel quale vi fu un traditore. Nel corso dei secoli la Chiesa ha attraversato periodi di oscuramenti e di decadenza. Ma sempre ne è uscita più spendente grazie alle riforme operate da uomini santi. In quei momenti infelici e tremendi i nemici colgono l’occasione per giudicarla in modo spietato e – se fosse possibile – sfigurarne lo splendore del volto. Ma un vero figlio della Chiesa non si scandalizza di queste miserie morali.
Facciamo nostro l’anelito pieno d’amore filiale di Bossuet: “O santa Chiesa romana, madre delle altre chiese e di tutti i fedeli, Chiesa voluta da Dio per raccogliere i suoi figli nella stessa fede e nella stessa carità, noi lotteremo sempre per la tua unità con tutte le nostre forze. Se io ti dimenticassi, o Chiesa di Roma, possa essere dimenticato io stesso; la mia lingua si inaridisca e resti immobile nella bocca, qualora io non ti ponessi ai vertici di tutti i miei canti di gioia”. Amiamo, dunque, con immenso amore, la Chiesa che è la più amabile di tutte le Madri. AmemusDeum nostrum, amemusEcclesiameius (S. Agostino).
Fonte: www.conciliovaticanosecondo.it
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