L'abate benedettino Michael Zielinski è a capo
dell'ufficio vaticano che all'interno della Congregazione per il culto divino si
deve occupare dell'arte per la liturgia, nelle sue varie dimensioni: arti
visive, architettura, musica, ecc...
Questo servizio rappresenta la principale
novità della ristrutturazione del dicastero del Culto, avviata alla fine
dell'anno scorso, e deve dare linee guida affinché, per es., i canti per la
messa come pure la struttura delle nuove chiese e le opere d'arte che contengono
possano dirsi adeguati e corrispondenti al mistero che viene celebrato, secondo
le direttive della costituzione del Vaticano II sulla liturgia «Sacrosanctum Concilium».
Ecco un video con alcune battute raccolte dal
Catholic News Service,
dove l'abate espone idee semplici e piuttosto chiare a proposito dei problemi
dell'arte contemporanea applicata all'ambito della liturgia: se l'arte
sacra non comunica in maniera diretta, interpersonale ed è invece tutta centrata
sull'espressione soggettiva dell'artista piuttosto che sulla manifestazione di
ciò che altrimenti è invisibile e inudibile a chi la fruisce, allora non è buona
arte per la liturgia:
Offro una veloce traduzione italiana dell'intervento in inglese dell'abate Zielinski:
"Sono dell'idea che gran parte della crisi chiesa nella vita spirituale della chiesa, del popolo di Dio, ha a che fare con la crisi nella liturgia.
Una celebrazione fedele della liturgia produce un popolo di Dio fedele e santo.
Per quello che riguarda il nostro ufficio e i problemi dell'arte e dell'architettura e della musica, beh, è il problema dell'arte contemporanea. Ma che cosa è "contemporaneo" e che cosa è "arte"? Molta di quella che è oggi chiamata "arte contemporanea" è oggi così soggettiva, potrei dire addiritura "egocentrica", tanto che si deve usare, per così dire un martello, per penetrare nel messaggio, nella comunicazione che viene proposta, e spesso l'artista sta solo comunicando con se stesso, e perfino quella comunicazione è tanto difettosa perché profondamente irrazionale.
L'arte contemporanea oggi non ha quasi rispetto per la propria capacità di comunicare, di dare un messaggio.
L'artista, se ha intenzione di mettersi a servizio della liturgia, deve avere la consapevolezza che questa liturgia lo convertirà, o almeno proverà ad evangelizzarlo, ad insegnargli qualcosa: gli insegnerà come occupare lo spazio, occupare gli spazi in certi momenti e tempi; gli darà degli input su idee e tematiche su cui l'artista dovrà meditare e riflettere. Sebbene l'artista ci metterà il suo stile personale, egli deve essere in grado di comunicare, di entrare in questo flusso rituale, diventare parte del tutto".
http://www.cantualeantonianum.com
Nessun commento:
Posta un commento