domenica 19 maggio 2013

La Chiesa e gli istituti religiosi

 

 

di P. Giovanni Cavalcoli, OP

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La Chiesa, sin dagli inizi della sua storia, ha approvato con la sua autorità apostolica il sorgere successivo e diversificato di molte forme di vita comune o solitaria che si prefiggono lo scopo di servire Dio e il prossimo secondo una speciale regola di perfezione evangelica nell’esercizio dei tre voti di povertà, castità ed obbedienza. Sono quelli che comunemente chiamiamo istituti od ordini religiosi, di vita attiva o contemplativa o monastica.

Certamente non ogni movimento o iniziativa di questo genere richiede necessariamente un riconoscimento ufficiale da parte o del vescovo locale o dalla S.Sede. Ma il popolo di Dio, nel quale pure opera lo Spirito Santo, ha la santa libertà di organizzare autonomamente, sempre ovviamente nel rispetto delle leggi della Chiesa e della legittima autorità, gruppi, sodalizi, movimenti associazioni, comunità spontanee, i quali si impegnano a vivere il Vangelo in una forma più austera o più perfetta o più fervorosa, senza che sia sempre necessaria l’approvazione ufficiale da parte dell’autorità ecclesiastica, purchè, s’intende, rispettino le norme comuni della vita cristiana e le direttive pastorali generali della Chiesa.

Lo Spirito Santo, sempre operante nella Chiesa, pensa Lui, quando e come vuole, a suscitare in singoli e in gruppi il desiderio o l’intento di una vita più perfetta e più santa. Certo l’autorità sacerdotale, per esempio il parroco, o episcopale deve vigilare a che non ci siano deviazioni nel campo della fede o della morale.

Tale autorità può essere consultata da parte di chi avverte questa ispirazione dello Spirito, soprattutto se non ha certezza e desidera un discernimento autorevole. L’autorità stessa può proporsi come guida ufficiale, ma tutto avviene e deve avvenire in un sereno e caritatevole scambio e reciproco aiuto tra quella che è la funzione del sacerdote, presbitero o vescovo e i possessori di carisma dello Spirito Santo, doni che si riferiscono soprattutto al carisma profetico o alle varie iniziative della carità, che riguardano sia uomini che donne.

Nel corso dei secoli, soprattutto dall’inizio del Medioevo fino ad oggi, sono sorti Istituti, ufficialmente riconosciuti dalla S.Sede, che sono molto fioriti e si sono enormemente irrobustiti con una complessa e solida organizzazione giuridico-disciplinare ed anche economica, oggi su scala mondiale, con legami non solo con la Chiesa, ma anche con la società, la cultura e la politica.

Questi Istituti religiosi nei secoli sono stati una benedizione e da essi sono sorti molti santi ed altre istituzioni. Tuttora essi sono preziosi per la Chiesa. Tuttavia non è stato raro il caso, nella storia, cha alcuni abbiano tralignato o siano decaduti o che il fine per il quale erano stati costituiti avesse perduto la sua attualità storica.

In questi casi o si sono estinti da soli o è stata la stessa S.Sede ad abolirli, o perché non più attuali o perché diventati inutili o perché non più capaci di reggersi o perché venuti meno al loro scopo originario per il quale erano stati approvati. Un caso famoso di questo secondo tipo fu il famoso Ordine dei Templari, abolito nei primi del sec.XIV da Papa Clemente V a causa della sua decadenza morale e della cattiva amministrazione di suoi beni, benchè la cosa non sia del tutto chiara e c’è chi sostiene che il Papa dovette cedere alle pressioni del re di Francia Filippo il Bello.

Il rapporto dell’autorità ecclesiastica episcopale o pontificia con gli istituti religiosi è reso difficile dal fatto che richiede il collegamento armonioso e costruttivo di due funzioni strutturali della vita ecclesiale: la funzione sacerdotale e il ministero profetico o, come si esprime il Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium (n.4), il dono gerarchico e il dono carismatico.

Il ministero sacerdotale costituisce la struttura portante della Chiesa, che, come tale, è fissa e determinata: l’annuncio del Vangelo, l’amministrazione dei sacramenti, il governo della Chiesa; la vita religiosa rappresenta il dinamismo spirituale, nel popolo di Dio, laici e sacerdoti, della ricerca della santità e della tensione verso il Regno, nel concreto dell’esistenza, nello sviluppo della storia, nell’immensa varietà delle iniziative della carità, della solidarietà umana, dei modi di render culto a Dio e di indagare circa la “lunghezza, l’altezza e la profondità” del mistero di Cristo.

Oggi questo problema dell’accordo fra sacerdozio e profezia si è fatto più acuto sia per l’esistenza di una crisi di identità del sacerdote e sia per una concezione della vita religiosa tendenzialmente anarchica e spontaneista, per la quale gli istituti religiosi sono guastati da un modo di intendere la vita ecclesiale come se la componente sacerdotale gerarchica fosse un peso o una cosa inutile o del passato.

Da qui il sorgere negli Ordini più prestigiosi, come i Gesuiti, i Domenicani e i Francescani, di correnti ereticali, che invece dai loro sostenitori sono viste come punte avanzate della Chiesa del futuro, espressioni della libertà e del rinnovamento nello Spirito Santo.

Questi Ordini furono a suo tempo approvati da Roma, in quanto si offrivano come aiuto nella sua missione apostolica, ma nel momento in cui essi creano ostacoli alla S.Sede o al corpo episcopale, Roma potrebbe ritirare la sua approvazione e tali Ordini sarebbero automaticamente sciolti. Nella misura in cui essi continuano a creare questi ostacoli a Roma, il suddetto rischio non è per nulla aleatorio, anche se Roma è magnanima ed attendista e cerca tuttora di salvare il salvabile.

Questi Ordini, inquinati in certa misura di modernismo, potrebbero esser declassati e dichiarati, come la Fraternità S.Pio X, “non in piena comunione con la Chiesa” e ciò ben più a buon diritto, giacchè se i lefevriani non intendono la Tradizione nel senso giusto, almeno non li si potrà accusare di eresia come i modernisti.

Di fatto invece gli Ordini infetti di modernismo hanno perso il prestigio che ebbero un tempo e non godono più come allora della piena fiducia della S.Sede, la quale tende a preferire nuovi Istituti più fedeli, come per esempio l’Opus Dei o i Francescani dell’Immacolata o l’Istituto del Verbo Incarnato.

Quanto agli Ordini in declino o in pericolo, benchè non si considerino tali ma anzi “avanzati”, non devono approfittare della magnanimità e della tolleranza di Roma, bensì piuttosto sono invitati dallo Spirito Santo a recuperare la loro ispirazione originaria nella piena comunione ecclesiale e fedeltà al loro carisma, così come Roma lo ha approvato e tuttora lo approva e lo promuove, giacchè tale ispirazione originaria mantiene pienamente la sua attualità in rapporto ai bisogni più profondi del mondo contemporaneo.


http://www.riscossacristiana.it

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