UDIENZA AI PARTECIPANTI ALL’INCONTRO PROMOSSO DALL’ASSOCIAZIONE ITALIANA SANTA CECILIA: DISCORSO DEL SANTO PADRE
Cari fratelli e
sorelle!
Con grande gioia vi accolgo, in
occasione del pellegrinaggio organizzato dall’Associazione Italiana Santa
Cecilia, alla quale va anzitutto il mio plauso, con il saluto cordiale al
Presidente, che ringrazio per le cortesi parole, e a tutti i
collaboratori.
Con affetto saluto voi,
appartenenti a numerose Scholae Cantorum di ogni parte d’Italia!
Sono molto lieto di incontrarvi,
e anche di sapere - come è stato ricordato - che domani parteciperete nella
Basilica di San Pietro alla celebrazione eucaristica presieduta dal Cardinale
Arciprete Angelo Comastri, offrendo naturalmente il servizio della lode con il
canto.
Questo vostro convegno si
colloca intenzionalmente nella ricorrenza del 50° anniversario dell’apertura del
Concilio Vaticano II.
E con piacere ho visto che
l’Associazione Santa Cecilia ha inteso così riproporre alla vostra attenzione
l’insegnamento della Costituzione conciliare sulla liturgia, in particolare là
dove – nel capitolo sesto – tratta della musica sacra. In tale ricorrenza, come
sapete bene, ho voluto per tutta la Chiesa uno speciale Anno della fede, al fine
di promuovere l’approfondimento della fede in tutti i battezzati e il comune
impegno per la nuova evangelizzazione.
Perciò, incontrandovi, vorrei
sottolineare brevemente come la musica sacra può, anzitutto, favorire la fede e,
inoltre, cooperare alla nuova evangelizzazione.
Circa la fede, viene spontaneo
pensare alla vicenda personale di Sant’Agostino - uno dei grandi Padri della
Chiesa, vissuto tra il IV e il V secolo dopo Cristo - alla cui conversione
contribuì certamente e in modo rilevante l’ascolto del canto dei salmi e degli
inni, nelle liturgie presiedute da Sant’Ambrogio.
Se infatti sempre la fede nasce
dall’ascolto della Parola di Dio – un ascolto naturalmente non solo dei sensi,
ma che dai sensi passa alla mente ed al cuore – non c’è dubbio che la musica e
soprattutto il canto può conferire alla recita dei salmi e dei cantici biblici
maggiore forza comunicativa.
Tra i carismi di Sant’Ambrogio
vi era proprio quello di una spiccata sensibilità e capacità musicale, ed egli,
una volta ordinato Vescovo di Milano, mise questo dono al servizio della fede e
dell’evangelizzazione.
La testimonianza di Agostino al
riguardo è molto significativa. Nel decimo libro delle Confessioni egli scrive:
«Quando mi tornano alla mente le lacrime che canti di chiesa mi strapparono ai
primordi nella mia fede riconquistata, e alla commozione che ancor oggi suscita
in me non il canto, ma le parole cantate, se cantate con voce limpida e la
modulazione più conveniente, riconosco di nuovo la grande utilità di questa
pratica» (33, 50).
L’esperienza degli inni
ambrosiani fu talmente forte, che Agostino li portò impressi nella memoria e li
citò spesso nelle sue opere; anzi, scrisse un’opera proprio sulla musica, il De
Musica.
Egli afferma di non approvare,
durante le liturgie cantate, la ricerca del mero piacere sensibile, ma riconosce
che la musica e il canto ben fatti possono aiutare ad accogliere la Parola di
Dio e a provare una salutare commozione.
Questa testimonianza di
Sant’Agostino ci aiuta a comprendere il fatto che la Costituzione Sacrosanctum
Concilium, in linea con la tradizione della Chiesa, insegni che «il canto sacro,
unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne» (n.
112). Perché «necessaria ed integrante»?
Non certo per motivi estetici,
ma perché coopera a nutrire ed esprimere la fede, e quindi alla gloria di Dio e
alla santificazione dei fedeli, che sono il fine della musica sacra (cfr
ibid.).
Proprio per questo vorrei
ringraziarvi per il prezioso servizio che prestate: la musica che eseguite non è
un accessorio o un abbellimento della liturgia, ma è essa stessa
liturgia.
Voi aiutate l’intera Assemblea a
lodare Dio, a far scendere nel profondo del cuore la sua Parola: con il canto
voi pregate e fate pregare, e partecipate al canto e alla preghiera della
liturgia che abbraccia l’intera creazione nel glorificare il
Creatore.
Il secondo aspetto che propongo
alla vostra riflessione è il rapporto tra il canto sacro e la nuova
evangelizzazione.
La Costituzione conciliare sulla
liturgia ricorda l’importanza della musica sacra nella missione ad gentes ed
esorta a valorizzare le tradizioni musicali dei popoli (cfr n.
119).
Ma anche nei Paesi di antica
evangelizzazione, come l’Italia, la musica sacra può avere e di fatto ha un
compito rilevante, per favorire la riscoperta di Dio, un rinnovato accostamento
al messaggio cristiano e ai misteri della fede.
Pensiamo alla celebre esperienza
di Paul Claudel, che si convertì ascoltando il canto del Magnificat durante i
Vespri di Natale nella Cattedrale di Notre-Dame a Parigi: «In quel momento –
egli scrive – capitò l’evento che domina tutta la mia vita. In un istante il mio
cuore fu toccato e io credetti.
Credetti con una forza di
adesione così grande, con un tale innalzamento di tutto il mio essere, con una
convinzione così potente, in una certezza che non lasciava posto a nessuna
specie di dubbio che, dopo di allora, nessun ragionamento, nessuna circostanza
della mia vita agitata hanno potuto scuotere la mia fede né
toccarla».
Ma, senza scomodare personaggi
illustri, pensiamo a quante persone sono state toccate nel profondo dell’animo
ascoltando musica sacra; e ancora di più a quanti si sono sentiti nuovamente
attirati verso Dio dalla bellezza della musica liturgica come
Claudel.
E qui, cari amici, voi avete un
ruolo importante: impegnatevi a migliorare la qualità del canto liturgico, senza
aver timore di recuperare e valorizzare la grande tradizione musicale della
Chiesa, che nel gregoriano e nella polifonia ha due delle espressioni più alte,
come afferma lo stesso Vaticano II (cfr Sacrosanctum Concilium,
116).
E vorrei sottolineare che la
partecipazione attiva dell’intero Popolo di Dio alla liturgia non consiste solo
nel parlare, ma anche nell’ascoltare, nell’accogliere con i sensi e con lo
spirito la Parola, e questo vale anche per la musica liturgica.
Voi, che avete il dono del
canto, potete far cantare il cuore di tante persone nelle celebrazioni
liturgiche. Cari amici, auguro che in Italia la musica liturgica tenda sempre
più in alto, per lodare degnamente il Signore e per mostrare come la Chiesa sia
il luogo in cui la bellezza è di casa.
Grazie ancora a tutti per questo
incontro!
Libreria
Editrice Vaticana 10 novembre 2012
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