giovedì 2 novembre 2023

La devozione alle Anime del Purgatorio






di Cristina Siccardi, 1 Novembre 2023 

Sebbene i media di massa stiano parlando di halloween piuttosto che del giorno di Ognissanti e di quello dei defunti, e molte persone, soprattutto i bambini e i giovani, vengano coinvolti in feste stregonesche, dalle linee oscure, dalle maschere brutte e orripilanti, e dalle “zucche” letteralmente vuote, i cimiteri, soprattutto quelli dei paesi di provincia, vengono ancora visitati con spirito cattolico, laddove, quindi, i forni crematori non hanno ancora ingurgitato, con il macabro e crudele uso della cremazione, le salme di parenti, amici e conoscenti.

Novembre inizia con la festa di tutti i Santi, ovvero di tutti coloro che hanno meritato il Paradiso, a prescindere da quelli riconosciuti dalla Chiesa in terra, ma che fanno già parte della Chiesa trionfante in Cielo. Mentre il secondo giorno di novembre vengono ricordate tutte le anime presenti in Purgatorio che necessitano ancora di purificazione per essere degne di stare al cospetto di Dio. L’esistenza del Purgatorio è verità di fede ed è una dimensione, un luogo, un tempo di carattere divino, è dunque una condizione ultraterrena spazio-temporale, soprannaturale, contrariamente a ciò che teorizza la teologia odierna che elimina i suoi connotati o addirittura la sua esistenza. È uno stato dove le anime hanno bisogno di preghiere perché esse non possono pregare per sé stesse, ma possono comunque, essendo già sante perché destinate alla beatitudine eterna, intercedere per le persone ancora in vita.

Le uniche anime che vanno direttamente in Paradiso sono quelle completamente pure al momento della loro morte. Anime, quindi, innocenti, infatti Gesù ha detto: «In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Mt 18, 3). L’infinita divina giustizia è inflessibile ed esige che vengano scontati tutti i debiti, fino all’ultimo centesimo, realtà purificatoria che viene desiderata dalla stessa anima, come il bravo bambino che soffre per aver commesso un tradimento nei confronti dei genitori, compiendo una mala azione, e vuole essere perdonato: le sue lacrime sono il prezzo da pagare, così quelle dell’anima purgante (in grazia di Dio, senza peccato mortale; ma al momento dell’ultimo respiro ancora legato in qualche modo alle aspirazioni terrene e macchiato dai peccati veniali) che le versa per le ingiustizie commesse di fronte alla misericordia infinita dell’Amore Uno e Trino.

Nel secondo Libro dei Maccabei (12, 42-46) leggiamo che dei giudei pregavano per i loro defunti affinché venissero scontati i loro peccati ed essi elargivano anche 2000 dramme d’argento a Gerusalemme, consci della possibilità di aiutare nell’aldilà i propri cari con preghiere. Non si prega per le anime infernali, perché non c’è più nulla da fare per la loro condizione, e neppure per le anime del Paradiso, bensì queste ultime le si invoca per il loro potere intercessorio. Invece, si prega per il suffragio delle anime del Purgatorio perché possa essere abbreviato il tempo delle loro sofferenze, stando distanti dal Padre, unica e vera felicità. Allo stesso tempo, però, i vivi possono lucrare dalle anime purganti – in virtù delle loro preghiere, delle celebrazioni delle Sante Messe, delle loro penitenze e delle loro elemosine per le indulgenze a loro favore – intercessioni per necessità spirituali e materiali. «Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre» (Gb 1,5). San Giovanni Crisostomo sollecita a non esitare nel soccorrere con le orazioni coloro che sono morti (cf. Homiliae in primam ad Corinthios, 41,5). L’abate Odilone di Cluny, nel 998, ordinò ai benedettini di osservare ogni anno la commemorazione di tutti i fedeli defunti il 2 di novembre. Presto la pratica di pregare per il suffragio di queste anime si diffuse ovunque nella Chiesa. Il vocabolo suffragio deriva dal latino «frangĕre», con riferimento ai frantumi di coccio, in quanto le votazioni, che eleggevano un candidato raccomandato, avvenivano talvolta rompendo delle tavolette/tessere. Applicato ad un candidato defunto, il suffragio è una raccomandazione affinché si accorci il suo tempo di Purgatorio.

San Gregorio Magno nel IV libro dei Dialoghi parla di un monaco morto senza riconciliarsi con la Chiesa dopo aver commesso un peccato contro la povertà: dopo trenta giorni nei quali era stata celebrata per lui una Messa di suffragio apparve ad un confratello annunciando la sua liberazione dalle sofferenze del Purgatorio. Da allora prese l’uso delle cosiddette «Messe gregoriane».

La dispersione delle ceneri del defunto, dove si smarrisce la memoria dell’esistenza di quella persona, omettendone il nome e le date di nascita e morte, non è una pratica dallo spirito cattolico poiché porta di fatto a cancellare in brevissimo tempo la sua esistenza e, contemporaneamente, porta i viventi a non compiere opere di misericordia spirituale nei suoi confronti.

Nella storia, oltre ai Padri della Chiesa, molti santi e mistici hanno avuto un’attenzione particolare per i defunti, ossia per le anime del Purgatorio, ricordiamone alcuni: santa Gertrude la Grande, santa Caterina da Genova, san Roberto Bellarmino, san Nicola da Tolentino, santa Caterina da Bologna, santa Teresa d’Avila, la beata Katharina Emmerick, san Leonardo da Porto Maurizio, sant’Alfonso Maria de’ Liguori, santa Margherita Maria Alacoque, san Giovanni Maria Vianney, san Giovanni Bosco, il beato Francesco Faà di Bruno, santa Gemma Galgani, santa Faustina Kowalska, san Pio da Pietrelcina, il beato Giacomo Alberione.

«Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico», così venne dichiarato nel secondo Concilio di Lione del 1274. Si tratta di un legame indissolubile fra terra e Cielo, frutto della Redenzione e della comunione dei santi. I membri della Chiesa sono chiamati a partecipare alla missione di Salvezza di Cristo e ad assumere i Suoi intenti verso le anime sante del Purgatorio, le quali, incapaci di aiutarsi da sole o fra di loro, fanno affidamento sulle preghiere di compassione e di premurosa carità della Chiesa pellegrina per abbreviare la loro condizione di purificazione. Diceva il beato Alberione: «La Chiesa militante suffraga le anime purganti e glorifica la trionfante; la purgante prega per la militante od onora la trionfante cui aspira; la trionfante ama, comunica, aiuta la purgante e la militante» (Ut perfectus sit homo Dei, n. 14, pp. 226-227). Anche nei Concili di Firenze nel XV secolo e quello di Trento del XVI hanno trattato il tema del Purgatorio, conseguenza delle basi bibliche e di ciò che i Padri della Chiesa e i comuni fedeli avevano sempre creduto, insegnato e praticato.

Santa Caterina da Genova, la mistica definita «Dottoressa del Purgatorio», nel suo Trattato del Purgatorio descrive come il fuoco dell’Amore divino purifichi da ogni macchia le anime che attendono la beatitudine eterna e afferma che tale condizione è necessaria per soddisfare la giustizia divina, ma allo stesso tempo è segno della misericordia di Dio, che vuole riportare le anime alla bellezza originaria, perduta con il peccato, bellezza a cui esse bramano con tutte le loro forze.

Nel XII secolo san Bernardo da Chiaravalle ebbe una visione nella chiesa di Roma Santa Maria Scala Coeli: mentre celebrava la Santa Messa vide che su una scala salivano le anime del Purgatorio; mentre santa Teresa d’Avila ebbe a dire: «Non ho mai chiesto grazie alle anime del Purgatorio senza essere stata esaudita. Anzi, quelle che non ho potuto ottenere dagli spiriti celesti le ho ottenute per intercessione delle anime del Purgatorio». Dal canto suo, il teologo sant’Alfonso compose una straordinaria novena per i defunti, che tradizionalmente viene recitata in preparazione sia del 1° che del 2 novembre. Una delle preghiere che un tempo erano più conosciute è quella della cistercense tedesca santa Gertrude la Grande, che in uno dei suoi colloqui con Gesù Cristo, quando ella manifestò il suo desiderio di pregare per i defunti, Gesù stesso le insegnò questa invocazione: «Eterno Padre, io offro il Preziosissimo Sangue del Vostro Divin Figlio, Gesù, in unione con le Messe celebrate oggi in tutto il mondo, per tutte le sante anime del Purgatorio, per tutte le anime di tutto il mondo, per i peccatori della Chiesa Cattolica, per quelli della mia casa e della mia famiglia. Amen». Per tradizione si crede che mille anime vengano liberate dal Purgatorio ogni volta, ma ad una condizione, che la si reciti con tutto il cuore.




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