di GIACOMO GALEAZZI
Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è già legale in 14 Paesi. Sulla scia del presidente Cei Bagnasco il sociologo Massimo Introvigne, già rappresentante Ocse, ritiene che «la famiglia non può essere umiliata e indebolita da rappresentazioni similari che in modo felpato costituiscono un vulnus progressivo alla sua specifica identità, e che non sono necessarie per tutelare diritti individuali in larga misura già garantiti dall’ordinamento".
Professore, tre anni fa da arcivescovo di Buenos Aires, Bergoglio attribuì la legge sul matrimonio gay alla "invidia del demonio che confonde e inganna i figli di Dio". Lei ritiene "cattolicamente accettabile" un compromesso che ammetta le unioni civili senza usare la parola matrimonio?
"Il problema non è solo né tanto un’incertezza dottrinale su quanto il Magistero insegna in materia di unioni omosessuali. Per molti – anche per tanti «conservatori», tanti dirigenti cattolici, tanti sacerdoti, forse perfino qualche vescovo – le incertezze dottrinali non ci sono, ma il problema è che in cuor loro hanno ceduto al mito illuminista del progresso e del carattere ineluttabile di certe «conquiste» moderne, un mito che lega la verità al tempo e che è il pilastro stesso di quella «dittatura del relativismo» di cui, sulla scia di Benedetto XVI, ha parlato anche Papa Francesco. Si sono convinti che la storia avanzi in modo lineare, che la rivoluzione contro la castità prematrimoniale, l’aborto, il matrimonio omosessuale, l’eutanasia – domani l’aborto post-natale – siano il risultato di processi «irreversibili». Il treno è partito e avanza in modo lineare e ineluttabile. Al massimo – com’è accaduto per ora in Italia sul tema delle unioni omosessuali – può essere fermato in stazione per un po’, ma poi riprende la sua marcia. Chi pensa diversamente è vittima, per dirla con Papa Francesco, di quella «mondanità spirituale» che perde la fiducia in Dio e segue le vie e il consenso del mondo, e di quella disperazione storica che, ci spiega il Pontefice, viene effettivamente dal diavolo".
Varie voci della gerarchia ecclesiastica (come il porporato belga Danneel, l'arcivescovo di Curia Marini e il cardinale austriaco Schoenborn) si sono espressi a favore di una soluzione di compromesso che legittimi un' unione civile per persone dello stesso sesso. Esiste una "fronda" pro nozze gay nell'episcopato?
"Occorre distinguere le questioni dottrinali da quelle di teoria dell’azione. La dottrina è quella esposta dal cardinale Bagnasco, e da numerosi documenti del Magistero. La teoria dell’azione porta un certo numero di cattolici, i quali dal punto di vista dottrinale dovrebbero essere, e molte volte sono, d’accordo con il Magistero, compresi alcuni prelati, a chiedersi se – da un punto di vista strategico – le unioni civili non possano essere un «male minore» rispetto al «male maggiore» rappresentato dal matrimonio e delle adozioni omosessuali. Personalmente ritengo che l’esperienza di tanti Stati, a partire dalla Francia e dalla Gran Bretagna, mostri che le leggi sulle unioni civili non sono un’alternativa ma sono l’apripista alle leggi sul matrimonio e le adozioni omosessuali. Prima si fa passare la legge sulle unioni civili – magari «venduta» agli oppositori come alternativa a quella sul matrimonio e le adozioni – e dopo qualche anno si trasformano le unioni civili in matrimoni. I vari PACS, DICO e unioni civili sono quelle «rappresentazioni similari» alla famiglia che il cardinale Bagnsco vigorosamente rifiuta e non sono semplici riconoscimenti dei diritti individuali".
Esiste una "santa alleanza" tra confessioni cristiani e gli altri monoteismi a difesa del matrimonio e dalla famiglia tradizionale?
"Ci sono, anche in Italia – penso a iniziative in corso in Sicilia –, feconde collaborazioni fra cristiani e protestanti soprattutto di matrice cosiddetta «evangelicale» e pentecostale, così come ci sono in Paesi dell’Est con le Chiese ortodosse, e anche con ambienti ebraici (Benedetto XVI citò il rabbino Bernheim, le cui idee rimangono interessanti a prescindere dalle successive controversie sulle sue qualifiche accademiche, che lo hanno portato a dimettersi da Rabbino Capo di Francia) e musulmani".
Il matrimonio omosex è anche un'arma ideologica impugnata dalla cultura laicista contro la fede?
"Penso che le collaborazioni su questo tema tra cattolici ed esponenti di altre comunità cristiane e religioni derivino appunto dal fatto che l’ideologia del gender, come Benedetto XVI spiegò nel discorso alla Curia Romana del 21 dicembre 2012, implica la pretesa prometeica dell’uomo di «farsi da sé», di negare che esista una natura umana, e l’affermazione che possiamo inventarci come meglio preferiamo la nostra identità e il nostro modello di famiglia. Ma negare la natura significa negare che esista un Dio Creatore: «Dove la libertà del fare – diceva Benedetto XVI – diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso». Per questo l’ideologia del gender è una sfida mortale per le religioni. Il cardinale Bergoglio, che come sappiamo è molto sensibile al tema dell’azione del demonio del mondo, attribuì questa negazione della natura umana all’«invidia del demonio». E nel dialogo con il rabbino argentino Abraham Skorka parlò di un «regresso antropologico» determinato dall’ideologia di genere e dai tentativi di assimilare le unioni omosessuali al matrimonio, un’espressione molto forte ma del tutto consonante con il discorso del 2012 di Benedetto XVI. Il documento fondamentale è costituito dalle Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, un testo del 3 giugno 2003 della Congregazione per la Dottrina della Fede sottoscritto dall’allora prefetto di quella Congregazione, il cardinale Ratzinger, ma approvato speciali modo e sottoscritto dal Papa, il beato Giovanni Paolo II, il che lo rende come sappiamo parte del Magistero pontificio".
http://vaticaninsider.lastampa.it/news/dettaglio-articolo/articolo/nozze-gay-gay-marriage-matrimonio-homosexual-25652/
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