Ancora una volta la Santa Vergine di Montenero, patrona della Toscana, ha accolto nel Suo Santuario i fedeli della Regione, chiamati al pellegrinaggio dal Coordinamento Toscano Benedetto XVI per l’applicazione del motu proprio Summorum Pontificum.
Nonostante l’inclemenza della stagione e la gran quantità di impegni pastorali e familiari di questo periodo, sabato 25 maggio un buon numero di persone ha partecipato alla sesta edizione del sacro evento.
Il programma – come sempre – prevedeva la processione che da Piazza delle Carrozze si dipana su per l’erta che mena al Santuario.
Il fuori programma è stata una pioggia battente che si è abbattuta sui fedeli riuniti in buon numero in piazza delle Carrozze e che ha indotto i più a salire con la funicolare.
Solo un gruppetto di una trentina impavidi ha affrontato la salita “Giubilando per l’aspro sentier” come i Lombardi verdiani: pochi e fradici, ma egualmente entusiasti hanno salito le stradine di Montenero recitando il rosario e le litanie alla Santa Vergine. Alcune foto della processione sono state pubblicate sul sito on line del quotidiano
Solo un gruppetto di una trentina impavidi ha affrontato la salita “Giubilando per l’aspro sentier” come i Lombardi verdiani: pochi e fradici, ma egualmente entusiasti hanno salito le stradine di Montenero recitando il rosario e le litanie alla Santa Vergine. Alcune foto della processione sono state pubblicate sul sito on line del quotidiano
Il Tirreno a questo link: http://iltirreno.gelocal.it/foto-e-video/2013/05/25/fotogalleria/processione-a-montenero-1.7132027
Nonostante la dissuasione pluviale, la chiesa era piena, come si vedrà dalle foto che pubblicheremo appena possibile: c’erano i labari delle associazioni componenti il Coordinamento, c’erano i rappresentanti degli ordini cavallereschi (Malta e Costantiniano di San Giorgio) con le suggestive, storiche monture. Erano presenti anche i cavalieri della Militia Templi, che è membro del Coordinamento toscano. A differenza di altri anni, in cui collocazioni di data più felici e giornate di sole avevano aggiunto la presenza di devoti e turisti casualmente capitati al Santuario, quest’anno gli intervenuti erano quasi tutte persone chiamate lì dai gruppi toscani della Tradizione e dal Coordinamento che li unisce.
La Santa Messa “in terzo” è stata celebrata da Padre Serafino Lanzetta dei Francescani dell’Immacolata di Firenze, assistito da due sacerdoti dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, Istituto che ha presenziato con diversi seminaristi che hanno cantato la Missa Salve Sancta Parens. Alla celebrazione ha assistito in abito corale Mons. Fausto Tardelli, vescovo di San Miniato e segretario della Conferenza Episcopale Toscana, il quale ha anche tenuto l’omelia, rivolgendo edificanti e ispirate parole ai fedeli presenti. Oltre a soffermarsi sul Vangelo, il presule ha elogiato alcuni aspetti del rito antico, in particolare l'importanza del silenzio nella celebrazione eucastistica.
Al termine della S. Messa è stata letta la missiva della Sacra Penitenzieria Apostolica con la quale si accordava l’indulgenza plenaria a tutti gli intervenuti.
Dopo la Santa Messa, Mons. Tardelli, dimostrando ancora una volta il suo zelo pastorale per i fedeli legati alla Tradizione, ha indossato i paramenti episcopali ed ha impartito il sacramento della Cresima a tre adulti dell'associazione Cristo Re di Livorno, secondo il venerando rito tridentino, in ossequio alle disposizioni del motu proprio Summorum Pontificum. Al vescovo Tardelli abbiamo voluto esprimere a nome di tutti i gruppi aderenti al Coordinamento, anche attraverso un piccolo dono, la nostra gratitudine per averci onorato ancora, dopo la sua venuta alla seconda edizione del pellegrinaggio, della sua presenza.
Nella foresteria del Monastero è seguito il pranzo, un momento conviviale utile per conoscersi e scambiarsi opinioni, idee ed esperienze, tra toscani e con alcuni amici venuti anche da altre parti d'Italia.
Alle 15, 30, nella sala del Santuario, la prevista conferenza dal titolo: Dall'Editto di Milano all'Anno della fede, che ha visto come relatori lo storico della Chiesa Roberto De Mattei, il teologo Mons. Antonio Livi e il canonico Federico Pozza dell'ICRSS, che è stato chiamato a sostituire l'assente Padre Vincenzo Nuara, fermato a Roma da impegni legati al suo ufficio presso la Commissione Ecclesia Dei. Il convegno è stato brevemente introdotto da Piero Mainardi, dell'associazione Cristo Re di Livorno.
Dato anche lo spessore dei relatori, si è trattato di una interessante occasione di cultura e di apologetica, che è venuta ad arricchire il programma del tradizionale pellegrinaggio. Il prof. De Mattei ha affrontato in chiave storica l'evento di cui si celebrava l'anniversario, ossia l'editto di Milano, ricostruendone anzitutto gli antefatti, a partire dalla persecuzione dei cristiani da parte di Diocleziano per passare dalla battaglia di Ponte Milvio.
L'excursus storico è stato il presupposto per dimostrare - Sant'Ambrogio alla mano - come per la Chiesa cattolica l'editto non sia stato importante per aver sancito un astratto principio di libertà religiosa per tutte le confessioni, dal momento che sempre i cristiani predicarono il riconoscimento pubblico della esclusiva verità della loro fede. L'editto fu proprio il primo passo verso tale riconoscimento, che sarebbe venuto pochi decenni dopo con Teodosio.
Ha poi preso la parola mons. Antonio Livi, teologo e docente emerito di Filosofia della conoscenza presso la Pontificia Università Lateranense. Apprezzato autori di studi sulla filosofia del senso comune, di importanti saggi su san Tommaso d’Aquino e sulla filosofia tomista, capace di intraprendere coraggiose battaglie in difesa dell’ortodossia e della vera teologia cattolica.
Nel suo intervento mons. Livi ha specificato che la teologia è una disciplina scientifica con precise regole epistemiche. Tali regole consentono di separare il vero e il certo dall’opinabile e dall’errore. Ripristinare questi strumenti scientifici sono la premessa indispensabile per poter nuovamente trasmettere integralmente la vera dottrina cattolica rimuovendo gli errori che le false teologie hanno disseminato in questi ultimi decenni.
Nel terzo intervento il canonico Federico M. Pozza, ICRSS. ha evidenziato la natura della liturgia attingendo alle fonti del magistero sottolineando come essa non possa che essere considerata come un dono dato alla Chiesa per il culto e a Dio e la salvezza delle anime. Proprio per la sua natura di dono divino la Chiesa ne è semplicemente custode e quindi non è tollerabile nessuna personalizzazione e nessun arbitrio, nessuna appropriazione nella sua celebrazione.
Il convegno si è poi concluso con un vivacissimo e animato dibattito che ha dimostrato la vivacità intellettuale e la profonda motivazione religiosa che muovono i fedeli legati al mondo legato alla Tradizione cattolica.
http://coordinamentotoscano.blogspot.it/2013/05
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