In Francia una preghiera per la famiglia
Parigi. La Chiesa ha il dovere di dire la sua nei grandi dibattiti della società «quali che siano gli orientamenti dell'opinione pubblica». È quanto ha ribadito il cardinale Philippe Barbarin, arcivescovo di Lione, in merito alle polemiche suscitate dalla speciale preghiera alla Vergine per la Francia letta in tutte le parrocchie del Paese nella solennità dell'Assunzione. Un'antica consuetudine caduta in disuso e riproposta dai presuli francesi, i quali avevano invitato tutti i fedeli a pregare in particolare per i cittadini vittime della crisi economica, i governanti, le famiglie e i giovani.
Alcuni media hanno letto nell'iniziativa una indebita interferenza politica della Chiesa con riferimento, in particolare, alle recenti aperture dell'attuale Governo socialista alla legalizzazione dei matrimoni fra omosessuali e delle adozioni da parte di persone dello stesso sesso. Un'accusa che il cardinale Barbarin respinge al mittente, ribadendo il diritto-dovere della Chiesa di dire la sua soprattutto quando è lo Stato a mostrarsi pervasivo. Quanto alla questione specifica delle unioni omosessuali, il cardinale Barbarin ha ribadito al quotidiano «Le Figaro» che per la Chiesa «snaturare il matrimonio, che è da sempre una realtà meravigliosa e fragile, significa uno strappo per la civiltà». Il porporato non nega che anche la preghiera ha una sua dimensione “politica”, nella misura in cui essa non astrae dalle questioni sociali e dalle sofferenze umane. Ma questo -- afferma -- in un Paese che si vuole democratico e non sottoposto a un pensiero unico è del tutto legittimo. Si può pregare per gli sposi, i bambini e i giovani perché beneficino pienamente dell'amore di un padre e di una madre «senza per questo essere tacciati di omofobia».
Un primo confronto tra l'episcopato e il nuovo esecutivo francese sui temi dei matrimoni omosessuali, l'eutanasia, le cure palliative e sulla laicità si era avuto un mese fa durante un colloquio all'Eliseo tra il presidente della Conferenza episcopale francese, il cardinale André Vingt-Trois, e il presidente della Repubblica, François Hollande. Un colloquio giudicato positivo e in cui il nuovo capo dello Stato francese si era mostrato «ricettivo» alle preoccupazioni dei vescovi.
A sostegno dei presuli transalpini si è pronunciato l'arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia: «Sento di essere solidale con la Conferenza episcopale francese, con il cardinale Vingt-Trois che esorta a pregare perché i bambini crescano con un padre e una madre: perché poi di questo si tratta. E ha ragione il cardinale Barbarin nell'affermare che parlare di matrimonio tra persone dello stesso sesso è uno “choc di civiltà”. Nessun vuol negare i diritti individuali, ma il matrimonio è un'altra cosa, e la famiglia nasce dal matrimonio. Tenere insieme questo plesso che è culturale, ma per noi è anche religioso, credo sia una grandissima sfida da affrontare in tutti gli angoli del pianeta».
Sull'argomento è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: «Evidentemente i vescovi conoscendo la situazione della politica e della società francese -- ha detto -- hanno pensato bene di richiamare l'attenzione della società cristiana, ma anche della società civile, perché i valori fondanti della convivenza di una società solidale e coesa, come la famiglia, non vengano in alcun modo oscurati».
(©L'Osservatore Romano 17-18 agosto 2012)
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