mercoledì 22 agosto 2012

Bioetica, Osservatore: non può esistere eugenetica buona

 






Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 ago.


"L'eugenetica e' nata e si e' diffusa al di fuori della Germania nazista, prima dell'avvento al potere di Hitler, e per molti versi ha continuato a essere messa in pratica anche in seguito, ma con modalita' meno crudeli e soprattutto meno efficaci di quelle tedesche".
Lo ricorda l'Osservatore Romano che boccia oggi in un commento a firma di Lucetta Scaraffia, la sua editorialista di punta, la tesi del neurologo Carlo Alberto Defanti, per il quale l'eutanasia promossa dal nazismo deve essere "messa in conto non a un'irresistibile pulsione propria del biopotere, ma semplicemente al venir meno dell'ordinamento liberaldemocratico e all'avvento di un regime totalitario".
Il tentativo di Defanti, spiega la Scaraffia, che e' docente di storia contemporanea alla Sapienza di Roma, e' quello di "separare il pensiero bioetico dalla realizzazione nazista e in questo modo salvarlo, non considerando cosi' negativamente, almeno in rapporto alla ricerca scientifica del tempo, gli eugenisti stessi. Fino al punto di rileggere perfino il breve opuscolo di Karl Binding e Alfred Hoche intitolato Il permesso di sopprimere le vite non degne di vivere sul quale i nazisti hanno fondato la loro giustificazione dell'operazione t4 di eliminazione dei malati mentali come un libro non pericoloso, ma in certa misura accettabile".

La professoressa Scaraffia ricorda pero' al neurologo appassionato di storia ma non troppo rigoroso nelle sue ricostruzioni, che se "senza dubbio ne' il giurista Binding ne' lo psichiatra Hoche avevano simpatie naziste, ne' Hoche, che sopravvisse piu' a lungo, ebbe mai rapporti con il regime", e' innegabile "l'affinita' che i nazisti rinvennero con le loro teorie".
Una vicinanza che "forse andrebbe analizzata piu' seriamente, soprattutto - scrive la Scaraffia - per questa nuova definizione 'vite indegne di essere vissute' che tanto successo ha avuto e che in fondo giustifica ancora oggi l'eliminazione di feti portatori di handicap". "L'esame che ne fa Defanti - conclude l'articolo - e' superficiale, anche se considera accettabile il concetto solo se la definizione e' riconosciuta come soggettiva, cioe' se il candidato all'eutanasia e' consenziente".


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