di Vincenzo Sasso*
Grazie alla Messa "antica", autentico dono del nostro Pontefice, ho potuto sperimentare quel silenzio, quella sacralità e bellezza e atmosfera di preghiera e adorazione che ho sempre ricercato. Ho sempre avvertito l'attrazione per i tesori della nostra tradizione. Ma si trattava di qualcosa che intravedevo solo grazie a qualche film e alla preziosa risorsa di Internet in quanto, in contrasto con le prescrizioni del Concilio Vaticano II del Magistero ordinario, cose come la musica sacra antica, come il canto gregoriano, e le preghiere in latino sono state quasi completamente rimosse dalle nostre celebrazioni.
Grazie alla Messa antica ho imparato a contemplare i misteri della nostra salvezza e ad adorare Cristo nell'Eucaristia con più profondità e con calma. I testi della Liturgia sono dotati di una densità meravigliosa e mi aiutano a comprendere meglio la mia fede e a pregare meglio.
Spesso i detrattori del restauro e del rinnovamento della Liturgia leggono tali proposte con lenti preconfenzionate, attraverso i commenti denigratori di chi, tra le alte schiere, è contrario. Ma questo approccio manca di ragionevolezza e le critiche mosse sembrano alla fine poco consistenti, poco adeguate alla realtà dei fatti, poco argomentate dal punto di vista teologico e dottrinale, in contrasto con le indicazioni autoritative del Magistero papale e anche conciliare, ma piuttosto frutto di impostazioni di un cattolicesimo vecchio, in voga negli '70 del secolo scorso.
Spero invece che, come il Concilio Vaticano II ci insegna a fare, si possano leggere i segni dei tempi: molti adulti e giovani adulti, attraverso la Messa antica, a cui magari si accostano inizialmente per semplice curiosità, sperimentano un incontro autentico con il Signore, grazie al clima di silenzio che essa favorisce e al denso patrimonio di gesti e testi che la Tradizione romana ci consegna; notiamo come molti lontani, grazie alla Messa antica, avvertono il bisogno di tornare tanti alla fede o perlomeno recuperano un po' di interesse per essa. E sappiamo tutti che l'albero si giudica dai frutti.
E' opportuno avviare serene discussioni attorno a tutti i temi caldi della Liturgia e della teologia in genere e giungere a delle conclusioni comuni, per quanto possibile.
Da parte dei teologi è richiesta l'umiltà dell'autentico dialogo, che si attua attraverso uno studio attento e spregiudicato del pensiero di ognuno, senza chiudersi alla possibilità di accettare e confessare pubblicamente di avere sbagliato e di essere pronti a cambiare opinione. E questo invito lo rivolgerei a tutti, perché può capitare che vi siano idee speculari tra loro, ma che entrambe siano in parte sbagliate. Bisogna trovare sempre un equilibrio, che poi è quello dell'autentica Fede Cattolica, che è e sarà sempre la stessa.
Nessuno obbliga i fedeli o i sacerdoti e vescovi non interessati al rito antico di frequentare o celebrare questa Messa. Non si capisce allora perché tanto livore nel voler contestare chi ad essa è legato e nel contrastare chi la promuove. Davvero un comportamento del genere, non ho paura di dirlo, è in realtà la negazione di uno dei principi più importanti che il Concilio ha voluto proclamare e in cui tali persone dicono, a parole, di credere: la centralità della persona, del Popolo di Dio e l'autonomia del laicato dall'interventismo clericale.
Noi siamo tutti cattolici e abbiamo la stessa fede in Gesù, Maria, i santi, l'Eucaristia e il Papa, quindi dovremmo essere uniti nel tentativo di portare Cristo al mondo, trasmettendo l'autentica fede della Chiesa.
* Studente di Teologia, Corato (Bari)
Fonte: Scuola Ecclesia Mater
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