Intervista al canonico Umberto Pineschi
Perchè ... "chi canta bene, prega due volte"
A cura di Daniela Raspollini
Don Umberto, come la diocesi di Pistoia ha salvaguardato incrementato e accresciuto il patrimonio della Musica Sacra?
La diocesi di Pistoia è stata attiva nel campo della musica sacra in due settori: il libro diocesano dei canti, giunto alla quarta edizione, nella quale ha recepito buona parte del repertorio nazionale voluto dalla CEI, molto apprezzato in Italia e all'estero (molto meno purtroppo nella nostra diocesi, dove viene usato solo in Cattedrale ed in poche altre parrocchie); gli organi, con attività liturgica, specialmente in città (Cattedrale, S. Ignazio e S. Filippo) e con i Vespri d'Organo giunti al 16° anno di vita.
Come si può narrare la vicenda della "Musica Sacra", la musica che ha accompagnato le sorti della civiltà cristiana? In questo hanno avuto un ruolo importante Padri della Chiesa, Papi, documenti del Magistero? È un argomento interessante anche per i fedeli?
Come si può narrare la vicenda della "Musica Sacra", la musica che ha accompagnato le sorti della civiltà cristiana? In questo hanno avuto un ruolo importante Padri della Chiesa, Papi, documenti del Magistero? È un argomento interessante anche per i fedeli?
Si può iniziare dall' Ultima Cena: una "messa cantata" dato che Gesù e gli apostoli escono dal Cenacolo dopo aver cantato l'inno (Marco 14,26 e Matteo 26, 30). Nel nuovo messale, la forma "normale" della celebrazione è con il canto, tanto che l’Ordinamento generale del Messale Romano porta un capitolo intitolato “Importanza del canto”, in cui si dice: “I fedeli sono esortati dall’apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali. Infatti il canto è segno della gioia del cuore. Perciò dice molto bene sant’Agostino: «Il cantare è proprio di chi ama», e già dall’antichità si formò il detto: «Chi canta bene, prega due volte».
E si aggiunge: "Nella celebrazione della Messa si dia quindi grande importanza al canto, ponendo attenzione alla diversità culturale delle popolazioni e alle possibilità di ciascuna assemblea liturgica. Anche se non è sempre necessario, per esempio nelle Messe feriali, cantare tutti i testi che per loro natura sono destinati al canto, si deve comunque fare in modo che non manchi il canto dei ministri e del popolo nelle celebrazioni domenicali e nelle feste di precetto”.
Purtroppo, in campo ecclesiastico, talvolta vige il vezzo di non considerare i documenti ecclesiastici quando vanno contro le proprie idee. Ad esempio sulla musica.
Si può raccomandare, a seminaristi e noviziati, di salvaguardare il grande patrimonio della musica sacra?
È Giovanni Paolo II che il 22 novembre 2003, nel suo “Chirografo per il centenario del motu proprio “Tra le sollecitudini” sulla musica sacra” raccomanda questo: "Anche in questo campo, pertanto, si evidenzia l'urgenza di promuovere una solida formazione sia dei pastori che dei fedeli laici. San Pio X insisteva sulla formazione musicale dei chierici. Un richiamo in tal senso è stato ribadito anche dal Concilio Vaticano II: “Si curino la formazione e la pratica musicale nei seminari, nei noviziati dei religiosi e delle religiose e negli studentati, come pure negli altri istituti e scuole cattoliche” L'indicazione attende di essere pienamente realizzata. Ritengo pertanto opportuno richiamarla, affinché i futuri pastori possano acquisire una adeguata sensibilità anche in questo campo”.
Ed ecco cosa dice lo stesso Giovanni Paolo II a proposito dell’organo: “Sempre sul piano pratico, il Motu proprio di cui ricorre il centesimo anniversario affronta anche la questione degli strumenti musicali da utilizzare nella Liturgia latina. Tra essi riconosce senza esitazione la prevalenza dell'organo a canne, circa il cui uso stabilisce opportune norme. Il Concilio Vaticano II ha recepito pienamente l'orientamento del mio santo Predecessore stabilendo: “Nella Chiesa latina si abbia in grande onore l'organo a canne, strumento tradizionale, il cui suono è in grado di aggiungere mirabile splendore alle cerimonie della Chiesa, e di elevare potentemente gli animi a Dio e alle cose celesti”.
Purtroppo vige in campo ecclesiastico il non prendere in considerazione i documenti ecclesiastici e perfino le parole del Papa quando vanno contro le proprie idee. E questo avviene soprattutto in campo musicale.
In alcune chiese la Musica Sacra è stata abbandonata, salvo qualche occasione liturgica di carattere straordinario, e sono subentrati canti popolari religiosi del tardo ottocento. Poi si sono moltiplicati testi musicali sul genere di vere e proprie "canzonette". È cosi ?
Mi rifaccio ancora al “Chirografo” di Giovanni Paolo II: «In varie occasioni anch'io ho richiamato la preziosa funzione e la grande importanza della musica e del canto per una partecipazione più attiva e intensa alle celebrazioni liturgiche ed ho sottolineato la necessità di “purificare il culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi sciatti e poco consoni alla grandezza dell'atto che si celebra per assicurare dignità e bontà di forme alla musica liturgica. ... A riguardo delle composizioni musicali liturgiche faccio mia la “legge generale”, che san Pio X formulava in questi termini: “Tanto una composizione per chiesa è più sacra e liturgica, quanto più nell'andamento, nella ispirazione e nel sapore si accosta alla melodia gregoriana, e tanto meno è degna del tempio, quanto più da quel supremo modello si riconosce difforme. Non si tratta evidentemente di copiare il canto gregoriano, ma piuttosto di far sì che le nuove composizioni siano pervase dallo stesso spirito che suscitò e via via modellò quel canto. Solo un artista profondamente compreso del sensus Ecclesiae può tentare di percepire e tradurre in melodia la verità del Mistero che si celebra nella Liturgia”».
Alcuni canti della liturgia cristiana derivano da testi biblici?
Per quanto riguarda il repertorio gregoriano si può dire che quasi tutti i testi sono biblici e il resto è direttamente ispirato dalla Bibbia.
È vero che la Musica Sacra ci porta nello strato più profondo e interiore di noi stessi , ci permette di ascoltare un Dio che non si può vedere ma sentire?
Verissimo. Soprattutto perché la musica, quando è vera musica, è un linguaggio universale: permette di esprimere sentimenti, e preghiere, che con il semplice uso delle parole sarebbero difficili o impossibili da concretizzare.
Diocesipistoia.it
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