di Enzo Pennetta
In un articolo di Michele Bellone la scoperta che il cervello umano ha regioni non esistenti in altri primati.
Le dichiarazioni di Tattersall secondo il quale Homo sapiens è un punto di “rottura” trovano una conferma.
L’articolo di Michele Bellone è stato pubblicato sull’Unità del 19 marzo scorso con il titolo “Un po’ di cervello in più“, si tratta di poche righe ma in grado di far discutere molto, in particolare per un passaggio:
…uno studio pubblicato sul Journal of Neuroscience, al quale hanno preso parte anche le Università di Chieti e Parma, ha scoperto che l’uomo avrebbe sviluppato due nuove strutture cerebrali, che non hanno alcuna corrispondenza nel cervello degli altri primati.
Queste strutture anatomiche non presenti nel cervello di altri primati vanno quindi a confutare in modo definitivo l’idea darwiniana di una differenza di grado e non sostanziale tra Homo sapiens e altri primati, come invece sostenuto dallo stesso Darwin:
…la differenza mentale tra l’uomo e gli animali superiori, per quanto sia grande, è certamente di grado e non di genere: abbiamo visto che i sensi, le intuizioni, la curiosità, l’imitazione, la ragione ecc., di cui l’uomo si vanta, si possono trovare in una condizione incipiente, o anche talora ben sviluppata, negli animali inferiori»(C. Darwin, L’origine dell’uomo e la selezione sessuale, Newton Compton, Roma, p. 110).
Che di differenza sostanziale si tratti lo sanno anche gli attuali neodarwinisti che però, per motivazioni apparentemente incomprensibili non intendono ammetterlo, al riguardo è illuminante la vicenda di Ian Tattersall che allo scorso Meeting di Rimini lo dichiarò pubblicamente con le seguenti parole:
Ma il punto di rottura, quello che caratterizza la comparsa dell’homo sapiens e la scomparsa di altre specie, per esempio dell’uomo di Neanderthal, evento avvenuto attorno a 200mila anni fa, è rappresentato dall’improvvisa apparizione di una nuova e straordinaria capacità: l’elaborazione simbolica”…“Elaborazione simbolica significa linguaggio, una differenza fondamentale rispetto a tutti gli altri esseri viventi.”
Ma quelle parole lo fecero incorrere negli strali dell’establishment neodarwiniano che lo obbligò ad una precipitosa ritrattazione, come documentato su CS nell’articolo Il CICAP e l’ “abiura” di Tattersall.
Un più che probabile collegamento tra lo sviluppo di queste nuove aree e le nuove capacità è prospettato sempre nell’articolo di Bellone:
…i ricercatori hanno così individuato due reti di circuiti nelle regioni corticali del cervello unici nell’uomo. Si tratta di strutture del cervello probabilmente legate a specifiche capacità cognitive umane che non hanno un corrispettivo, né anatomico né funzionale, nei macachi.
Sulla base di questi risultati sarà sempre più difficile non riconoscere un’irriducibilità dell’Uomo verso tutti gli altri esseri viventi, non solo rispetto agli altri primati, e ripensare il suo “posto nella natura”, per usare le parole stesse di Thomas Huxley, il mastino di Darwin.
Adesso speriamo che anche Michele Bellone non sia costretto a ritrattare come Tattersall… insieme a tutti gli autori della ricerca pubblicata sul Journal of Neuroscience.
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