L'immagine proposta è tratta da una miniatura presente nel manoscritto Add. 35322, c. 43 v. conservato nel British Museum di Londra.
Vi è rappresentata la scena decameroniana di Martellino malmenato dai devoti in chiesa.
L'attenzione dev'essere posta in secondo piano, su quello che il miniaturista ha voluto rappresentare come sfondo. Siamo evidentemente attorno al XV secolo in un'epoca, cioè, precedente al Concilio di Trento e, probabilmente, in area inglese.
La miniatura ci mostra, su un piano sopraelevato, un contenitore prezioso, forse un reliquiario. Dietro di esso si nota una specie d'iconostasi chiusa da una tenda rossa che impedisce allo sguardo di chi sta in chiesa di penetrare nel santuario.
Perfino il corridoio di passaggio che circonda il presbiterio (deambulatorio) è chiuso da due alte porte che ne impediscono l'accesso.
Questa e molte altre testimonianze, testificano che, partendo sicuramente dall'Alto Medioevo se non decisamente prima, anche nell'Occidente cristiano il santuario era custodito in modo tale da renderlo un luogo eccellente all'interno della chiesa. Di conseguenza, non vi poteva accedere chiunque, neppure con lo sguardo. Quello che è successo dopo, soprattutto in epoca contemporanea, mostra che non c'è stato solo un semplice cambiamento di sensibilità, come spesso eufemisticamente si dice, ma una vera e propria rivoluzione i cui presupposti maturavano da tempo.
Contrariamente a quanto descritto da quest'immagine, dal periodo rinascimentale e barocco, lo sguardo poté penetrare nel santuario e, contemporaneamente, vi può fisicamente accedere anche chi non appartiene all'ordine sacro.
Una terza fase in fase di evoluzione si ha quando l'area presbiteriale stessa è abolita e fa parte semplicemente della navata della chiesa. Dietro a questi cambiamenti c'è, evidentemente, un messaggio che si vuole infondere.
Ma, mentre l'impraticabilità del presbiterio significava rimarcare la presenza misteriosa del divino (nasconderLo era il miglior modo di svelarLo), rendere trasparente ed accessibile (oppure abolire) il santuario, infonde inevitabilmente l'idea di un'assenza del divino o di un suo totale assorbimento nell'ambito mondano. In questo modo si finisce involontariamente per suggerire che Dio è il mondo materiale, immediatamente tangibile, visibile e manipolabile.
Le "chiese vuote di Dio", immaginate da Nietzche, avevano, forse, questa caratteristica?
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