Di Andrea Mondinelli, 28 Nov 2024
È di questi giorni l’intervento di mons. Derio Olivero, che chiede l’abolizione dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) per fare spazio al pluralismo religioso “obbligatorio”: “Non più un’ora di religione cattolica, facoltativa, quanto piuttosto un insegnamento obbligatorio del fenomeno religioso in chiave plurale per abilitare lo studente a diventare un cittadino capace di meglio comprendere la società in cui si trova – spiega il vescovo Olivero –, favorendo uno spirito ecumenico verso chi professa altre confessioni cristiane, altre fedi così come verso i nones, cioè chi non appartiene ad alcuna religione”.
Stefano Fontana, sulla NBQ, scrive giustamente di un abbraccio mortale tra Stato laico e Chiesa: ”L’Irc fa più male che bene alla Chiesa. La filosofia della scuola di Stato è una laicità ideologica secondo la quale ogni cittadino – in questo caso ogni alunno o studente – ha il diritto costituzionale ad abbracciare ciò che egli considera vero e buono. La presenza di un Irc, in un simile contesto di pensiero, non ha diritto ad esistere, se non trasformandosi in modo innaturale. L’accordo sull’Irc tra Chiesa italiana e Stato si basava sull’idea dell’importanza di questo insegnamento per capire la storia e la cultura italiane. Si trattava di un’argomentazione storica, che non poteva reggere a lungo davanti all’avanzata del nuovo senso falsamente democratico, liberale e individualistico (per non dire relativistico) di laicità”.
L’abbraccio mortale è avvenuto con il Concordato del 1984, in cui la Santa Sede ha lasciato il pallino completamente in mano allo Stato laico. Infatti, in esso è stipulato quanto segue: “Art. 9 comma 2 La Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano, continuerà ad assicurare, nel quadro delle finalità della scuola, l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche non universitarie di ogni ordine e grado. Nel rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educativa dei genitori, è garantito a ciascuno il diritto di scegliere se avvalersi o non avvalersi di detto insegnamento”.
Mentre nei Patti Lateranensi si affermava: “Art. 36. L’Italia considera fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica l’insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica. E perciò consente che l’insegnamento religioso ora impartito nelle scuole pubbliche elementari abbia un ulteriore sviluppo nelle scuole medie, secondo programmi da stabilirsi d’accordo tra la Santa Sede e lo Stato”.
Beh, la sinossi tra il l’art.9 del Concordato e il 36 dei Patti lateranensi fa emergere la differenza abissale tra il vago riferimento alla cultura religiosa ed i principi come patrimonio storico del popolo italiano (fino a quando?) e l’insegnamento della dottrina cattolica secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica come fondamento e coronamento dell’istruzione pubblica.
Qual è il senso dell’insegnamento della religione cattolica? L’apertura al dialogo interculturale e interreligioso? Il carattere propriamente culturale? L’occasione per un percorso culturale di qualità, spazio di confronto e luogo di sviluppo di esperienze in ambito religioso? Come genitori cristiani, dunque, dovremmo promuovere e sostenere queste scelte?
Il declassamento dell’IRC da fondamento dell’istruzione pubblica a percorso culturale tra i tanti è determinato dall’art. 1 dei due documenti.
Ecco l’incipit dei Patti lateranensi: Trattato fra la Santa Sede e l’Italia – In nome della Santissima Trinità – Art. 1 – L’Italia riconosce e riafferma il principio consacrato nell’articolo 1 dello Statuto del Regno 4 marzo 1848, pel quale la religione cattolica, apostolica e romana è la sola religione dello Stato.
Ecco quello del Concordato: La Santa Sede e la Repubblica italiana, tenuto conto del processo di trasformazione politica e sociale verificatosi in Italia negli ultimi decenni e degli sviluppi promossi nella Chiesa dal Concilio Vaticano II; avendo presenti, da parte della Repubblica italiana, i principi sanciti dalla sua Costituzione, e, da parte della Santa Sede, le dichiarazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II circa la libertà religiosa e i rapporti fra la Chiesa e la comunità politica, nonché la nuova codificazione del diritto canonico; […] Art. 1: La Repubblica italiana e la Santa Sede riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”.
Inoltre, scompare il riconoscimento del carattere sacro di Roma e il conseguente impegno dello Stato ad «impedire […] tutto ciò che possa essere in contrasto con detto carattere» (art. 1 del vecchio Concordato). Nel nuovo Concordato del 1984 l’art. 4 ci si limita a dire che lo Stato italiano «riconosce il particolare significato che Roma, sede vescovile del Sommo Pontefice, ha per la cattolicità».
Nessun impegno preciso dello Stato in questo campo e nel Protocollo Addizionale del Concordato, in relazione all’Art. 1 si dichiara che: Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano.
Premessa l’idiozia di annullare un principio, che se è tale non può essere soppresso, il legame tra IRC e laicità dello Stato è il frutto avvelenato del Concordato del 1984[1], che modifica i Patti Lateranensi in funzione degli sviluppi promossi nella Chiesa dal Concilio Vaticano II. Questo è il grano d’incenso bruciato all’Imperatore in nome della così detta libertà religiosa. Il cardinale Ernesto Ruffini (1888-1967) sottolineò[2] che se uno Stato non avesse il diritto di concedere trattamenti particolari a nessuna religione, allora gli accordi pontifici con Italia, Portogallo, Spagna e Repubblica Dominicana avrebbero richiesto una revisione. Così avvenne in Italia con la revisione del Concordato del 1984: In relazione all’Art. 1 Si considera non più in vigore il principio, originariamente richiamato dai Patti lateranensi, della religione cattolica come sola religione dello Stato italiano.
Questo comporta la detronizzazione di Cristo Re dalla società in nome dei principi contenuti nella Dignatatis humanae, che eleva l’errore a diritto umano[3], assolutizza la libertà di coscienza[4] (Newman inorridirebbe), chiede l’abolizione della religione cattolica come religione di Stato[5] e peccava di un ottimismo tanto disarmante quanto erroneo[6]. I risultati nefasti sono sotto i nostri occhi ed erano facilmente prevedibili, visto che ci sono stati predetti dai papi preconciliari, in particolare Pio XI nell’enciclica Quas Primas sulla regalità di Cristo: “[…] I pessimi frutti, che questo allontanamento da Cristo da parte degli individui e delle nazioni produsse tanto frequentemente e tanto a lungo, Noi lamentammo nella Enciclica Ubi arcano Dei e anche oggi lamentiamo: i semi cioè della discordia sparsi dappertutto; accesi quegli odii e quelle rivalità tra i popoli, che tanto indugio ancora frappongono al ristabilimento della pace; l’intemperanza delle passioni che così spesso si nascondono sotto le apparenze del pubblico bene e dell’amor patrio; le discordie civili che ne derivarono, insieme a quel cieco e smoderato egoismo sì largamente diffuso, il quale, tendendo solo al bene privato ed al proprio comodo, tutto misura alla stregua di questo; la pace domestica profondamente turbata dalla dimenticanza e dalla trascuratezza dei doveri familiari; l’unione e la stabilità delle famiglie infrante, infine la stessa società scossa e spinta verso la rovina”.
La questione del valore dell’odierno IRC è inscindibile dai principi da cui deriva e la scelta di avvalersene non può essere indipendente da essi. Se il suo principio cardine, la libertà religiosa, è erroneo, allora l’IRC nasce dall’errore, non può che propagarlo ed al contempo esserne vittima.
Andrea Mondinelli
P.S. Navigando nei siti che le varie diocesi dedicano all’insegnamento della religione cattolica (IRC) si trovano video di ogni genere, dalla musica rap ad un vago irenismo (eccone un ampio florilegio qui qui qui qui qui) e cosa alquanto preoccupante a video (qui) molto inquietanti di approfondimenti teologici per gli insegnanti che mettono in dubbio pure i dogmi di fede (p. es. Extra Ecclesiam nulla salus[7]).
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[1] Per una curiosa “coincidenza” il Concordato reca la firma del card. Casaroli in forte odore di Massoneria (nome di battaglia “CASA” nella lista Pecorelli). http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV255a_Agnoli_Massoneria_conquista_Chiesa.html
[2] “Il Reno si getta nel Tevere” Raplh M. Wiltgen pag.188
[3] Art. 2. Questo Concilio Vaticano dichiara che la persona umana ha il diritto alla libertà religiosa. È ovvio che la libertà ed il diritto all’errore provoca aberrazioni insostenibili, ma legittime: https://www.ilfoglio.it/chiesa/2015/07/29/news/via-la-statua-dei-dieci-comandamenti-in-oklahoma-discrimina-i-satanisti-86158/ https://www.ricognizioni.it/usa-in-nome-della-liberta-religiosa-nuovo-tempio-a-satana/
[4] Art.3. “L’uomo coglie e riconosce gli imperativi della legge divina attraverso la sua coscienza, che è tenuto a seguire fedelmente in ogni sua attività per raggiungere il suo fine che è Dio. Non si deve quindi costringerlo ad agire contro la sua coscienza. E non si deve neppure impedirgli di agire in conformità ad essa, soprattutto in campo religioso”. Manca ogni riferimento al legame tra coscienza e verità e alla coscienza erronea.
[5] Art. 13. Vi è quindi concordia fra la libertà della Chiesa e la libertà religiosa che deve essere riconosciuta come un diritto a tutti gli esseri umani e a tutte le comunità e che deve essere sancita nell’ordinamento giuridico delle società civili.
[6] Art. 15. È infatti manifesto che tutte le genti si vanno sempre più unificando, che si fanno sempre più stretti i rapporti fra gli esseri umani di cultura e religione diverse, mentre si fa ognora più viva in ognuno la coscienza della propria responsabilità personale. Per cui, affinché nella famiglia umana si instaurino e si consolidino relazioni di concordia e di pace, si richiede che ovunque la libertà religiosa sia munita di una efficace tutela giuridica e che siano osservati i doveri e i diritti supremi degli esseri umani attinenti la libera espressione della vita religiosa nella società.
[7] Qui un’ esauriente spiegazione: https://www.radiospada.org/2019/09/extra-ecclesiam-nulla-salus-la-spiegazione-del-s-offizio-del-1949/
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