lunedì 4 novembre 2024

Abolito il sesso in Germania: il genere, anche di un neonato, si decide a tavolino








Di Patrizia Floder Reitter, 4 novembre 2024

In Germania da ieri il sesso è abolito, rim­piazzato dall’i­dentità di gene­re. Con l’entrata in vigore del Gender self-de­termination act, legge votata dalla maggioranza di centro­sinistra, il cambiamento del sesso legale viene consentito in base all’autoidentificazione eliminando i precedenti requisiti giudiziari e medici.

Venerdì, l’associazione Lasst Frauen Sprechen (La­sciate parlare le donne), ha promosso proteste in diversi Paesi davanti a consolati e ambasciate tedesche; anche a Milano Radfem ha organiz­zato un presidio in via Solferino, di fronte alla sede con­solare tedesca. Lasst Frauen Sprechen è composta da donne «per le quali il genere biologico è immutabile», che sconsigliano l’educazione sessuale prematura, che «in precedenza si consideravano di sinistra o di centro mentre ora si sentono politicamente senza casa, perché i partiti per cui votavamo stanno chiaramente abbandonando i valori democratici fonda­mentali». Come accade in Germania e prossimamente in altri Paesi che ne vorranno seguire l’esempio.

Pubblicata il 19 luglio scor­so sulla Gazzetta ufficiale te­desca, la nuova legge sull’autoidentificazione è dunque in vigore nella sua interezza dal primo novembre. Si può cambiare genere pratica­mente ogni anno, basta pre­sentare un’autodichiarazione all’anagrafe e scegliere tra quattro opzioni: donna, uo­mo, diverso, nessuno genere. È l’autostrada per cancellare il sesso biologico. Senza più bisogno di perizie o certifi­cati medici, il capriccio è as­secondato. Una volta effet­tuata la nuova registrazione anche online, via libera al cambio di documenti d’i­dentità e passaporto, quindi sparisce ogni riferimento al vero sesso. E guai a chiamare uomo chi si fa passare per donna, o viceversa, la san­zione pecuniaria prevista arriva a 10.000 euro.

Si tratta di una legge spa­ventosa, per le conseguenze sui bambini e per la violenza che autorizza nei confronti delle donne. Partiamo dai primi.

Si può scegliere quante volte si vuole: «donna», «uomo», diverso» o «nessuno»?

Adesso i genitori pos­sono cambiare il genere dei propri figli dalla nascita e, a partire dall’età di 5, anni i bambini devono dichiarare all’ufficiale di stato civile di accettare il cambio di genere, come se a quell’età fossero in grado di esprimere un parere e dare un consenso. I minori che abbiano compiuto i 14 anni possono presentare la dichiarazione di modifica del genere, previo consenso dei genitori o di chi ne fa le veci. Ma se mamma e papà non sono d’accordo, decide il tribunale della famiglia «nel­l’interesse superiore del bambino», che può prevalere sui genitori o sui tutori. Per i separati, c’è il rischio che il genitore che si rifiuta di cam­biare il cambio di genere per­da la custodia.

Bambini sempre più in ba­lia di un genere fluido, che annulla le differenze tra i sessi e vuole appropriarsi della capacità generativa del­la donna. E «se normalizzi la finzione di poter cambiare sesso, incoraggi interventi fi­sici dannosi», sottolinea Lasst Frauen Sprechen. I diritti dei bambini di avere una mamma e un papà vengono calpestati non solo quando vivono in famiglie omogenitoriali, ma per quello che la nuova legge prevede. Per esempio, nelle coppie di le­sbiche i partner della madre che sono uomini con un’i­dentità di genere femminile, e il cui genere risulta «fem­minile» alla nascita del bim­bo, possono ripristinare la loro vecchia voce di genere maschile per apparire come «padre» nell’atto di nascita da registrare. La furbata che ogni uomo può dichia­rarsi donna senza restrizioni o controlli di sicurezza, ma se gli risulta conveniente fi­gura come papà a tutti gli effetti.

La relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla violenza contro le donne e le ragazze, Reem Alsalem, ha espresso forte preoccupazione: «La ri­mozione del precedente re­quisito di accompagnamen­to terapeutico potrebbe por­tare i bambini a subire pres­sioni indebite o a non com­prendere appieno le implica­zioni a lungo termine delle loro decisioni, a causa della loro età e maturità». Non so­no più salvaguardati «i mi­gliori interessi dei bambini, in particolare delle bambi­ne», ha sottolineato la Alsalem, rilevando che in Germa­nia ora non si riesce «a ga­rantire la protezione dei loro diritti al più alto standard di salute raggiungibile e a pre­servare la loro identità».

Gli abusi autorizzati per legge contro le donne sono scandalosi, basti pensare che in quanto punibili se no­minano il sesso di un uomo che ha cambiato la sua voce di genere, non possono più difendersi dalla sua presen­za in spazi precedentemente specifici, come palestre, ba­gni o spogliatoi nelle fabbri­che.

Nello sport, la decisione se un uomo può partecipare a una squadra femminile è demandata al club e se que­sto rifiuta, l’uomo potrebbe fare causa per entrare nella squadra. Anzi, nemmeno si porrebbe la questione per­ché un uomo non può essere definito tale, per legge, se ha optato per un genere diverso. La Germania dice così addio alle statistiche basate sul ses­so, come su violenza e crimi­nalità, e mette fine alle quote femminili non per raggiunta parità, ma perché adesso è determinante l’identità di genere, non il sesso.

Calpestati anche i diritti degli adulti legalmente in­capaci di dare consenso, magari per infermità di mente, sulla cui identità di genere decidono i loro tuto­ri. «L’interessato non deve essere presente al momento della presentazione della dichiarazione», è l’agghiac­ciante monito del legislato­re tedesco.



La Verità, 2 novembre 2024






(Foto: Pixabay)

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