domenica 26 maggio 2024

Sottomessi all'islam: Dante espulso da scuola






Sentenze ideologiche e demenziali predicazioni dell’accoglienza ci stanno suicidando


Alunni islamici dispensati da Dante. Ma i prof. sono più asini degli allievi.

Il caso in una scuola di Treviso: per «riguardo» verso due alunni musulmani, un insegnante tradisce ruolo e civiltà e sostituisce il Sommo Poeta con Boccaccio. Un'autentica follia che umilia la storia, e che peraltro ignora pure i rapporti del Poeta con la cultura musulmana. Con questo criterio cretino dovremmo abbattere pure chiese e ospedali. Però la colpa è nostra, non degli immigrati: siamo noi a odiare noi stessi.



di Marcello Veneziani

Da tempo gi­ravano intorno, colpivano nei paraggi, cancel­lavano Chaucher e Shakespeare, Manzoni e Verdi. Ora arriviamo al Vertice, al Som­mo Poeta, al Paradiso man­dato diritto all'Inferno. Dico di Dante Alighieri, censurato in una scuola di Treviso. Un solerte professore, di quelli che purtroppo non mancano nella scuo­la italiana, un perfetto inte­grato (stavo usando un altro sostantivo) nella nuova Euro­pa che si dà le martellate sui genitali e si dichiara europei­sta ma nemica della civiltà europea e della sua più alta tradizione, ha informato le famiglie islamiche di due suoi alunni che toccandogli di parlare a scuola della Divi­na Commedia, e trattandosi di un'opera religiosa, di quel­la spregevole e minore reli­gione denominata cristiana, cattolica e romana, ha chie­sto ai genitori se volessero per caso esonerare i due ra­gazzi dall'immonda propa­ganda fidei del fetentissimo poeta. E loro hanno creduto al professore, e hanno chie­sto l'esonero dei due ragazzi. La sostituzione ha qualcosa di ancora più ridicolo: al po­sto di Dante, i due ragazzi stu­dieranno un programma al­ternativo dedicato a Boccac­cio. Da noi si dice boccacce­sco ciò che è considerato la­scivo, peccaminoso, piccan­te. Sicché, per la mente picci­na del prof. è offensivo per un islamico studiare Dante mentre il Decamerone di Boc­caccio no. Un vero islamico o un normale istruito inorridi­rebbe per la sostituzione.

E dire che il nostro amba­sciatore nel mondo è la socie­tà Dante Alighieri, diffusa an­che nei Paesi islamici, perché è il nostro poeta universale, il padre della nostra lingua e civiltà. La storia di Dante islamofobo, che manda all'inferno Maometto, ha trovato recen­te consacrazione addirittura nelle Nazioni Unite, dove un'organizzazione non go­vernativa, leggi Ong per ca­pirsi meglio, Gherus92, ha chiesto di abolire la Divina Commedia per le frasi offen­sive verso l'islam contenute nell'opera. Presto si accoderà l'Europa a sancire una con­ danna all'inferno di Dante e all'esilio dai programmi sco­lastici perché islamofobo e naturalmente anti Lgbtq+.

Ora, per cominciare, è pu­ra follia distruttiva la censura letteraria. E’ doppia follia di­struttiva la censura retroatti­va, che cancella secoli e millenni andati perché non con­formi ai pregiudizi del pre­sente. Ed è triplice follia di­struttiva la censura verso i Grandi, i Capolavori d'arte, pensiero e letteratura. Che si dovrebbe a rigore estendere pure ai libri sacri di tutti i monoteismi, Corano incluso decisamente in contraddi­zione con il catechismo woke di oggi.

Su Dante c'è poi un'aggra­vante e perfino una curiosa beffa. Se poco poco i docenti andassero oltre la scuola del­l'obbligo, e si occupassero della letteratura che devono insegnare ai loro alunni, sco­prirebbero che Dante si ispi­rò per la Divina Commedia a un libro nato nella cultura islamica, diffuso in Europa nella sua epoca e attribuito al suo tempo addirittura allo stesso Maometto: il Libro del­la Scala. Se solo sapessero di più dei Bignami o delle figuri­ne Panini della letteratura, saprebbero che Dante studia il pensiero antico tramite due arabi, Averroé, che chiama gran commentatore di Ari­stotele, e Avicenna. E nel Limbo Dante colloca tra i giu­sti perfino Saladino, ritenuto un sovrano illuminato …

Al tempo di Dante, Mao­metto era considerato nella cristianità come un prete che aveva abiurato alla fede, e perciò il Poeta lo colloca tra i seminatori di «scandalo e di scisma».

Ma a parte tutto, a parte anche la grandezza del Poeta, al di là della percentuale di dissenso o consenso che si può registrare (formidabili atei e non credenti lessero e amarono il «poema religioso» dantesco) bisogna pur dire due cose. La prima è che non si può cancellare ogni pensie­ro divergente e ogni grandez­za se non corrisponde al pun­to di vista del singolo lettore. Questa soggettivizzazione del mondo, questa cancella­zione universale sulla base di ciò che piace o dispiace al sin­golo lettore e al suo mondo, è una bestialità anche dal pun­to di vista della tradizione islamica e del senso del giu­sto e del vero che dovrebbe riguardare tutti. Non possia­mo ricostruirci a nostro gu­sto l'università, come se fosse un prefabbricato lego, solo con le cose che ci piacciono; il mondo, la storia, la civiltà, la letteratura esistono indipen­dentemente dall'occhio e dal gusto di chi l'osserva.

E infine, l'osservazione più elementare e più banale: ma sanno gli islamici in che Pae­se sono venuti, di loro sponta­nea volontà? Faremmo mai noi in un Paese islamico una richiesta del genere, e soprat­tutto troveremmo mai in un Paese islamico un insegnante come quelli nostrani, che cancella la sua cultura, le sue radici per non offendere la nostra sensibilità europea, laica e cristiana?

Ma quando camminano per le strade d'Italia, questi islamici, non si sentono offesi dalle chiese, dalle cattedrali, dai musei, dalle opere d'arte, dai palazzi dedicati alla cri­stianità? Quando vanno nei nostri ospedali, si accorgono che sono spesso dedicati a fi­gure di religiosi e di santi perché furono opere di carità edificate nel nome della reli­gione cristiana, cattolica apo­stolica romana?

E se tutto questo dà loro fastidio, chiudano gli occhi, si tappino le orecchie, disatti­vino il cervello. O più sempli­cemente tornino nei loro Paesi islamici. Lo dico senza nessuna ostilità ma come ri­gorosa conseguenza di quel che succede. Anche se alla fi­ne la cosa peggiore non è che un islamico faccia l'islamico, ma che un italiano, un euro­peo, un insegnante si vergo­gni delle sue origini, le tradi­sca e faccia semplicemente quel che è: un ignavo (stavo per usare termini peggiori), che ignora le basi su cui vive ed è indegno di una grande civiltà.

Da La Verità, 25 maggio 2024








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