domenica 5 maggio 2024

Fatima e gli errori della Russia nel mondo






ESTERI | CR 1845



di Maria Madise,1 Maggio 2024 

Il ruolo del gigante russo sulla scena geopolitica non può essere ignorato. Ma da quando è scoppiata la guerra con l’Ucraina, nel febbraio 2022, anche chi in Occidente si trova ben oltre i confini della Russia è consapevole della sua presenza, in un modo o nell’altro.

Nel corso degli ultimi due anni, un numero crescente di conservatori occidentali, e di cattolici, è diventato più simpatizzante della Russia e della sua attuale leadership che dei propri governanti. Queste persone, che tengono in giusta considerazione la morale, essendo insoddisfatte dei loro leader liberali, sia politici che ecclesiastici, vedono in Putin almeno un uomo autorevole con idee chiare per la propria nazione, a prescindere dai suoi difetti. Di fronte agli attacchi incessanti alla fede e alla morale cristiana in Occidente, sono pronti a mettere da parte quasi mille anni di scisma russo, concentrandosi invece sulla riserva di valori cristiani che vedono nella religione “ortodossa”. Ma è la debolezza dell’Occidente, non la forza dell’Oriente, a favorire queste inclinazioni.

Inoltre, l’Ortodossia orientale sembra soffrire proprio del medesimo tipo di dolorosa tensione interna vissuta anche dai cattolici in Occidente. In un recente saggio, “Chi custodisce i guardiani?” (Rev. Dr. John Behr, Public Orthodoxy, 24 April 2024) il dottor John Behr, Professore Regio di Umanistica presso l’Università di Aberdeen, ha descritto le ragioni della riluttanza dei leader ortodossi a sfidare l’idea del Russkii mir (Mondo Russo ndt.), promossa il 27 marzo al Consiglio Mondiale del Popolo Russo dal Patriarca di Mosca Kirill attraverso una “guerra santa”. Citando l’arcidiacono John Chryssavgis, il dottor Behr si chiede se la loro riluttanza derivi da «un’angosciosa, anche se non dichiarata, presa d’atto che anche loro sono fondamentalmente afflitti dalle stesse vulnerabilità e dagli stessi difetti». L’arcidiacono Chryssavgis si chiede poi: «Quante Chiese ortodosse tendono alla glorificazione della nazione e dello Stato? Quante nazioni a maggioranza ortodossa confondono l’adorazione di Dio con il saluto alla bandiera? È possibile che la maggior parte, se non tutte, le Chiese ortodosse siano in realtà molto più vicine di quanto possano ammettere alla perversa ideologia russa?».

Mentre si va delineando una situazione sempre più complessa a livello mondiale, siamo chiamati ad elevarci dal punto di vista meramente geopolitico ad una prospettiva soprannaturale. L’apparizione della Madonna a Fatima, alla vigilia della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, non può essere disgiunta da tale prospettiva.

A Pasqua, nel maggio 1917, la Prima Guerra Mondiale aveva reso l’Europa simile a un’anticamera dell’inferno, come ha osservato lo storico americano Warren Carroll in un eccellente libretto intitolato (1917: Red Banners, White Mantle, Christendom Press, 1981). Papa Benedetto XV parlò di un “suicidio dell’Europa civile” e il 5 maggio 1917 si appellò alla Regina della Pace con le seguenti parole: «A Maria, dunque, che è la Madre della Misericordia e onnipotente per grazia, salga l’appello amorevole e devoto da ogni angolo della terra – dai nobili templi e dalle più piccole cappelle, dai palazzi reali e dalle dimore dei ricchi come dalle capanne più povere – dalle pianure e dai mari insanguinati. Che porti a Lei il grido angoscioso delle madri e delle mogli, il lamento dei piccoli innocenti, i sospiri di ogni cuore generoso: affinché la Sua tenerissima e benigna sollecitudine sia commossa e la pace che chiediamo sia ottenuta per il nostro mondo agitato».

Otto giorni dopo, il 13 maggio, la Madonna venne di persona, apparendo in un campo di Cova da Iria, in Portogallo, a tre pastorelli, Lucia e i suoi due cugini, Giacinta e Francesco. La Santissima Vergine diede loro istruzioni per far trionfare il Suo Cuore Immacolato, affinché fosse concesso un periodo di pace al mondo devastato dalla guerra. In primo luogo, la preghiera – in particolare il Santo Rosario; in secondo luogo, la riparazione per i peccati e gli oltraggi perpetrati contro i Santi Cuori di Gesù e di Maria; in terzo luogo, la Madonna chiese che la Russia fosse consacrata al Suo Cuore Immacolato.

«Se le mie richieste saranno ascoltate, – disse– la Russia si convertirà e ci sarà la pace; altrimenti, diffonderà i suoi errori in tutto il mondo, causando guerre e persecuzioni della Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno annientate».

La consacrazione della Russia in modo tempestivo si è rivelata un compito difficile che ha portato a notevoli controversie negli anni successivi. A prescindere dai meriti che si possono attribuire ai tentativi di consacrazione apparentemente incompleti o ritardati, non si può negare che la Russia abbia diffuso i suoi errori in tutto il mondo e che, a tutt’oggi, non si sia convertita.

L’errore principale della Russia si rivelò essere il comunismo, un progetto rivoluzionario per costruire un mondo senza Dio, che ha conquistato territori più a ovest di quanto l’Armata Rossa abbia mai potuto fare. La diffusione dell’ateismo materialista, il crollo delle norme morali e la legalizzazione dell’aborto e dell’omosessualità – peccati che gridano vendetta al cielo – sono tutte prove del suo successo. Il suo affronto a Dio è dimostrato dall’intervento stesso della Madonna, che nel 1917, non è scesa dal cielo per condannare la massoneria, il globalismo o l’Islam. È apparsa per condannare il comunismo.

L’obiettivo del comunismo era quello di ridefinire tutte le strutture sociali per escludere Dio. E per farlo doveva innanzitutto abolire la famiglia, che riflette l’ordine divino.

La famiglia è il luogo in cui la vita umana viene generata, nutrita e protetta. A livello naturale, dà uno scopo alla vita umana. Il modo più efficace per controllare una nazione è attaccare i suoi figli. Catturando i loro cuori e le loro menti, si decide il futuro di un Paese. I comunisti sono stati i primi a bramare il diritto dei genitori di educare i propri figli.

Nel Manifesto del Partito Comunista (1848), Karl Marx e Friedrich Engels difesero il loro slogan “Abolizione della famiglia!” con queste parole: «Ci accusate di voler fermare lo sfruttamento dei bambini da parte dei loro genitori? Di questo crimine ci dichiariamo colpevoli». (Manifesto del Partito Comunista, capitolo II, 1848).

L’approccio “scientifico” dei marxisti alla famiglia negava la legge naturale a cui è soggetta la natura umana. Secondo loro, la materia, animata dal movimento e dal progresso, è tutto ciò che esiste. La famiglia è quindi un assetto sociale transitorio che, col tempo, lascerà il posto a una forma superiore di società – una società di veri eguali che godono di risorse comuni, dove le donne non sono più oppresse dagli uomini né i bambini “sfruttati” dai genitori.

Non appena i bolscevichi presero il potere in Russia nell’ottobre 1917, poche settimane dopo l’ultima apparizione di Nostra Signora a Fatima, lanciarono il loro programma di abolizione della famiglia.

Nel dicembre 1917 fu introdotto il divorzio, sancito dal Codice di Famiglia del 1918, che poteva essere facilmente ottenuto “senza motivo”. Nel 1920, la Russia sovietica divenne il primo Paese al mondo a legalizzare l’aborto, scatenando un flagello che ha distrutto più vite di tutte le guerre della storia umana. L’istituzionalizzazione totale dell’istruzione costituiva una parte cruciale del programma comunista. Nel 1920, Aleksandra Kollontai, una donna molto influente nel partito bolscevico e primo Commissario del Popolo per il benessere, scrisse in Kommunistka: «La società comunista si assumerà tutti gli oneri legati all’educazione di un bambino» (Alexandra Kollontai, “Communism and the Family”, Kommunistka, n. 2, 1920).

Nel 1922, la prostituzione e l’omosessualità furono eliminate dal Codice penale.

La rivoluzione politica del regime bolscevico fu accompagnata dalla preparazione della rivoluzione culturale, che fin dall’inizio fu soprattutto una rivoluzione sessuale. L’obiettivo era quello di ridefinire non solo la società, ma la stessa natura umana.

Come ha sottolineato il prof. Roberto de Mattei, l’Istituto Marx-Engels di Mosca aveva legami con organismi analoghi in Germania, come ad esempio l’Istituto per la ricerca sessuale (Institut für Sexualwissenschaft) del dottor Magnus Hirschfeld, fondato nel 1919, con l’obiettivo di normalizzare l’omosessualità ( “A history of revolutions and their consequences for the family”, discorso tenuto in occasione del Rome Life Forum, 18 maggio 2017).

Nel 1929, la leadership sovietica invitò Wilhelm Reich a Mosca per tenere una serie di conferenze. Reich era un allievo di Sigmund Freud, la cui piattaforma ideologica contrapponeva alla morale cristiana – basata sul sacrificio e sulla carità verso il prossimo – l’edonismo basato sul piacere individuale. Reich sosteneva la “cancellazione” della famiglia e il passaggio da atteggiamenti “sessuo-negativi” ad atteggiamenti “sessuo-positivi” nella società.

Reich era anche un ammiratore di Vera Schmidt, la cui Detkski Dom – “casa dei bambini” – a Mosca conduceva esperimenti psicoanalitici e sessuali con bambini piccoli. Reich lodò questo lavoro come una conferma della sessualità infantile. Tali “scoperte”, sviluppate dagli esperimenti criminali di Alfred Kinsey negli Stati Uniti un paio di decenni più tardi (Riportati nei cosiddetti Kinsey Reports: Sexual Behavior in the Human Male, 1948 e Sexual Behavior in the Human Female, 1953), hanno contribuito a formare l’idea fondamentale dei programmi di educazione sessuale, promossi dai governi nazionali e dalle agenzie delle Nazioni Unite in tutto l’Occidente odierno, ovvero che i bambini hanno inclinazioni sessuali fin dalla nascita (Si vedano, ad esempio, Judith Reisman, Kinsey, Crimes & Consequence, 2004 e Stolen Honor, Stolen Innocence 2013).

Mentre gli architetti della rivoluzione sessuale avevano potenti alleati tra i dirigenti del regime comunista (come Leon Trotsky), Joseph Stalin vide in essa una minaccia al suo potere politico. Aveva bisogno di una Russia forte e per questo motivo ribaltò molte delle leggi anti-familiari introdotte dal regime: il divorzio divenne complicato e l’aborto illegale; le relazioni omosessuali tornarono a essere un reato.

Respinti da Stalin, gli ideologi della rivoluzione sessuale fuggirono nella Germania di Weimar, dando vita alla cosiddetta Scuola di Francoforte, dove continuarono il loro lavoro come think tank di scienziati sociali marxisti. Da lì, questi intellettuali si diressero negli Stati Uniti, dove occuparono posizioni chiave in università come Harvard, Columbia, Princeton, Berkeley e altre istituzioni che da allora hanno formato la maggior parte dei leader civili e politici americani.

È per questo motivo che le politiche promosse oggi in Occidente ricalcano il comunismo. Questi sono gli errori della Russia, non il patrimonio dell’Occidente.

Gli ideologi sessuali dell’Occidente oggi continuano fedelmente a portare avanti l’ideale comunista della società senza Dio. Si tratta di una rivoluzione culturale continua e paziente, che si concentra sull’istruzione, sui media e sulla cultura popolare. Tuttavia, rimane comunista: cerca ancora di distruggere l’ordine naturale ridefinendo la natura umana; continua ad annullare le strutture sociali basate sulla famiglia e sulle norme morali della legge naturale; i diritti dei genitori come educatori primari dei loro figli sono minati e attaccati; l’innocenza dei bambini è sistematicamente distrutta nelle scuole da un indottrinamento sessuale che mira a rompere la loro riserva naturale attraverso la volgarità e la promozione di pratiche immorali, soprattutto l’omosessualità.

L’odierno “politically correct” può essere ricondotto alla Scuola di Francoforte. Il suo obiettivo era quello di conformare tutto il linguaggio, i pensieri e i comportamenti ai principi del marxismo culturale, creando un nuovo codice morale che etichettasse qualsiasi espressione della morale cristiana come “crimine d’odio”. In questo modo il problema è rappresentato da chi non accetta l’omosessualità, piuttosto che da chi cerca di imporla al pubblico; la minaccia è costituita dai genitori che non accettano l’idea che il proprio figlio sia nato in un corpo sbagliato, piuttosto che da chi indottrina i bambini con l’ideologia gender, e così via.

Gli autori della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (UDHR) del 1948 hanno riconosciuto molti dei problemi del marxismo culturale a livello naturale e hanno cercato di offrire una risposta laica. La UDHR difende la vita e i diritti dei genitori, poiché alla fine della Seconda Guerra Mondiale era evidente che un padre di famiglia non può essere un cittadino libero se non governa la propria casa e deve competere con lo Stato per la formazione delle coscienze dei propri figli.

Nell’ONU di oggi si tiene poco conto dei suoi documenti fondativi e si promuove invece la visione marxista dell’educazione da parte dello Stato. La lobby del controllo demografico ha assunto un ruolo di primo piano nella definizione dei programmi di educazione sessuale e delle politiche familiari internazionali. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, l’Agenda globale 2030, ad esempio, esercitano una pressione schiacciante sugli Stati membri affinché «garantiscano l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, compresi quelli per la pianificazione familiare, l’informazione e l’educazione, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali» (Obiettivo 3.7).

Ciò significa accesso universale alla contraccezione, all’aborto, alla promozione dell’omosessualità e all’indottrinamento dei bambini nelle scuole – in altre parole, la distruzione istituzionalizzata della famiglia.

Naturalmente ogni cattolico deve opporre resistenza a tutto questo. Ma non si può farlo abbracciando una falsa alternativa. Non si tratta di preferire un’agenda globale a un’altra o di schierarsi con una di esse, rifiutando l’altra. Si tratta piuttosto di scegliere la dottrina della Chiesa cattolica rispetto alla quale tutte le visioni del mondo devono essere giudicate.

L’Occidente non è i suoi leader né i valori liberali che essi proclamano. Il vero Occidente è la cristianità, la fede e la cultura plasmate dagli insegnamenti della Chiesa cattolica, dei suoi santi e martiri. Attualmente, questo Occidente sembra essere stato cancellato, ma è stato solo eclissato. Dietro le ombre, il sole rimane. Non dobbiamo cercare di sfuggire all’eclissi a costo di rinunciare al sole.

La necessità di ricostruire la Russia dopo la devastante perdita di manodopera e lo sconvolgimento sociale della guerra rese inevitabile l’introduzione da parte di Stalin di leggi per incoraggiare il matrimonio e la natalità. Tuttavia, nonostante queste “buone politiche”, la storia non lo considera un leader favorevole alla famiglia. Al contrario, lo ricorda come un dittatore responsabile di un sanguinoso terrore che è costato milioni di vite umane. Questo esempio dovrebbe far suonare un campanello d’allarme per coloro che esaltano gli attuali leader russi per la promozione di politiche a favore della vita e della famiglia rifiutate dalle loro controparti occidentali.

Analizzando le conseguenze del comunismo, David Satter sostiene che «la Russia di oggi è perseguitata da atti non esaminati e parole non dette, da siti che non sono stati riconosciuti e da fosse comuni che sono state commemorate parzialmente o per niente […]. L’incapacità di affrontare le implicazioni morali dell’esperienza comunista, tuttavia, ha fatto sì che non fosse possibile un vero cambiamento in Russia. La psicologia del dominio statale è rimasta intatta per influenzare la nuova Russia post-comunista» (It Was A Long Time Ago And It Never Happened Anyway: Russia and the Communist Past, Yale, 2012, p. 300). Finché la Russia rimarrà perseguitata dai suoi errori – finché la Russia sarà scismatica, anticattolica e comunista – non potrà guarire le ferite che i suoi errori hanno inflitto all’Occidente.

San Pio X diceva: «Il desiderio di pace è certamente un sentimento comune a tutti, e non vi è alcuno che non la invochi ardentemente. La pace, tuttavia, una volta che si rinneghi la Divinità è assurdamente invocata: dove è assente Dio, la giustizia è esiliata; e tolta di mezzo la giustizia, invano si nutre la speranza della pace» (Pio X, E Supremi, n. 7). Il mondo secolarizzato, che oggi avvolge sia l’Occidente che l’Oriente, dice di volere la pace ma dimentica di aver dichiarato guerra a Dio sfidando le leggi che Egli ha scritto nel cuore dell’uomo. Il messaggio di Fatima ci ricorda che non ci sarà pace se prima non ci sarà la conversione. L’avvertimento che valeva per la Russia nel 1917 deve ora essere ascoltato in tutto il mondo, che ha adottato gli errori comunisti come propri. Non ci può essere pace duratura senza giustizia, ma questo significa che non ci può essere vera pace prima che le nazioni tornino a essere cattoliche.

Fonte: https://voiceofthefamily.com/the-errors-of-russia/





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