sabato 17 febbraio 2024

La sconfitta dell’Occidente









di Roberto Pecchioli, 06-02-2024

Emanuel Todd è sociologo, storico, ma anche antropologo. E’ forse questa specializzazione centrata sui comportamenti dell’uomo a rendere acuti i suoi saggi, piccanti le sue analisi. Fu il primo, da giovane studioso, a immaginare, nel 1976, l’implosione dell’URSS ne Il crollo finale, basandosi su dati statistici demografici che mostravano la disfunzionalità del sistema sovietico e la disgregazione sociale che aveva determinato. Nel 2003 in Dopo l’impero, profetizzò, nel momento del suo massimo fulgore, la decomposizione dell’impero americano. Nel 2018 criticò l’impianto istituzionale dell’Unione Europea e dell’euro.

Insomma, bisogna ascoltare attentamente l’intellettuale parigino, tornato in libreria con La défaite dell’Occident.

La tesi, lancinante per chi crede nei “valori occidentali”, è che l’Occidente è una civilizzazione sconfitta.

All’indagine sociologica e politica, Todd affianca illuminanti squarci di antropologia culturale. La constatazione della sconfitta –militare, economica, valoriale– dell’Occidente si basa per Todd su tre fattori. 

Il primo è la carenza industriale degli Stati Uniti con la rivelazione del carattere fittizio del PIL. Le cause immediate del declino industriale statunitense stanno nelle delocalizzazioni e nel grave errore di valutazione (una carenza di visione geopolitica tipicamente americana) che permise, all’inizio del secolo, di associare al WTC la Cina, considerandola un paese fornitore di beni a bassa tecnologia, acquirente di prodotti più sofisticati di origine occidentale.

Ma la ragione strutturale della sconfitta è di natura culturale: l’insufficienza della formazione tecnico-scientifica e in generale il declino del livello educativo, a partire dagli anni Sessanta.

L’allarme venne lanciato invano da un docente universitario, Allan Bloom, nel 1987, ne La chiusura della mente americana, un libro di successo osteggiato dall’apparato culturale ed educativo liberal degli Usa.
Riconosciamo sinistre analogie con l’Italia, che, con una popolazione tripla, sforna ogni anno un numero di laureati inferiore a Taiwan, specie nelle discipline legate alle nuove tecnologie. Il deficit culturale è il primo sinistro segnale di sconfitta.

Todd, da antropologo, individua poi nel crollo del protestantesimo americano il terzo fattore di declino. Sulle piste del pur discutibile L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, di Max Weber, convinto che il motore dell’ ascesa economica dell’Occidente fossero gli stati protestanti (Usa, Inghilterra, la Germania unificata dalla Prussia luterana), Todd prende atto dell’elevato livello educativo di quel mondo. La mentalità protestante esigeva che ogni fedele leggesse da sé le Scritture, favorendo l’alfabetizzazione di massa. Il risultato indiretto fu la formazione di generazioni istruite e laboriose, un ampio ceto medio oggi pressoché disperso. La paura della dannazione, il bisogno di sentirsi eletti da Dio inducevano l’etica del lavoro insieme con una forte moralità individuale e collettiva. Il lato oscuro furono vari razzismi (anti indiano e anti nero negli Usa, anti ebraico in Germania) mettendo in ombra la pari dignità umana proclamata dal cattolicesimo.

La diffusione dell’istruzione e l’etica del lavoro hanno prodotto vantaggi economici, civili e industriali di lungo periodo. L’implosione in America, passo dopo passo, della cultura WASP [White Anglo-Saxon Protestant] ha portato, a partire dagli anni Sessanta, a un impero privo di un centro e di un progetto, “un organismo essenzialmente militare gestito da un gruppo senza cultura”.

Sembra la definizione del grumo neocons, ispiratore dell’apparato industriale e militare contro cui mise in guardia nel 1961 un Presidente uscente, Dwight Eisenhower, che era stato anche un generale vittorioso.

Todd ne ha anche per lo spirito del Sessantotto, illuso che “l’individuo sarebbe stato più grande una volta liberato dal collettivo”. Questo ha portato alla fine dello spirito comunitario e collaborativo, all’egoismo incapacitante, che non sa immaginare imprese comuni per le quali impegnarsi ed eventualmente sacrificarsi. “Ora che siamo liberi dalle credenze metafisiche, fondative e derivate, comuniste, socialiste o nazionaliste, viviamo l’esperienza del vuoto”. Per conseguenza, siamo diventati “una moltitudine di nani imitatori, che non osano pensare da soli, capaci di intolleranza come i credenti dei tempi antichi”.

Un altro elemento di crisi dissolutiva è la cultura della cancellazione, il culto woke partito da New York per raggiungere l’Europa, “bandiera del nichilismo che caratterizza l’Occidente, questa spinta a distruggere non solo le cose e gli esseri umani, ma la realtà”. Le parole sono dure come pietre: “L’ideologia trans dice che un uomo può diventare una donna e una donna può diventare un uomo. Si tratta di una falsa affermazione, vicina al cuore teorico del nichilismo occidentale”.

Non può funzionare una civiltà fondata sul falso. Ancor meno se disprezza la vita e non è capace di riprodurre se stessa: la crisi demografica, in questo senso, è insieme causa ed effetto della sconfitta. Nessuna civiltà sopravvive senza nuovi membri e questi non possono nascere se manca un principio comune, una tensione al futuro. Roma andò in rovina quando ci fu la crisi demografica alla fine del II secolo. Dovette estendere la cittadinanza a tutti i presenti nell’Impero (Caracalla) e i nuovi arrivati, diventati classe dirigente, erano estranei alle ragioni e ai valori del regime agonizzante.

Oggi, con triste analogia, il crollo del protestantesimo ha innescato il declino intellettuale americano, la scomparsa dell’etica del sacrificio, sostituita dalla cupidigia di massa del successo immediato, ritratto del neoliberismo. L’economia finanziaria non produce nulla e crolla quando qualcuno, come nel poker (un gioco americano) pronuncia il fatidico “vedo”.

Todd non è religioso né moralista: si limita ad analizzare i fatti, tra i quali il calo demografico della componente bianca anglosassone protestante che, nel bene e nel male, è stata la colonna portante dello spirito americano.

Un altro fattore della sconfitta occidentale è il rigetto sempre maggiore suscitato nel mondo dall’egemonia, dalla volontà di potenza e dai valori –specialmente quelli nichilistici– che diffonde. Questo è lampante nello scenario della guerra ucraina e nella simpatia per la Russia di buona parte del mondo. Si è anche formato un embrione di soft power russo conservatore (anti-LGBT) appena è diventato chiaro che l’orso moscovita reggeva lo shock economico delle sanzioni.

La modernità occidentale, spiega Todd, appare folle al mondo esterno: constatazione da antropologo, non da moralista rétro. Chiaro: la nostra moralina a geometria variabile non è credibile agli occhi del resto del mondo, la maggioranza schiacciante di Stati, culture, popolazione; predichiamo uguaglianza ed inclusione, ma viviamo del lavoro sottopagato degli uomini, delle donne e dei bambini del terzo mondo.

La questione della guerra – dal 7 ottobre 2023, inizio della tragedia di Gaza, delle guerre – è dirimente. Una parte dell’opinione pubblica europea ha cominciato a capire che l’avversione per l’URSS non era ideologica, legata al regime comunista, quanto all’antica geopolitica dell’anglosfera. La Russia – smembrata senza pietà, acquistata a prezzi di saldo negli anni Novanta con la complicità degli oligarchi dell’era Eltsin – è il centro dell’ heartland, il cuore del mondo secondo Halford Mackinder e la geopolitica imperiale britannica. Una matrice operativa adottata e adattata dagli Usa, che non ha generato un pensiero alternativo ed è stata incapsulata nel solipsismo autoreferenziale della globalizzazione e nell’antiumanesimo del World Economic Forum, creazione di David Rockefeller e del suo braccio secolare, Henry Kissinger.

In base a questa teoria imperialista, la Russia deve essere isolata, circondata (la disgraziata Ucraina, specie dopo il golpe del 2014, assolve a questa funzione), possibilmente conquistata. L’operazione è stata interrotta da Putin nel 2022 e il campo di battaglia gli sta dando ragione. Contemporaneamente, assistiamo alla progressiva de-dollarizzazione dell’economia mondiale dopo un dominio di quasi ottant’anni, l’ascesa dei BRICS, lo spostamento a Oriente dell’asse del mondo.

I Russi sono consapevoli della loro superiorità industriale e militare immediata, ma conoscono anche la loro debolezza demografica futura. Putin vuole raggiungere i suoi obiettivi di guerra risparmiando uomini e si prende il suo tempo. Vuole preservare quel che ha acquisito nella società russa, a partire dal rilancio demografico, bisognoso di tempi lunghi. Non vuole militarizzare la Russia; tiene piuttosto a consolidarne lo sviluppo economico. Il reclutamento militare sarà nei prossimi anni più difficile: deve sconfiggere l’Ucraina e la NATO ora, senza permettere alcuna pausa. Al momento, un quarto del territorio ucraino pre-guerra è tornato sotto il controllo russo.

Tutto questo è geopolitica, ma Todd per dimostrare le ragioni del declino, anzi della sconfitta occidentale insiste molto su fattori demografici, culturali, antropologici. Dedusse la crisi sovietica dall’aumento costante della mortalità infantile e dalla diminuzione dell’aspettativa di vita negli anni Settanta del secolo passato, prendendo atto che le statistiche relative non venivano più rese pubbliche. Quegli stessi indicatori rivelano che il problema si è trasferito negli Stati Uniti.

Nulla di strano, in fondo. La droga sta falcidiando le generazioni, il sistema sanitario è eccellente per i ricchi, escludente per i poveri e la classe media in declino. L’istruzione ha abbassato il suo livello anche per l’adesione alle panzane woke sulla natura razzista della cultura. Le élite culturali –prevalentemente bianche– sono oggetto di dileggio e diminuiscono di numero, sostituite solo in parte da “cervelli” di origine orientale. Anche l’esercito è in affanno, costretto ad arruolare soggetti fisicamente inadatti, moralmente poco affidabili, interessati esclusivamente alla paga e alla cittadinanza.

Chissà che direbbe Todd dei risvolti a lungo termine –economici, civili, di funzionamento della società– dell’ effetto Flynn al contrario (la diminuzione costante del quoziente intellettivo dei giovani occidentali e della dipendenza da apparecchi come gli smartphone, che stanno modificando il cervello delle ultime generazioni. Quale sarà l’impatto della diffusione della cultura della cancellazione, quali crisi antropologiche, oltreché demografiche, innescherà l’ideologia LGBT?

Non può sopravvivere una società in cui avanzano l’ignoranza e le dipendenze, né una civiltà fondata sull’affermazione di menzogne poste a fondamento dell’edificio civile.

Le responsabilità della French Theory degli anni Settanta, giunta in America e tornata in Europa come un boomerang, sono enormi. Scriveva il pessimo Michel Foucault. “La verità? Una finzione! L’uomo? Un miraggio! Le norme sociali? Una camicia di forza!”. Dopodiché concludeva “la norma ultima? La norma dell’assenza di norme, la norma dell’anormale”. Per la prima volta l’anormalità fonda la normalità. L’anormale, il deviante si trasformano in pietra angolare del mondo (occidentale). Non può che finire nella dissoluzione, prodromo della sconfitta.

L’individualismo è mutato in narcisismo, spiega Todd. Il protestantesimo anglo-americano “ha raggiunto lo stadio zero della religione, oltre lo stadio zombie, e produce questo buco nero. Negli Stati Uniti, all’inizio del terzo millennio, la paura del vuoto si trasforma in deificazione del nulla, in nichilismo. “La religione ha raggiunto in Occidente” all’inizio del Terzo Millennio uno stato zero (un nuovo concetto), che catturo attraverso tre indicatori statistici. Nello stato zombie, le persone non vanno più a Messa ma battezzano ancora i loro figli; oggi la scomparsa del battesimo è evidente, stato zero raggiunto. Allo stato zombie, si seppelliscono ancora i morti; oggi la diffusione massiccia della cremazione diventa la norma, pratica ed economica: stato zero raggiunto. Infine, il matrimonio civile del periodo zombie aveva tutte le caratteristiche del matrimonio religioso antico: un uomo, una donna, dei figli da educare. Con il matrimonio tra persone dello stesso sesso, che non ha alcun senso per la religione, si esce dallo stato zombie, e si può datare il nuovo stato zero della religione.”

Concetti simili –con minore dovizia statistica e senza pretesa di scientificità– sono stati espressi da studiosi e osservatori non allineati al pensiero dominante.

“La fissazione su questa questione ultra minoritaria pone una questione sociologica e storica. Costituire come orizzonte sociale l’idea che un uomo possa realmente diventare una donna e una donna un uomo, significa affermare qualcosa di biologicamente impossibile, è negare la realtà del mondo, è affermare il falso. L’ideologia trans è una delle bandiere del nichilismo che definisce l’Occidente, una pulsione di distruzione, non solo delle cose e degli uomini, ma della realtà. Questa ideologia esiste e devo integrarla in un modello storico. All’epoca del metaverso, non saprei dire se il mio attaccamento al reale mi rende un reazionario”.

Su un altro piano – ma tutto si tiene – è triste verità la riflessione sul “suicidio assistito” dell’Europa. L’asse egemone franco- tedesco è in affanno dal 2008, con la crisi finanziaria importata dagli Usa. La situazione è precipitata dal febbraio 2022: l’UE ha rinunciato all’energia russa a basso costo, si è impantanata nelle sanzioni (o autosanzioni), ha abbandonato il commercio con il suo naturale vicino.
La Germania, azzoppata dalla fine del mercantilismo portatore di imponenti avanzi commerciali, ha subíto senza fiatare la distruzione terroristica dell’infrastruttura più essenziale, il gasdotto (in gran parte pagato dagli stessi tedeschi) che alimentava di gas russo la sua manifattura.

Vi è speranza, tuttavia, nell’analisi di Emmanuel Todd. L’Europa, in particolare la Germania, finirà per recuperare il rapporto con il grande vicino slavo e un nuovo capitolo di storia si aprirà. La domanda è: a quale prezzo? Dovremo passare per una guerra, come troppi indizi, compreso il linguaggio bellicista di stampa e governi, fanno temere? Di certo, la sconfitta dell’Occidente è nei fatti e la menzogna seriale cui siamo sottoposti non reggerà a lungo.

I grandi fondi americani (Black Rock, Vanguard, State Street) non hanno comprato l’Ucraina a prezzi di saldo, Putin sta perdendo, la Nato non fa guerre, ma operazioni di polizia internazionale per il ripristino di pace e democrazia, l’Occidente è un giardino, l’UE è la trincea degli interessi dei popoli europei, a Gaza si svolge una caccia ai terroristi, il cibo artificiale fa bene, il Nuovo Ordine Mondiale è bellissimo, la moneta deve appartenere ai banchieri, non avrete nulla e sarete felici.

E’ la narrativa occidentale, il mondo al contrario. Chi non ci crede sarà perseguito –democraticamente– per discorso di odio. L’Occidente trionferà e se il destino decidesse diversamente (o la storia, o la logica) una guerra e una pandemia prefabbricata rianimeranno la belva ferita…






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