venerdì 9 febbraio 2024

Il Papa e i gay: quando il "bene" è ridotto a sentimento



Nell'ultima intervista il Pontefice ritorna sulle benedizioni alle coppie omosessuali: nessuno scandalo, conta l'affetto. Ma non ogni affetto è buono, a meno di elevare l'emotività a metro di giudizio.


FIDUCIA SUPPLICANS

EDITORIALI 





Si chiama Miranda warning e di certo voi tutti l’avete sentita almeno una volta. Recita così: «Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere e sarà usata contro di lei in tribunale». Pare che Papa Francesco, quando si perita di illustrare il verso significato della dichiarazione Fiducia supplicans (FS), non abbia seguito il prudente monito contenuto in questo avviso della polizia statunitense.

Il Pontefice è stato intervistato dalla rivista Credere, del gruppo Periodici San Paolo. Intervista che è uscita ieri. Tra i molti argomenti si è toccato anche quello delle benedizioni delle coppie omosessuali. Il direttore di Credere, don Vincenzo Vitale, fa presente al Papa che FS ha provocato reazioni di diversa natura. Francesco così ribatte: «Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente: e questo è un peccato gravissimo (qui la voce si fa molto seria, ndr). Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale... Questo è ipocrisia! Ci dobbiamo rispettare tutti. Tutti!». A parte il fatto che non è proprio vero che nessuno si scandalizza se si impartisce una benedizione ad un imprenditore che notoriamente sfrutta i propri dipendenti, il significato dell’equivalenza “benedizione imprenditore disonesto” e “benedizione persona omosessuale” non è presente in FS, perché ciò che fa problema in questo documento non è la possibilità di benedire la persona peccatrice – facoltà da sempre presente nella Chiesa – bensì la possibilità di benedire il peccato, ossia la benedizione non della singola persona omosessuale, ma della coppia omosessuale.

Che FS riguardi esclusivamente la benedizione delle coppie omosessuali e irregolari è esplicitato dal paragrafo III dello stesso documento che riporta il seguente titolo: «Le benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso». Esplicitazione che prosegue al n. 31: «Nell’orizzonte qui delineato si colloca la possibilità di benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso». Dunque il Papa non sta spiegando il senso di FS quando parla della liceità di benedire la singola persona omosessuale, perché FS tratta delle benedizioni di coppie omosessuali. Quindi in chi contesta FS non c’è ipocrisia, ma una banale capacità di leggere un documento e comprenderne il senso letterale.

E così arriviamo alla successiva domanda del direttore: «Alcuni obiettano: come si può benedire una coppia di gay che si presenta?». Risposta di Francesco: «Ma io non benedico un “matrimonio omosessuale”, benedico due persone che si vogliono bene». Qui si aprono almeno tre questioni tutte molto problematiche. La prima: l’illiceità morale di benedire una coppia omosessuale non deriva, in prima battuta, dalla possibilità che questa benedizione mimi la benedizione di una coppia di sposi. La relazione omosessuale è da rigettare in sé, proprio perché intrinsecamente disordinata, al di là del fatto che arrechi un danno anche all’istituto del matrimonio. Quindi anche nel caso in cui fosse fugato ogni pericolo di fraintendimento che quella benedizione alla coppia gay non è un matrimonio, rimarrebbe comunque illecito benedire tale coppia.

Secondo aspetto critico della risposta del Papa: prima Sua Santità ci aveva detto che la benedizione riguardava il singolo, ora parla di due persone che si vogliono bene. Ma due persone che si vogliono bene costituiscono una relazione, una coppia. Dunque ora il Papa sta parlando di una coppia da benedire. La validità di questa interpretazione è avvalorata anche dal paragone che il Papa fa con la benedizione di un matrimonio. Perché tirare in ballo il matrimonio se si sta parlando di benedire solo il singolo? Come si potrebbe fraintendere che la benedizione del singolo appaia come una benedizione nuziale? Se citi il matrimonio vuol dire che la benedizione riguarda la coppia, non due singoli che non hanno una relazione tra loro.

Terzo aspetto problematico, il più problematico: il Papa ha affermato che una coppia omosessuale è composta da «due persone che si vogliono bene». Ma due persone omosessuali credono di volersi bene – così come lo crede Francesco – ma in realtà non si vogliono bene perché l’omosessualità non è un bene, è un male. Aristotele nella Retorica scrive che «amare è volere il bene di qualcuno» (II), un bene vero, oggettivo, non apparente. Qui sta il punto: se due gay si volessero autenticamente bene sarebbe lecito benedire la loro relazione. Dunque l’errore su cui si fonda FS è proprio questo: pensare che due persone omosessuali si possano amare.

Il Catechismo della Chiesa cattolica spiega perché gli atti omosessuali e quindi le relazioni omosessuali sono un male morale: «Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale» (2357). Breve spiegazione di questi tre motivi. In primo luogo noi tutti abbiamo una inclinazione naturale affettiva verso persone di sesso diverso. Come faccio a provare che non esiste anche una inclinazione naturale di senso contrario? Si arriva alla seconda motivazione: se esistesse una inclinazione naturale omosessuale questa porterebbe all’unione carnale e il rapporto sessuale per sua natura è aperto alla vita. Invece il rapporto carnale omosessuale per sua intima struttura è infecondo. E dunque come potrebbe madre natura incardinare in alcune persone una inclinazione naturale che mira ad un fine impossibile da soddisfare? Sarebbe una contraddizione. Tommaso d’Aquino: «Ora, tutto ciò che rende un'azione inadatta al fine inteso dalla natura, va definito come contrario alla legge naturale» (Summa Theologiae Supp. 65, a. 1 c. Qui un approfondimento). Infine la tensione verso l’altro nasce anche da desiderio di avere ciò che io non ho: ecco la complementarietà che esige la differenza (etero) e non l’uguaglianza (omo) tra gli amanti. L’uomo è attratto dalla donna (e viceversa) perché diversa da lui e quindi perché lo può completare.

Se quindi l’omosessualità non è un bene morale, volere il bene dell’altra persona esigerebbe la decisione di troncare la relazione omosessuale, non di continuare la stessa. Vi sono condizioni – come l’omosessualità – ed atti – come le condotte omosessuali – che sono sempre un male per tutti, per i motivi prima illustrati. Chi le vuole per sé e per gli altri non ama sé e gli altri. Dunque è falso affermare che esiste l’amore omosessuale: è una contraddizione in termini. E dunque, anche se stride con il politicamente corretto, è falso affermare che due persone omosessuali si possono volere bene. È impossibile che si possano volere bene, quando gli atti dell’uno verso l’altro sono informati dall’affetto omosessuale. Perché non ogni affetto o sentimento che si percepisce come buono è buono realmente. Vi sono affetti innaturali, distorti, perversi. Meramente per esemplificare, l’affetto che la donna violentata e vilipesa prova per il suo fidanzato, marito, compagno violento è un affetto malato, tossico perché schiavo di una dipendenza.

Tommaso d’Aquino spiega: «è chiaro che l'uomo viene a subire un cambiamento nelle sue disposizioni secondo l'alterazione dell'appetito sensitivo. Infatti, un uomo sotto l'influsso di una data passione considera conveniente, quello che mai considererebbe tale libero dalla passione; quando uno, per esempio, è adirato, gli sembra conveniente, quello che quando è calmo gli ripugna» (Summa Theologiae, I-II, q. 9, a. 2 c). Sotto l’influsso della passione omosessuale è evidente che si possa giudicare buona la relazione omosessuale. Ma la retta ragione, che riesce a smarcarsi dai condizionamenti delle passioni, non può certificare come buone tutte le pulsioni che si agitano nell’intimo della persona, ma le deve discernere – verbo tra l’altro caro ai teologi bergogliani – alla luce della dignità personale.






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