venerdì 23 febbraio 2024

Del Servo di Dio don Dolindo Ruotolo e di un “Pastore angelico” che verrà


Don Dolindo Ruotolo


Di Redazione Blog di Sabino Paciolla, 23 Febbraio 2024



di Occhi Aperti!

Per chi ancora non conoscesse il sacerdote napoletano, Don Dolindo Ruotolo, contemporaneo di San Pio da Pietrelcina, ecco un breve excursus [1]:

Nacque nel 1882 nella città partenopea, quinto di undici figli. All’età di circa 14 anni, col fratello Elio, entra come collegiale nella Scuola Apostolica dei Preti della Missione ai “Vergini”, a Napoli. Ordinato sacerdote nel 1905, viene nominato dai Superiori maestro di canto gregoriano dei chierici, professore di matematica, storia, geografia e greco. Ma tutto ciò fu possibile solo per un intervento speciale della Madre di Dio: infatti don Dolindo era, per sua stessa ammissione, un “cretino”, un “sciosciammocca”. Egli non riusciva affatto negli studi, in cui si dimostrava regolarmente un “disastro” e un “ebete”.

Afflitto sinceramente per tale condizione, una grazia improvvisa – ma chiesta! – mutò la vita dell’allora ragazzo Dolindo Francesco Giuseppe, che così scrive sul retro di un’immaginetta della Madonna:

“Dio solo! Viva Maria! In memoria. Ero fanciullo insipiente, stentavo a capire e a studiare, avendo fatto tre volte la prima ginnasiale. Vestito l’abito clericale nel giorno 15 giugno 1896, pregai innanzi a questa immagine la Madonna e le domandai l’intelligenza.

Recitavo con i condiscepoli il Santo Rosario, e avevo dinanzi a me questa immagine appoggiata ad un libro. Dissi alla Madonna: "O mia dolce Mamma, se mi vuoi sacerdote dammi l’intelligenza, perché lo vedi che sono un cretino".

D’un tratto, genuflesso com’ero, mi assopii, l’immagine si mosse, per il vento o per grazia speciale, non so dirlo, mi toccò la fronte, e mi risvegliai dall’assopimento con la mia povera mente pronta e lucida. Discorrevo di tutto, verseggiavo, ero un altro, ma solo, allora come ora, per ciò che glorificava Dio.

Per il resto ero e sono un autentico cretino.

Ricorro a Te, Mamma mia, e Tu m’illumini…Quanto sei bella! La grazia mi si accrebbe in due confessioni generali: 5 aprile 1898 e 5 maggio 1899. Napoli, 24 settembre 1956. Il povero sacerdote Dolindo Ruotolo”.

La vita di Don Dolindo (Dolindo significa dolore), un “martire di desiderio”, fu tutta una tremenda prova, da cui scaturì – grazie a quel dono d’intelligenza avuto per mediazione di Maria Santissima – uno stupefacente commento alle Sacre Scritture in 33 tomi e un’opera straordinaria sulla Madonna.

Ed è appunto dal suo commento alle Sacre Scritture che si offre ad una attenta lettura quanto segue [2].

Don Dolindo, rifacendosi a Pietro Galatino citato da Cornelio a Lapide (vol. XIX, p.1136), così contempla:

[…] “i mille anni nei quali satana sarà legato debbono computarsi da Gesù Cristo, e per la loro maggior parte dal Pastore angelico, ossia dal grande Pontefice sotto il cui pontificato si realizzerà la sconfitta del regno del male e lo splendore del regno di Dio e del trionfo della Chiesa sulla terra. Egli dice che questo Pontefice sarà di ammirabile umiltà, sapienza e santità, avrà dodici apostoli come Gesù Cristo, e con essi riformerà la Chiesa, restituendola allo splendore degli Apostoli. Questo Pontefice singolare è annunciato e promesso anche da Santa Caterina da Siena, dal beato Amedeo e da altri Santi.

In ogni epoca della Chiesa, in realtà, c’è stata sempre una forte aspirazione e una viva speranza in un periodo di vita santa, pacifica e soprannaturale e in un manifesto e universale regno del bene su questa terra. Satana fu legato da Gesù Cristo nella Redenzione, ma la Chiesa ha atteso e attende ancora una vittoria più smagliante sul nemico infernale. […]

Il Pontefice sotto il cui regno si dovrà compiere questo trionfo dovrà essere eccezionalmente santo e forte, e il trionfo della Chiesa dovrà avverarsi dopo un periodo di grandi tribolazioni, e, come tutto fa credere, dopo una guerra sterminatrice e disastrosa che sarà seguita o accompagnata da fiere persecuzioni contro la Chiesa medesima. […]

Noi, perciò, attendiamo con fede come imminente la comparsa di un grande capo di stato e di un grande Pontefice che ridonino la pace al mondo e alla Chiesa.

[…] La Chiesa, …, attende dalla misericordia di Dio il regno trionfante del Redentore nelle anime, e confida in un millennio di santificazione e di pacifico trionfo sull’empietà e sul male. In questo periodo, che già si delinea, sarà sconfitta la bestia che viene dal mare e quella che viene dalla terra, l’imperialismo apostata e la falsa scienza, e ci sarà una mirabile fioritura di spirito cristiano e di santità.

La Chiesa non avrà bisogno di fare delle novità, non dovrà mutare la sua costituzione, ma dovrà solo valorizzare nei fedeli quelle ammirabili ricchezze che essa possiede. Splenderà di vivissima luce la verità, e i Sacramenti, soprattutto l’Eucaristia, rinnoveranno la vita cristiana. La santità fiorirà in maniera splendente tra le anime consacrate al Signore, tra i Sacerdoti, le suore e i semplici fedeli. La vera carità allevierà tutte le sofferenze umane, e sarà sostituita a tutte le utopie degli attuali avvelenatori e corruttori del popolo.

Finirà – speriamolo fermamente – l’ignominia della vita mondana con tutte le sue aberrazioni teoretiche e pratiche, finiranno le degradazioni della moda, del malcostume della prepotenza, del ladrocinio, e ci sarà un tenore di vita più semplice che allevierà notevolmente le preoccupazioni del pellegrinaggio terreno.

Segreto mirabile di questo rinnovamento dell’umanità sarà la Santissima Eucaristia, Gesù vivo e vero nella Chiesa, che diventa cibo delle anime, che orienta al Padre Suo ogni loro attività, le fa vivere per la gloria di Dio, vive in loro per farle vivere in Lui, e le trasforma in creature nuove.

I primi Cristiani vissero da santi perché vissero intimamente con Gesù Eucaristia; questo è un fatto storico inconfutabile; la vita loro si rilassò miseramente a misura che si allontanò da Lui, e giunse ai secoli di piombo che prepararono il protestantesimo prima, e poi l’apostasia di tutte le nazioni da Dio”. […]

Accostando il pensiero di santi e mistici cattolici, pensiero che viene esaminato attentamente dalla Chiesa, che ne è giudice, è buona norma rammentarsi anche dell’insegnamento di San Paolo: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono”. (1Ts 5, 19-21) Ed è tenendo ben presente questa esortazione che, ancor più dirompenti, paiono le parole di Don Dolindo nel descrivere accadimenti che oggi ravvisiamo inequivocabilmente: dal protestantesimo all’apostasia il passo è stato breve ed, anzi, oggidì avanzano a braccetto; così come il propugnare utopie per avvelenare e corrompere il popolo ha preso il posto della vera carità[3] laddove, senza timor di Dio e sprovvisti di umiltà, si è scelto di barattare Cristo e la propria primogenitura per molto meno di trenta denari e un piatto di lenticchie.

Anche identificando la bestia che viene dal mare nell’imperialismo apostata e quella che viene dalla terra nella falsa scienza, Don Dolindo mostra tutta la sua divina perspicacia, dove imperialismo oggi sta per globalismo (Mons. Crepaldi tenne, qualche anno fa, una interessante conferenza online su questo tema) – che è la forma negativa, ideologica, della globalizzazione, in cui a prevalere non è più il bene della globalità ma gli interessi di quella classe elitaria che impone il totalitarismo del pensiero unico anticristico con l’unico fine di render l’uomo dio di se stesso – e dove la falsa scienza, prezzolata, ideologizzata e politicizzata, cioè strumentale, non è più a servizio del genere umano ma lo fa schiavo stringendo gradualmente il cappio. Non lo abbiamo forse vissuto da protagonisti dell’era “covidiota”?

Infine, come non constatare l’evidenza del “piccolo numero” di cattolici, tanto più fra i presuli e il clero, che va restringendosi ognor di più?

Ma, non va dimenticato, i piccoli numeri, insignificanti secondo il metro del mondo, sono i numeri che piacciono a Dio, il quale non vince mai con la forza, mai con una maggioranza soverchiante, ma con poche, umili anime, pochi apostoli veramente Suoi. Suoi amici. Suoi eletti. Non solo della “prima” ma anche dell’“ultima ora”!

E in che modo vincerà? Il segreto, ci dice il Servo di Dio, è “Gesù Eucaristia”.

A tal proposito, ascoltiamo il Vescovo ausiliare di Astana (rinominata nel 2019 Nur-Sultan, Kazakhstan), Sua Eccellenza Mons. Athanasius Schneider che in un breve, mirabile testo [4] da lui composto, così si esprime:

“Solo una fede profonda e pienamente cattolica nell’Eucaristia nonché una corrispondente riverenza e pietà esteriori rinnoveranno efficacemente la vita della Chiesa”…e poco più avanti: “Il tempo di una nuova fioritura spirituale della Chiesa necessariamente richiede una fede più profonda ed espressioni più ricche e devote di venerazione della Santa Eucaristia…I grandi periodi di fioritura della vita della Chiesa sono sempre coincisi con i tempi di penitenza e di accorata venerazione del Sacramento dei sacramenti, la Sacra Eucaristia”… “L’Eucaristia è il culmine e la fonte della vita della Chiesa (Concilio Vaticano II), la Chiesa vive dell’Eucaristia (Enciclica e testamento spirituale del beato Giovanni Paolo II) e l’Eucaristia è conseguentemente il cuore pulsante della Chiesa. La vera crisi della Chiesa di oggi si rivela quindi nel modo come questa fonte e questo cuore sono trattati concretamente.” …

Mons. Schneider, profondamente devoto della Madonna di Fatima – tanto da condurre una Crociata in onore del Suo Cuore Immacolato iniziata il primo sabato di gennaio 2024 con lo scopo di impetrare l’intervento divino a favore della Chiesa [5] – parla della Santissima Eucaristia secondo la sobria pienezza del suo ministero apostolico ma con lo stesso fervore e con gli stessi, basilari concetti espressi dal sacerdote napoletano: come non sottolinearlo?

Il Vescovo kazako usa parole attuali dicendo, nella sostanza, parole già spese da don Dolindo: l’Eucaristia è il fulcro di tutto e l’unico mezzo attraverso cui potrà avverarsi la “risurrezione” della Chiesa – oggi agonizzante, flagellata e crocifissa – e del Suo corpo mistico!

Particolare attenzione e interesse si dovrebbero cominciare ad avere, allora, per il Servo di Dio Don Dolindo, – di cui oggi è in corso il processo di beatificazione per decreto di Sua Eccellenza l’Arcivescovo di Napoli Domenico Battaglia -, sacerdote che subì molto anche dalla stessa Chiesa, cui fu totalmente obbediente e mai ribelle, allo stesso modo del suo “amico” e contemporaneo San Pio da Pietrelcina, che lo stimava come “santo”.

Molto singolare – ed ora ne accenneremo brevemente – è che i più devoti del sacerdote napoletano siano i polacchi, forse più ancora degli italiani. Il motivo risiede nel fatto che Don Dolindo profetizzò quanto segue, intendendolo come proveniente dalla Madonna:

“Maria all’anima. Il mondo va verso la rovina, ma la Polonia, come ai tempi di [Giovanni, ndr] Sobieski, per la devozione, sarà oggi come i 20 mila che salvarono l’Europa e il mondo dalla tirannia turca [sotto le mura di Vienna nel 1683, ndr]. Ora la Polonia libererà il mondo dalla più tremenda tirannia comunista. Sorge un nuovo Giovanni, che con marcia eroica spezzerà le catene, oltre i confini imposti dalla tirannide comunista. Ricordalo. Benedico la Polonia. Ti benedico. Beneditemi”.

Papa Giovanni Paolo II – oggi spesso fatto oggetto di partigianesche critiche e rinnegato da chi, de facto, ha abbandonato il Cattolicesimo [6] per un sedevacantismo goffamente mascherato da amore per la tradizione – non fu soltanto il protagonista della profezia di Don Dolindo ma, come è noto, fu “visto” anche dal Santo di Pietrelcina ben prima che divenisse Papa. “A questo non si può dire di no”, disse Padre Pio alla richiesta di guarigione che l’allora vescovo Karol gli fece pervenire, tramite missiva risalente al 1962, per la salvezza di Wanda Półtawska, malata di cancro.

Ebbene, oggi i polacchi, proprio dal Santuario di Jasna Gòra – dedicato alla Madonna di Czestochowa (da noi forse più conosciuta come Madonna Nera, festeggiata il 26 agosto) -, tanto caro a San Giovanni Paolo II e alla nazione polacca, pregano per la beatificazione del sacerdote napoletano.

Don Dolindo, insieme a Padre Pio, è stato per i suoi tempi come per i nostri, esempio quanto mai necessario per più facilmente consentire un netto distinguo dei veri Pastori dai mercenari: gli uni pronti a dare la vita – “martiri di desiderio”! – per le pecorelle, in esemplare umiltà e obbedienza alle autorità ecclesiastiche, gli altri ubriachi di superbia e vanagloria, intenti a ghermire le greggi digiune di verità, per guidarle alla ribellione e per coinvolgerle nelle loro medesime, tristissime sorti.

Similarmente, anche il Pastore angelico che ha da venire, già si “ritrova” in nuce in quei suoi Predecessori che veramente si sono conformati al Figlio di Dio, dando vita, così, agli inconfondibili tratti del Vicario di Cristo in terra che si è uniformato in tutto alla Divina Volontà. Mentre colui che è preso dall’amore di sé fino al disprezzo delle leggi divine e della dottrina perenne, non potrà che mostrare i tratti grotteschi, sfigurati e stravolti di un Capo della Chiesa che, per libero arbitrio, non si è posto alla sequela di Cristo Crocifisso e Risorto.

Riflettendo sulla figura del Pastore angelico si è altresì facilitati nel comprendere il senso recondito di quella fretta diabolica con cui si vuole sovvertire ogni ordine, non tanto e solo nel mondo, quanto nella Chiesa.

Ogni tentativo di seppellire la gerarchia ecclesiastica, ogni manovra per boicottare e adombrare il ruolo di Pietro, ogni mossa per deturpare la Sposa di Cristo e modificarne l’abito immacolato che è la Dottrina, ovvero gli insegnamenti imperituri e immutabili del Figlio di Dio, non farà che dividere i capri dalle pecore, i mercenari dai Pastori. A qualunque livello.

Per non soccombere alla prova, allora, occorre tenersi stretti non ai venditori di parole e di slogan, non a chi con una mano lava e con l’altra sporca, non a chi strizza l’occhio al secolo e ai suoi mefistofelici diktat, non agli sbandieratori di discorsi persuasivi o bombaroli né agli sciorinatori di fantasiose congetture con cui metter nel sacco un nugolo di sprovveduti ma ai Pastori fedeli alla Parola di Dio, obbedienti di vera obbedienza, che, appunto, pur senza tacere, nel ricordarLa e proclamarLa mai mancano di rispetto né di carità o di mansuetudine. Pastori che vivono nell’unica vera Chiesa senza mai discostarsene e non costruendosi una chiesuola parallela con luciferina superbia!

Come disse la Vergine della Rivelazione, nota anche come Madonna delle Tre Fontane, al convertito Bruno Cornacchiola: “Non si può fare, nella Chiesa, la chiesa” …

Regina Umiltà non è forse da sempre sublime e infallibile criterio di discernimento? Insieme a virtù di vera obbedienza! E chi dimostrasse di non possedere queste virtù essenziali, per ciò stesso non potrebbe essere vero discepolo di Cristo né di Maria Santissima.

Infine, Don Dolindo guardava “con speranza” alla Seconda Guerra Mondiale come alla purificazione conclusiva che avrebbe preceduto la comparsa del Pastore angelico ma, oggi lo sappiamo, ormai a un passo da una nuova e ben peggiore Purga, così non fu. Motivo di più perché si preghi fervorosamente, fidando nel Cuore Immacolato di Maria, per un Pontefice (meglio, per tutti i pontefici a venire) profondamente e pienamente cattolico – come poco tempo fa ha esortato il lungimirante Vescovo Schneider – che sarà domani, a Dio piacendo, Vicario di Cristo, dolce Cristo in terra, per la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e romana.

Possa il suo motto apostolico essere:

“et portae inferi non praevalebunt”!





Note:

[1] Per le notizie biografiche: “Fui chiamato Dolindo che significa dolore. Pagine di autobiografia” – Casa Mariana Editrice, 2021

[2] “Atti degli Apostoli, Lettere cattoliche, Apocalisse” vol. 9 – Casa Mariana Editrice, 2022

[3] Sulla vera carità: “Avremmo fatto ben poco quando avessimo assistito tutti i malati, soccorso tutti i poveri, educato tutti gli ignoranti. Che cos’è una carità che lenisca tutti i dolori degli uomini, se poi questi debbono morire? La nostra carità differisce la rovina ultima, ma non la evita, è perciò una carità inefficace. La morte non si può abolire. Carità più grande è invece quella che immediatamente opera la salvezza soprannaturale, unendo gli uomini a Dio”. Don Divo Barsotti, “La Mistica della Riparazione”, Edizioni Parva

[4] Mons. Athanasius Schneider, “Corpus Christi, La Santa Comunione e il rinnovamento della Chiesa”, Libreria Editrice Vaticana, 2016 –

[5] https://www.livefatima.io/crusade/

[6] https://www.sabinopaciolla.com/esposizione-e-riflessioni-sul-compendio-del-catechismo-della-chiesa-cattolica-puntata-n-41-nn-166-169/






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