mercoledì 31 ottobre 2012

S. Messa in Rito Romano antico alla Badia di Vaiano



Propositura della Badia di San Salvatore Vaiano 
Museo della Badia di Vaiano 
Associazione pro Museo della Badia di Vaiano 



Domenica 11 novembre 2011 
Festa di San Salvatore 
S. Messa in Rito Romano antico 
ore 11:15 


 Nell'Anno della Fede da poco inaugurato dal papa Benedetto XVI per ricordare i cinquanta anni dall'apertura del Concilio Vaticano II, in occasione della festa di San Salvatore, titolare dell’antica abbazia benedettina-vallombrosana, torna per il quinto anno consecutivo la S. Messa in Rito Romano antico in latino, cosiddetto Rito Damaso-Gregoriano, la cui celebrazione si è mantenuta sostanzialmente intatta dall’epoca apostolica, attraverso l’opera di riordino dei papi San Damaso (366-384) e San Gregorio magno (590-604) e del Concilio di Trento (1543-1565), fino ad oggi. 

 Domenica 11 novembre alle ore 11:15 nella chiesa dell’antica abbazia di San Salvatore si potrà assistere ad un rito suggestivo e solenne: nuovamente si sentiranno risuonare le parole latine del sacerdote che celebra la Messa rivolto verso Oriente da dove proviene “il sole che sorge”, simbolo di Cristo stesso, secondo il rito bimillenario della Chiesa Cattolica rivisto dal B. Giovanni XXIII nel 1962 all’apertura del Concilio Vaticano II e liberalizzato da Papa Benedetto XVI nel 2007 con il motu proprio Summorum Pontificum. 

 Ed anche i fedeli potranno partecipare attivamente con la preghiera, con i canti dell'Ordinario e con le risposte al sacerdote: a questo scopo saranno messi a disposizione appositi foglietti e libretti con la traduzione in Italiano. Anche quest'anno partecipa la Società Corale Corte Bardi di Vernio, diretta dal M° Elisabetta Ciani. 




 Alla fine della Messa sarà possibile venerare la reliquia del crocifisso miracoloso conservata per secoli dai monaci vallombrosani di Vaiano. Alla fine della Messa verrà distribuita, con una piccola offerta, un'artistica cartolina de Il Miracolo del Crocifisso di Beirut, affresco manierista del chiostro mediceo. Ciò avviene perché il papa attuale Benedetto XVI con un atto giuridico per tutta la Chiesa Cattolica chiamato “motu proprio” del 7 luglio 2007, ed entrato in vigore il 14 settembre dello stesso anno, ha reso libera anche nella chiese parrocchiali la celebrazione della Messa latina secondo l’antico rito romano, considerando che “la liturgia celebrata secondo l’uso romano arricchì non solo la fede e la pietà, ma anche la cultura di molte popolazioni” e per tale motivo “ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande”. L’esigenza è nata anche dal fatto che - come scrive il papa - “anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro”. 


 Per la celebrazione, in pieno accordo con il Proposto di Vaiano don Carlo Bergamaschi, è stato invitato un sacerdote pratese don Enrico Bini, Parroco della chiesa dello Spirito Santo a Prato e storico della chiesa, autore di numerose pubblicazioni. L’occasione per questa celebrazione è data dalla festa di San Salvatore, titolare dell’antica abbazia benedettina e vallombrosana, che per secoli è stata celebrata dai monaci di Vaiano: la data del 9 novembre era una delle scadenze dell’anno in cui i contadini che coltivavano terre del monastero dovevano consegnare come canone di affitto una parte del raccolto ed avevano diritto in quel giorno ad una merenda dai monaci consistente in pane e pecorino e un bicchiere di vino. Questa festa, secondo gli studi pubblicati da Adriano Rigoli, rimanda all’antichissima devozione del Crocifisso di Beirut che è legata alla fondazione stessa del monastero in epoca altomedievale fra la fine dell’VIII-inizio del IX secolo, operata da una schiatta gentilizia longobarda ricondotta all’ortodossia calcedonese da missionari provenienti dal Medioriente, molto probabilmente dal Libano, che portarono le loro devozioni come quella del Salvatore di Beirut e della storia agiografica ad esso legata. Nel chiostro della Badia di Vaiano, in occasione dei recenti restauri, è venuto alla luce un affresco cinquecentesco che rappresenta proprio l’evento miracoloso di Beirut e ancora oggi si ricorda, proprio per questo motivo, la visita a Vaiano nel 2004 del vicario maronita della diocesi di Beirut mons. Toubia Abi Aad. Sappiamo che di questo evento miracoloso si discusse al II concilio di Nicea convocato nel 787, con il consenso anche del Pontefice Adriano I e la partecipazione di trecentodieci vescovi, nel quale fu fissata la dottrina tradizionale riguardo alla venerazione delle immagini sacre: ancora oggi nelle Chiese orientali a ricordo di questo concilio e per la venerazione delle icone viene celebrata una grande festa la prima domenica di Quaresima, detta appunto la “Festa dell’Ortodossia”. Per Vaiano riguardo a questa festa, la cui data tradizionale è il 9 novembre, abbiamo numerose informazioni: così sappiamo che Guccio di Domenico mugnaio e Piero suo fratello da Savignano, due dei lavoratori che tenevano in affitto beni del monastero dovevano pagare come canone ogni anno 60 staia di grano (oltre litri 24 lo staio, in tutto litri 1440) e “oltre al detto grano dee dare l’anno paia due di buoni veri e grassi capponi per la festa di san Salvatore”. Nel 1410, in uno dei momenti più difficili economicamente per la storia del monastero, abbiamo la “lista della spesa” di quello che fu acquistato per rendere più solenne la festa: oltre alle spese eminentemente liturgiche, che comprendevano 7 candele per la chiesa (sette candele erano indispensabili per la celebrazione della Messa Pontificale da parte dell’abate), circa 1,5 Kg di “candele minute” per i fedeli che le accendevano dietro offerta e circa 200 g. di incenso” per la Messa solenne, anche la parte, se vogliamo, profana degli acquisti, tra cui una grande quantità di carne (vitella, arista, sugnaccio, “capi e piedi di porco”), formaggio (compresi 1,5 Kg di Parmigiano), 20 arance (allora una vera e propria rarità) e per finire circa 400 g. di spezie tra “spezie dolci”, “spezie forti” (comprendenti pepe, cannella e chiodi di garofano) e zafferano. 

 (testo di Adriano Rigoli)

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