lunedì 22 ottobre 2012

L’acqua del Gave e l’acqua della Grazia





di don Antonio Ucciardo

Il 20 ottobre la Grotta di Lourdes si è allagata. Nulla di strano, considerando che il fiume Gave la lambisce. Nulla di eccezionale, sapendo che anche i santuari possono crollare per i terremoti, per gli smottamenti del terreno, per la barbarie dell’uomo. Eppure quelle immagini hanno destato impressione. Pare che siano là ad evocare qualcosa di più grande. Non so se sia mai capitato, in questi 154 anni, che quello spiazzale sia stato invaso dalle acque. Se sia mai accaduto che l’acqua fatta sgorgare dalla Signora sia stata coperta dalle acque del fiume. Bisognerebbe chiedere ad esperti della storia di Lourdes, come René Laurentin, oppure rovistare tra l’ingente documentazione che Vittorio Messori, attento persino alle sfumature meno appariscenti di quel luogo benedetto, ha raccolto con certosina pazienza.

Vogliamo ammettere, alla luce del Vangelo, che nulla accade per caso. Possiamo pertanto tentare di leggere anche questa notizia nell’economia delle apparizioni e del messaggio di Lourdes. O forse in quella più grande di un paese che ha voltato le spalle a Dio. Non è il solo ad averlo fatto in quest’Europa che è preda di un’apostasia silenziosa, ma si tratta pur sempre della nazione definita prima figlia della Chiesa. Il Santuario dei Pirenei ne rappresenta, per così dire, l’anima. In un sabato di ottobre, nel giorno della settimana dedicato alla Vergine, nel mese particolarmente consacrato a quella preghiera tanto gradita alla Signora, il fiume ha preso possesso di quel luogo santo.

Lourdes è intimamente legato alle vicende della secolarizzazione. I fenomeni ai quali oggi assistiamo, hanno una storia. Derivano in gran parte dall’esaltazione della razionalità, dalla presunzione di poter finalmente spiegare ogni cosa e di poter archiviare definitivamente il ricorso alla religione. La Francia del Positivismo credeva davvero di aver ridestato il lume della Ragione, acceso nel secolo precedente, e di aver segnato una pagina nuova nella storia dell’umanità, soprattutto per quel che concerne il progresso scientifico. Non a caso la Vergine farà di quel luogo una vera e propria clinica delle anime e dei corpi. Molti miracoli, fino ad oggi, rappresentano una sfida per i figli di quel razionalismo. Molte conversioni sono il segno di quella dimensione spirituale che è stata osteggiata con forza anche nel secolo successivo. Molti prodigi inspiegabili, primo tra tutti la serena accettazione della sofferenza, sono scaturiti ai piedi di quella immagine che, durante l’allagamento, si è stagliata sulle acque con un’eloquenza inedita.

In questo senso, Lourdes rappresenta ancora oggi l’anima non solo della Francia, bensì dell’intero continente. Troppo in fretta si è gridato, forse, ad un ritorno di religiosità. Contro ogni dato rassicurante, vediamo paesi interi rigettare i principi della propria cultura cristiana e provare l’ebbrezza della laicità, scambiata probabilmente con la garanzia della propria libertà contro condizionamenti d’ogni genere. Quel fiume ha evocato questo flusso irruente di novità e di libertà nella nostra storia. Proprio in questi giorni la Francia si sta riprendendo la laicità assoluta – in verità mai deposta- con il ritorno ai principi ispiratori della Rivoluzione. Bisogna formare cittadini, o piuttosto uomini senz’anima, che conoscano la morale dello Stato, l’etica che deriva dalla propria affermazione in questa grande casa comune. Non hanno bisogno di altro! Hitler si era fermato, nella sua lucida follia, al Gott mit uns, Dio è con noi. Qui siamo al Dieu c’est moi, Dio sono io!

I fenomeni di acuta secolarizzazione cui assistiamo nella Francia dei nostri giorni, non sembrano avere di fronte a sé una grande opposizione. Non dico che trovino dappertutto un’accoglienza entusiasta, ma di sicuro non hanno neppure una reazione tenace. Qualche timido segnale di forza da parte dell’episcopato, specialmente in relazione al progetto di riconoscimento delle unioni omosessuali, è pur sempre apprezzabile. E’ degno di nota, però, che i vescovi francesi abbiano chiesto di pregare. Lourdes è l’immagine stessa della preghiera! Se l’esondazione del Gave fosse il segno della rabbia del demonio per le preghiere che finalmente si cominciano a levare, potremmo almeno stare tranquilli, perché saremmo all’inizio di una controtendenza.

Quel santuario, nell’Europa secolarizzata, richiama noi cattolici per primi all’importanza della preghiera. Abbiamo fatto di tutto per dire che ci siamo e che vogliamo essere i benefattori dell’umanità. Solo che molto spesso lo abbiamo fatto con le parole suadenti, con il dialogo fine a se stesso, con una serie interminabile di convegni e di documenti. E abbiamo preso troppo sul serio l’idea di essere benefattori. Lo siamo, sicuramente, ma nel senso in cui ci è ricordato che Gesù “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo” (At 10, 38). Il bene che possiamo fare è ben altro rispetto al bene che il mondo si attende. Questa è l’autentica sfida che ci è lanciata. Abbiamo bisogno di pregare, perché soltanto dal ricorso umile e fiducioso a Dio si può irradiare il vero bene che noi dobbiamo donare.

E se invece del demonio pensassimo all’immagine della grazia? La preghiera ci conduce alla grazia, cioè a quanto ci sorpassa e non nasce dai nostri buoni propositi. All’inizio dell’Anno della Fede, Lourdes sa richiamarci, ancora una volta, a questa necessità. Nella nostra storia attuale, che ha tanto spesso il colore della fanghiglia del Gave, si staglia ancora la bianca figura della Piena di grazia. Dobbiamo saper essere realisti, ma non disfattisti. Tutto possiamo riavere, se accettiamo di deporre ai piedi di Dio le nostre infermità ed imploriamo il sostegno della grazia.

Nel Cantico dei Cantici è scritto che “le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo” (Ct 8,7). Maria è la presenza stessa dell’amore di Dio nella nostra storia. Tra poche ore le acque del fiume si ritireranno, e tornerà ad affiorare la fonte donata dalla Vergine. Non bisogna chiudere la fonte della grazia, né tornare all’acqua che l’uomo possedeva prima del dono di Cristo. Non è un’acqua capace di dissetare. Le nostre comunità ecclesiali e le nostre case devono tornare alla gioia di Cana, dove la Madre, sollecita, chiede che l’acqua sia cambiata in vino. No, non dobbiamo temere nessun allagamento, se siamo ancora capaci di implorare il vino della grazia e di obbedire, nella fede, a Cristo. Lourdes, come ogni altro luogo legato ad apparizioni riconosciute dalla Chiesa, è il segno che la Vergine non ha esaurito la sua missione: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2, 5). Con lei possiamo sempre riprendere il nostro cammino!


http://www.daportasantanna.it/2012/10/

Nessun commento:

Posta un commento