sabato 25 marzo 2023

Quante follie per un mero desiderio



di Boni Castellane 

Gli atei non esistono, quando qualcuno dice di essere ateo significa che sta credendo a un dio che lo fa sentire a suo agio. Oggi nel mondo il dio più comune è la Scienza ma i suoi fedeli non sono sempre così credenti come dicono. Il solo fatto che ci sia gente che sta ancora indossando una mascherina in garza, magari la stessa da sei mesi, mentre cammina per la strada, dimostra che i precetti religiosi vengono seguiti solo se sembrano "giusti", e quindi un ipocondriaco seguace della Scienza in realtà è un cattivo fedele, un peccatore, perché la sua vera divinità è la dea Ipocondria.

 Lo stesso dicasi per le persone affette da grave distacco dalla realtà alle quali un sistema ideologico e consumistico sta vendendo loro, negli ultimi anni, delle assurde teorie in base alle quali il sesso non dipende dagli organi sessuali con cui uno nasce ma dalla propria "percezione di sé", e se la propria percezione di sé non è in accordo con gli organi del proprio corpo, invece di curare questa disforia a livello mentale bisogna eliminare chirurgicamente gli organi "sbagliati". Il "desiderio di procreazione" provato da una coppia omosessuale spesso fa parte dei numerosi sintomi delle disforie e ciò non perché sia un sentimento sbagliato in sé, ma perché identifica un desiderio con una possibilità e quindi una possibilità con un diritto. Il dato di realtà, confermato dalla divinità scientifica, dice invece che da due umani dello stesso sesso non può nascere la vita, che la fecondazione ha bisogni di una parte maschie ed una femminile, e che quindi i sessi biologici esistono e sono due.

 Sino a qualche anno fa l'omosessualità nelle sue accezioni letterarie, artistiche ed affettive si è sempre fatta vanto della propria sterilità: essere omosessuali significava, in un certo senso, far parte di un mondo "privilegiato" composto da esseri dotati di una sensibilità superiore, di un gusto più acuto, di una diversità rivendicata gelosamente e con un certo orgoglio. Negli ultimi anni, al contrario, il sistema della vita-a-debito ha deciso che l'omosessuale doveva diventare il prototipo del consumatore ideale, e ciò presupponeva l'eliminazione di ogni idea di diversità connessa all'omosessualità. Non soltanto nell'ostentato e triste esibizionismo dei gay pride o negli inquietanti tentativi di introduzione di temi gender nelle scuole elementari, il rifiuto della diversità doveva necessariamente arrivare sino al riconoscimento di genitorialità e procreazione in capo a coppie che hanno nella sterilità una delle loro caratteristiche di fatto.

Ecco dunque che all'interno della narrazione visiva dei due padri con il loro neonato in braccio si è dovuta necessariamente inserire una donna, nella fattispecie una sconosciuta gestita da società private, che viene pagata per essere fecondata e trattata farmacologicamente per sostenere una gravidanza al termine della quale il bambino verrà comprato dalla coppia che lo ha ordinato.

 L'argomento a sostegno di questa moderna vendita di esseri umani-paradosso che il Charles Dickens di Oliver Twist nell'episodio di "Bambino in vendita", utilizzò per definire nel modo più inumano possibile la società forse più invivibile della storia dell'umanità, quella vittoriana-pesca nel più classico armamentario della campagna abortista degli anni Settanta: il feto è una parte del corpo della donna e la donna col suo corpo fa quello che vuole. Tuttavia un feto non è un'appendice e nemmeno una milza o una tonsilla che una volta asportate non hanno vita propria. Il feto è un essere umano nella sua fase più indifesa, viene portato (gestato) in grembo dalla donna (gestante) e la sua soppressione prende il nome di aborto. Quindi una donna, nel momento in cui viene inseminata, non sta più disponendo soltanto del proprio corpo e della propria vita, ma anche del corpo e della vita di un altro essere umano che sta crescendo in lei e che, dopo nove mesi, verrà venduto ai suoi nuovi proprietari.

 Il secondo argomento a sostegno dell'utero in affitto è quello dell'"Atto di amore": si tratterebbe di un modo particolarmente complicato di dare amore a una nuova vita. Purtroppo gli esseri umani chiamano "amore" quasi tutti i propri desideri e molti dei propri sbagli: l'amore inoltre, proprio perché tale, non ha bisogno di giustificazioni e non si è mai troppo oggettivi nel giudicarne le conseguenze.

 Alla fine alcuni, forse i più onesti, ammettono di desiderare l'esperienza della "gravidanza mentale" cioè il provare quel periodo di attesa nel quale gli esseri umani formano la propria identità di padri e di madri. Alla effimera natura sentimentale di questo desiderio si deve aggiungere i  fatto che il bambino viene "ordinato" con determinate caratteristiche e che le società che si occupano di questi servizi garantiscono con la formula del possibile rifiuto e del secondo tentativo compreso nel prezzo.

Ma  non è tutto un po' folle per soddisfare un nobile desiderio?



(da La Verità di Giovedì 23 Marzo 2023)



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