lunedì 13 marzo 2023

Le origini filosofiche del totalitarismo nel pensiero moderno






Stefano Fontana, 13 MAR 2023

Nel pomeriggio di sabato scorso 11 marzo si è tenuto il primo di tre incontri di attualità politica organizzati dal nostro Osservatorio presso la Villa San Fermo di Lonigo (Vicenza). Il tema generale dei tre incontri è “Le narrazioni sociali imposte dal potere” e il titolo di questo primo era: “Il totalitarismo, anche democratico, esito necessario del pensiero moderno”. Questa volta è toccato a me fare la relazione introduttiva [vedi qui i temi dei prossimi incontri]. Tra le cose dette vorrei riprendere qui brevemente uno spunto che può essere considerato il principale. In fondo, il totalitarismo è figlio dell’impostazione filosofica della modernità e, ad essere rigorosi, ne è la conseguenza necessaria. Che il totalitarismo non sia solo un fenomeno politico lo si è spesso detto, che però sia figlio diretto dell’impianto moderno del modo di pensare no, dato che solitamente si pensa che all’origine del pensiero moderno ci sia la libertà, intesa altrettanto di solito come l’opposto del totalitarismo. In realtà è proprio la concezione moderna della libertà che produce necessariamente il dispotismo totalitario. La libertà originaria onnipotente e sovrana è perciò anche totalitaria.

Il pensiero moderno, fin dal suo primo passo, è la pretesa di imporre alla realtà le forme della coscienza. La realtà viene negata nella pretesa di ricostruirla. Giovanni Paolo II dice nella Centesimus annus che l’origine del totalitarismo è la negazione della verità in senso oggettivo. Il pensiero moderno nega la possibilità di conoscere la verità, ossia la realtà, in senso oggettivo, ritenendo che ogni conoscenza sia costruita dal nostro intelletto e dalle sue forme. Per questo il pensiero moderno sostituisce la realtà con l’artificio. Esso è anche una grande ideologia: sovrappone alla realtà schemi di pensiero artificiali di parte che pretendono di valere per il tutto. La filosofia moderna ingabbia l’oggettivo nel soggettivo, l’essere nel pensare. Parte da una coscienza pura e totalmente libera che non ha niente alle spalle che la limiti, e che per questo può creare se stessa e il mondo a proprio piacimento. Si tratta di una coscienza sovrana e, per questo, totalitaria.

A seguito della impostazione del pensiero moderno abbiamo assistito nella storia a vari tipi di totalitarismo, non solo autocratico ma anche di tipo democratico. L’idea della coscienza sovrana e plasmatrice della realtà viene trasferita al “popolo” che diventa quindi il Leviatano. Sono totalitari i dispotismi ma anche le democrazie liberali che si ispirano alle categorie della modernità. Oggi la cultura delle democrazie liberali nega il diritto naturale e la legge naturale, perché all’ordine naturale e finalistico delle cose si è sostituito quello artificiale stabilito dal contratto tra coscienze sovrane. Il gender e il transumanesimo sono espressione della sostituzione della natura con l’artificio propria del totalitarismo culturale di oggi.

Le narrazioni del potere sono artificiali e negatrici della realtà. È accaduto così per la cosiddetta pandemia da Covid e sta accadendo così per la guerra in Ucraina, i due argomenti dei prossimi incontri di Lonigo.

Stefano Fontana






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