giovedì 10 maggio 2018

Quelle parole che fanno tremare







di Aldo Maria Valli  (08-05-2018)

«Osservando che i vescovi e soprattutto il successore di Pietro mancano nel mantenere e trasmettere fedelmente e in unità il deposito della fede, contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, non posso non pensare all’articolo 675 del Catechismo della Chiesa cattolica: “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità”».

Inutile nasconderlo. Queste parole del cardinale

Willem Jacobus Eijk, arcivescovo di Utrecht,

(http://www.lanuovabq.it/it/il-papa-non-puo-ammettere-lintercomunione)

fanno tremare. Sua eminenza parla apertamente di apostasia e non lo fa sulla base di vaghe considerazioni, ma di un fatto concreto.

Il problema riguarda l’intercomunione fra cattolici e protestanti in Germania, questione che lasciamo riassumere al cardinale stesso: «La Conferenza episcopale tedesca ha votato a grande maggioranza a favore di direttive che implicano che un protestante sposato con un cattolico possa ricevere l’Eucaristia dopo aver soddisfatto una serie di condizioni: deve aver effettuato un esame di coscienza con un sacerdote o con un’altra persona con responsabilità pastorali; deve aver affermato la fede della Chiesa cattolica, oltre ad aver “desiderato di porre fine a gravi disagi spirituali” e deve avere un “desiderio di soddisfare la brama per l’Eucaristia”»

«Sette membri della Conferenza episcopale tedesca hanno votato contro queste direttive e hanno chiesto il parere di alcuni dicasteri della Curia romana. La conseguenza è stata l’invio di una delegazione della Conferenza episcopale tedesca che ha parlato a Roma con una delegazione della Curia romana, fra cui il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede».

«La risposta del Santo Padre, data tramite il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede alla delegazione della Conferenza tedesca, e cioè che la Conferenza deve discutere di nuovo le bozze e tentare di raggiungere un risultato unanime, se possibile, è completamente incomprensibile. La dottrina e la prassi della Chiesa riguardanti l’amministrare il Sacramento dell’Eucaristia ai protestanti sono perfettamente chiare. Il Codice di diritto canonico dice al riguardo: “Se vi sia pericolo di morte o qualora, a giudizio del Vescovo diocesano o della Conferenza episcopale, urgesse altra grave necessità, i ministri cattolici amministrano lecitamente i medesimi sacramenti anche agli altri cristiani che non hanno piena comunione con la Chiesa cattolica, i quali non possano accedere al ministro della propria comunità e li chiedano spontaneamente, purché manifestino, circa questi sacramenti, la fede cattolica e siano ben disposti” C.I.C./1983, can. 844 § 4 (cfr. Catechismo della chiesa cattolica, n. 1400)».

Prosegue il cardinale Eijk: «Questo concerne quindi solo casi di emergenza, soprattutto in cui si tratta di un pericolo di morte. L’intercomunione è, in linea di principio, soltanto possibile con i cristiani ortodossi, perché le Chiese orientali, pur non essendo in piena comunione con la Chiesa cattolica, hanno veri sacramenti e soprattutto, in forza della successione apostolica, un sacerdozio e un’Eucaristia validi (CCC, n. 1400, C.I.C./1983 can844, § 3). La loro fede nel sacerdozio, nell’Eucaristia e pure nel Sacramento di Penitenza è uguale a quella della Chiesa cattolica. Invece i protestanti non condividono la fede nel sacerdozio e nell’Eucaristia. La maggior parte dei protestanti tedeschi è luterana. I luterani credono nella consustanziazione, che implica la convinzione che oltre al Corpo e il Sangue di Cristo siano realmente presenti anche il pane e il vino, nel momento in cui vengono ricevuti. Se qualcuno riceve il pane e il vino senza credere questo, il Corpo e il Sangue di Cristo non sono realmente presenti. Fuori da questo momento della ricezione, vi rimangono solo il pane e il vino e non sono presenti il corpo e il sangue di Cristo. Ovviamente, la dottrina luterana della consustanziazione differisce essenzialmente da quella cattolica della transustanziazione che implica la fede che ciò che si riceve sotto le figure del pane e del vino, anche se amministrato a qualcuno che non crede nella transustanziazione e anche fuori del momento dell’amministrazione, rimanga il Corpo e il Sangue di Cristo perché non ci sono più le sostanze del pane e del vino. Per queste differenze essenziali non si deve amministrare la comunione a un protestante, anche se sposato con un cattolico, perché il protestante non vive in piena comunione con la Chiesa cattolica e, perciò, non condivide esplicitamente la fede nell’Eucaristia. Le differenze fra la fede nella consustanziazione e quella della transustanziazione sono tanto grandi che si deve davvero esigere che qualcuno che desidera ricevere la comunione entri esplicitamente e formalmente nella piena comunione con la Chiesa cattolica (tranne in un caso di pericolo di morte) e confermi in questo modo esplicito di accettare la fede della Chiesa cattolica, inclusa quella nell’Eucaristia. Un esame di coscienza con un sacerdote o con un’altra persona con responsabilità pastorali non dà delle garanzie sufficienti che la persona coinvolta accetti davvero la fede della Chiesa. Accettandola, la persona può fare comunque solo una cosa: entrare nella piena comunione con la Chiesa cattolica».

«Le bozze per le direttive della Conferenza episcopale tedesca suggeriscono che si tratti soltanto di alcuni casi di protestanti, sposati con cattolici, che vorrebbero ricevere la comunione, facendo uso di queste direttive. Tuttavia, l’esperienza insegna che nella prassi questi numeri in genere diventeranno sempre più grandi. Protestanti, anche sposati con cattolici, vedendo altri protestanti sposati con un cattolico ricevere la comunione, penseranno di poter fare lo stesso. E alla fine anche protestanti non sposati con cattolici vorranno riceverla. L’esperienza generale con questo tipo di regolazioni dimostra che rapidamente i criteri si estenderanno».

«Ora il Santo Padre ha fatto sapere alla delegazione della Conferenza episcopale tedesca che deve discutere di nuovo le bozze per un documento pastorale sull’amministrazione della Comunione, tra le altre cose, e tentare di trovare unanimità. Unanimità su che cosa? Supposto che tutti i membri della Conferenza episcopale tedesca, dopo averle discusse di nuovo, decidano all’unanimità che si può amministrare la comunione ai protestanti sposati con un cattolico (il che non succederà), questa – pur essendo contraria a ciò che dicono al riguardo il Codice di diritto canonico e il Catechismo della Chiesa cattolica – diventerà la nuova prassi nella Chiesa cattolica in Germania? La prassi della Chiesa cattolica, fondata sulla sua fede, non è determinata e non si cambia statisticamente quando una maggioranza di una Conferenza episcopale vota in favore di questo, nemmeno facendolo all’unanimità».

«Ciò che dicono il Codice di diritto canonico e il Catechismo della Chiesa cattolica sarebbero dovuti essere la reazione del Santo Padre, che, come successore di San Pietro, è “il perpetuo e visibile principio e fondamento dell’unità sia dei vescovi sia della moltitudine dei fedeli” (Lumen gentium, n. 23). Il Santo Padre avrebbe dovuto dare alla delegazione della Conferenza episcopale tedesca delle direttive chiare, basate sulla retta dottrina e sulla prassi della Chiesa. Così avrebbe dovuto rispondere anche alla donna luterana che gli chiese il 15 novembre 2015 se potesse ricevere la comunione insieme al suo sposo cattolico: questo non è accettabile, invece di suggerire che lei poteva ricevere la comunione in base al suo essere battezzata, conformemente alla sua coscienza. Rinunciando a fare chiarezza, si crea una grande confusione fra i fedeli e si mette in pericolo l’unità della Chiesa. Lo fanno anche i cardinali che propongono pubblicamente di benedire relazioni omosessuali, il che è diametralmente opposto alla dottrina della Chiesa, fondata sulla Sacra Scrittura, e cioè che il matrimonio, secondo l’ordine della creazione, esiste solo fra un uomo e una donna».

Drammatica la conclusione: «Osservando che i vescovi e soprattutto il successore di Pietro mancano nel mantenere e trasmettere fedelmente e in unità il deposito della fede, contenuto nella sacra Tradizione e nella Sacra Scrittura, non posso non pensare all’articolo 675 del Catechismo della Chiesa cattolica: “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il ‘mistero di iniquità’ sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità”».

La questione dell’intercomunione può sembrare molto tecnica, riservata agli specialisti e lontana dalle questioni che toccano la fede, ma non è così. Poiché in ballo c’è l’Eucaristia, siamo invece al cuore stesso della fede. E se un cardinale, a proposito di questo problema, arriva a usare parole così forti, parlando apertamente del rischio di apostasia, significa che la situazione è davvero grave.

Di fatto il cardinale si chiede, e chiede alla Chiesa intera, se non stiamo assistendo alla grande apostasia che, unita alla persecuzione, i fedeli cattolici dovranno affrontare quando «sulla terra si svelerà il mistero di iniquità sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità». Che se lo chieda un cattolico qualunque è un conto, ma che il dubbio sia espresso pubblicamente da un cardinale è un altro.

Come ricorda il cardinale Eijk, in materia di intercomunione già il 15 novembre 2015, in visita alla chiesa luterana di Roma, il papa non seppe dare una risposta chiara e, rispondendo alla domanda di una signora, usò espressioni estremamente confuse, il cui significato alla fine poteva essere un «forse sì, forse no, comunque fate voi».

Sono tante le visioni che parlano dell’apostasia ai vertici della Chiesa, come quelle di Bruno Cornacchiola, il veggente delle Tre Fontane a Roma («La Chiesa tutta subirà una tremenda prova, per pulire il carname che si è infiltrato tra i suoi ministri […]. Sacerdoti e fedeli saranno messi in una svolta pericolosa nel mondo dei perduti, che si scaglierà con qualunque mezzo all’assalto: false ideologie e teologie»), e quelle di La Salette («La Chiesa subirà una terribile crisi . Essa sarà eclissata. Roma perderà la fede fino a diventare la sede dell’Anticristo»).

Già all’indomani di Amoris laetitia il cardinale Eijk denunciò: «Le persone sono confuse e questo non va bene. L’esortazione post-sinodale Amoris laetitia ha generato dei dubbi tali per cui è necessario fare chiarezza», perché, circa la possibilità di accedere all’Eucaristia da parte dei divorziati risposati, «ciò che è vero in un posto non può essere sbagliato in un altro». Eppure è ciò che sta succedendo.



Quello che è stato definito il «pratico depotenziamento» dei sacramenti da parte di Francesco «realizzato per ragioni pastorali di “misericordia” e “accoglienza”»

(si veda: Roberto Pertici, La riforma di Bergoglio l’ha già scritta Martin Lutero, in http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2018/04/13/la-riforma-di-bergoglio-lha-gia-scritta-martin-lutero/)

è dunque in corso. Ma dove porterà? Quanto manca per completare l’«impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità»?



Aldo Maria Valli

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