sabato 5 maggio 2018

LA MESSA TRADIZIONALE È RICHIESTA IN TUTTE LE PARROCCHIE DELLA CINA!






La Lettera di Paix Liturgique
Lettera 101 del 3 Maggio 2018


Intervista al parroco della chiesa di San Giuseppe a Shanghai

Questa settimana vi proponiamo una testimonianza esclusiva. Grazie ad un amico lettore, che ringraziamo vivamente, ecco un'intervista con il parroco di San Giuseppe di Shanghai che offre la forma straordinaria una volta al mese ai suoi parrocchiani in occasione della messa solenne della domenica. Questo documento è unico: prima di tutto, perché si tratta della testimonianza di un sacerdote di un paese in cui la Chiesa è tenuta in stretta sorveglianza; in secondo luogo, perché si tratta di uno dei pochissimi parroci di questo immenso paese a celebrare secondo le disposizioni del motu proprio Summorum Pontificum; infine perché si tratta di una voce che viene da una delle città più inique e materialiste del mondo. L'intervista è stata fatta il 7 aprile 2018, domenica in albis. Invitiamo tutti i nostri lettori a pregare per questo sacerdote e per la sua comunità.




1) In Occidente, la storia della messa in latino è complicata: vietata di fatto nel 1970 alla promulgazione del nuovo messale, messa a margine poi liberalizzata fino ad occupare oggi una discreta importanza tra i giovani e in termini di vocazioni. In Cina, le cose sono certamente state molto diverse: ci può raccontare la situazione della messa tradizionale, oggi?

Ad oggi, la messa in latino in Cina riguarda in pratica davvero pochissimi fedeli. Che io sappia, viene celebrata in tre luoghi in tutto il paese: una parrocchia a sud di Pechino, la mia parrocchia a Shanghai e un'altra a Wuhan (1), dove so che un sacerdote ricomincia a dire la messa tradizionale. È un sacerdote di 52 anni, come me. Il che significa che è stato ordinato anche lui circa 23 anni fa, subito prima dell'introduzione del nuovo messale.

In Cina, le chiese e i seminari chiusi nel 1950 sono stati riaperti nel 1978. A quella data non furono introdotti cambiamenti, né nella liturgia, né nelle materie insegnate nei seminari, tutto riprese esattamente come era prima della chiusura. Il novus ordo è stato introdotto solo a partire dal 1995, e da allora si è smesso di insegnare il latino e l'antica liturgia nei seminari.



2) Nel caso della sua parrocchia: come si è giunti a celebrare la messa tradizionale una volta al mese e nelle feste solenni?


Nella mia parrocchia la messa tradizionale è stata celebrata dal precedente parroco, senza soluzione di continuità, dal 1982 al 2007. Quando lui è morto, nel 2007, sono subentrato io e ho continuato a celebrarla, sempre su richiesta dei miei parrocchiani.



3) Se è su richiesta dei parrocchiani, perché succede a San Giuseppe a Shanghai, e non altrove?

La messa tradizionale è richiesta in tutte le parrocchie della Cina! Ma, dato che i nuovi sacerdoti non sono stati formati, i cori sono scomparsi così come i chierichetti, e si è perduta la "competenza". È un grave danno, perché oggi, sono i giovani ad essere maggiormente interessati alla messa tradizionale. All'inizio, naturalmente, c'è bisogno di uno sforzo intellettuale da parte loro per poter comprendere la messa tradizionale. Ma, una volta fatto questo sforzo iniziale, non vogliono più tornare alla forma moderna in cinese.

Paradossalmente non ritroviamo invece un simile interesse nel caso dei giovani preti, che sono d'altra parte i più restii alla messa tradizionale. Uno di loro, uscito dal mio stesso seminario, mi ha recentemente detto che il latino "faceva molto male alla Chiesa"! Mentre io sento in modo netto che proprio il latino mi tiene legato alla vita della Chiesa universale.

Questa differenza fra sacerdoti e fedeli esiste dal 1995, dopo che si è insegnato ai sacerdoti a rilassarsi, ad essere disinvolti. Come se dovessero sempre dimostrare di essersi liberati di qualche cosa. Celebrano la messa in modo distratto ed irrequieto. Inoltre, il 90% dei miei confratelli a Shanghai non si prepara più con le preghiere prima della celebrazione della messa. C'è addirittura un tale che arriva sistematicamente in chiesa appena passate le sette, mentre la messa che deve celebrare è prevista proprio a quell'ora. Mi sembra evidente che non possa prepararsi molto bene.



4) La messa in latino nella sua parrocchia è un caso particolare: non si tratta di un'alternativa, è la messa abituale parrocchiale che, una volta al mese, viene detta nella forma tradizionale. Come reagiscono i parrocchiani? Sono i parrocchiani stessi a venire a messa la domenica in cui viene celebrata nella forma straordinaria?

No. Non esattamente. Coloro che vengono alla messa tradizionale sono più numerosi perché vengono da tutta Shanghai, mentre le altre domeniche non sono presenti che i parrocchiani del nostro territorio. Normalmente la domenica siamo in circa 200 persone in chiesa, mentre quando celebro la messa tradizionale siamo un po' più di 300.



5) A lei personalmente, in qualità di sacerdote e di pastore, cosa apporta la celebrazione regolare dell'ordo antico? Per esempio, ritiene che abbia un'influenza sul suo modo di celebrare la messa nel novus ordo?

Per celebrare la forma moderna, io ho sempre presenti le istruzioni per la forma straordinaria. Lei ne resterà sorpreso (ride): indosso casupola e berretta per celebrare nella forma moderna! In questa forma moderna tutto è libero, non ci sono più regole. Come sacerdote ho sempre questa preoccupazione: "Avrò celebrato bene il Santo Sacrificio? Il mistero della transustanziazione ha avuto luogo? Ero distratto? Ho mancato di fede?". Con l'ordo antico mi è sufficiente imboccare il corretto binario e seguire le istruzioni delle rubriche e queste angosce non vengono. Si tratta di una cosa molto personale, ma l'ordo antico mi aiuta a conservare la fede e non mi viene mai alcun dubbio sulla realtà e la validità della consacrazione. L'ordo antico mi aiuta ad essere caloroso e rigoroso. Se fossi professore in seminario, raccomanderei senz'alcun dubbio ai seminaristi di celebrare la messa tradizionale. Si tratta di ciò che ha fatto uno dei miei professori al seminario, un salesiano. Oggi è in pensione ad Hong-Kong. È un grande amico della messa tradizionale e la celebra spesso.




6) Nella vita parrocchiale, lei riesce ad individuare dei frutti particolari della celebrazione del vetus ordo?

Primo: ogni volta ho la sensazione di aver compiuto il mio dovere. La mia messa è piena di calore, non è mai scialba.

Secondo: vedo dei nuovi parrocchiani ogni domenica.

(Tira fuori il telefono portatile e mostra delle foto prese da Internet. La prima mostra Papa Francesco che celebra ad orientem nella Cappella Sistina. La seconda, un sacerdote in adorazione davanti al Santo Sacramento).

Terzo: lei lo sa che ogni volta che delle persone vedono un sacerdote in questa posizione, qualcuno si converte?



7) Oltre alle questioni strettamente spirituali, lei ha la sensazione di partecipare ad un combattimento culturale, nell'ottica della trasmissione di un patrimonio, o di una forma di resistenza alla società?

Non ho la specifica sensazione di trasmettere un patrimonio. È vero che io ho una fede "tradizionale". Inoltre non posso insegnare il catechismo in altro modo che nella maniera "tradizionale". Insegno il modo "tradizionale" di servire la messa, indosso i miei paramenti in maniera "tradizionale". Non posso fare altrimenti. Indosso l'abito talare tutte le domeniche da 23 anni. Metto una cotta bianca per dare l'estrema unzione, cosa che non fanno più i miei confratelli. Non sarei capace di fare diversamente. (Tira fuori di nuovo il telefono, mostra le foto dell'ordinazione di un giovane sacerdote di una comunità Ecclesia Dei). E poi quando trovo per caso queste fotografie su Internet, un giovane sacerdote così, io so di essere in piena comunione con la Chiesa universale. Allora, non ho la sensazione di essere contro corrente, mi sembra di essere sostenuto da tutto il mondo. Quanto ad essere contro corrente nella società del materialismo e del dio denaro... non ci faccio molta attenzione. Se uno è cattolico, non può dare al denaro l'importanza che gli danno in genere gli abitanti di Shanghai. Più in generale io non sono certo che la Chiesa cattolica ed in particolare la messa tradizionale interessino molto le classi più agiate.



8) Per quanto riguarda gli aspetti pratici, come ha fatto? È stato necessario imparare di nuovo il gregoriano, ritrovare dei vecchi messali perduti? Lei aveva ancora dei paramenti? Ha fatto delle nuove traduzioni? Ci sono stati degli aggiustamenti liturgici? 


Dato che non c'è mai stata un'interruzione nella celebrazione del rito antico nella nostra parrocchia, noi qui avevamo tutti i paramenti e i messali. I fedeli sapevano ancora cantare il gregoriano. Abbiamo avuto un buon coro fino al 2007, che poi abbiamo solo dovuto rilanciare. Per quanto riguarda l'ordo, noi diciamo la messa di "prima della Rivoluzione (culturale)", dunque come veniva detta nel 1949. Ho conservato tutti i libri del mio predecessore. Per esempio, per il 15 agosto, noi cantiamo il vecchio introito "Gaudeamus" e non la messa stabilita da Pio XII. Al momento della proclamazione del dogma dell'Assunzione, non c'era in effetti ormai più la messa in Cina!



9) La sua chiesa è stata un tempo e per qualche decennio una parrocchia francese. A parte l'architettura, resta qualche cosa di quella presenza?

Nella chiesa, rimane una stele funeraria alla memoria di Blanche de Montgny, la figlia del primo console di Francia, che è stata dimenticata dai distruttori. Tutte le altre tracce della presenza francese nella chiesa, sono state distrutte. Per quanto riguarda la comunità, invece è diverso. Un tempo si diceva di Shanghai che fosse un annesso dell'arcivescovato di Parigi, per quanto numerosi ed attivi erano i missionari francesi. A noi è rimasto ancora qualche tesoro. (Tira fuori una grande fotografia in bianco e nero incorniciata, intitolata in francese "Concilio plenario di Shanghai, 1924". Nella foto ci sono molti vescovi, superiori di comunità, il nunzio apostolico. Il suo dito passa da un viso all'altro, parlando di alcuni dei quali conosce la storia e mostrando i francesi...) Il nunzio apostolico in questa foto, in seguito divenne cardinale... Lui è morto martire, è stato canonizzato... Lui, invece, venne catturato dai giapponesi, ha protetto i suoi sacerdoti ed è morto scorticato vivo... Tra i sacerdoti francesi ce ne sono tre dei quali la comunità ha mantenuto un ricordo vivissimo, io non li conosco se non con i loro nomi cinesi: " Neng Mu De" che venne cacciato, ma voleva assolutamente morire in terra cinese. Si ammalò al momento di partire, la sua nave si fermò a Canton dove infine è spirato; "E Lao" che aveva ereditato 100.000 franchi e utilizzò questo lascito per per costruire una riproduzione della grotta di Lourdes a Pudong (che è uno dei quartieri della megalopoli). Uno dei suoi nipoti francesi è già venuto a trovarci a Shanghai; "Xao Jiazhu" che insegnava chimica ed aveva perduto un braccio (2).



10) La situazione della Chiesa in Cina è particolare, dato che il potere dello stato è molto attivo a riguardo. Per lei, quali sono gli effetti della messa tradizionale per quanto riguarda la comunione con gli altri cattolici del mondo e con quelli del passato? La sua celebrazione mensile è stata bene accolta dalle autorità?

Bisogna guardare indietro. Penso per esempio all'epoca dell'Imperatore Kan Xi (1664-1723). In tutta la storia della Cina, le autorità hanno sempre avuto un'opinione della Chiesa cattolica. Dura o benevola a seconda delle epoche, ma mai indifferente. Coloro che oggi dicono che il potere sia indifferente alla Chiesa, dicono il falso. Kan Xi, all'epoca, osservava cosa ci poteva essere di favorevole per lui nella religione cattolica, e temeva le cose che potevano nuocere al suo potere. Ed è proprio per questo che lui ha sempre voluto avere dalla sua parte dei rappresentanti cattolici. Le autorità pubbliche hanno dunque sempre la stessa preoccupazione: assicurarsi che i cattolici non nuocciano al loro potere terreno. Quando celebro la messa tradizionale, mi ripeto che sono ancora esattamente come ai tempi di Kan Xi: ho la stessa fede, celebro lo stesso sacrificio e ho le stesse problematiche da gestire.





(1) Capitale della provincia di Hubei, al centro della Cina. Conta circa 20 milioni di abitanti.

(2) Per questo terzo sacerdote, l'identificazione è più semplice: si tratta del gesuita Robert Jacquinot de Besange (https://fr.wikipedia.org/wiki/Robert_Jacquinot_de_Besange), vero eroe, le cui azioni hanno consentito di salvare non meno di 300.000 persone nel corso della guerra sino-giapponese del 1937. Da notare che il parroco di San Giuseppe non è originario di Shanghai: ciò che conosce della storia della sua parrocchia, dunque, viene da quanto ha appreso dai suoi parrocchiani, dalla loro memoria e... dalla comunione dei Santi.


NB: Dal 14 al 22 maggio, un inviato di Paix Liturgique andrà in Asia per un reportage selle comunità tradizionali di Seul, Taipei, Hong-Kong e Singapore. A tale riguardo sarà molto apprezzato un contributo economico, da parte dei nostri lettori, per coprire le spese di questo viaggio il cui importo è stato stimato attorno a 2.500€, così come sarà utilissima la condivisione di eventuali contatti in loco.







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