di padre Alessandro M. Apollonio, FI
San Massimiliano Maria Kolbe, come sant’Alfonso Maria de’ Liguori e tanti altri Santi, non esitava ad affermare che Gesù ha riservato a sé la Giustizia ed ha affidato a Maria l’intera economia della Misericordia.
Suor Faustina Kowalska, contemporanea di san Massimiliano, con le sublimi rivelazioni dell’amore misericordioso di Cristo, ci aiuta ad interpretare bene tale espressione dei Santi, e a rimuovere definitivamente dal nostro immaginario l’idea distorta di un Gesù “implacabile giustiziere”.
In verità, Giustizia e Misericordia sono perfezioni che competono in massimo grado a Cristo Signore, il quale, nella sua infinita sapienza, ha stabilito di esercitare sia la giustizia, sia la misericordia attraverso dei mediatori a lui subordinati. La giustizia è esercitata, sulla terra, tramite il potere delle Chiavi che Cristo ha affidato a san Pietro (Mt 16, 19), ai suoi successori canonicamente eletti ed ai Vescovi in comunione con essi.
La misericordia, d’altra parte, non discende sul Corpo Mistico di Cristo se non per la mediazione di Maria, la Madre di Cristo e del suo Corpo Mistico, che è la Chiesa. Poiché il potere delle Chiavi, non è solo di “legare” ma anche e soprattutto di “sciogliere” (cfr Mt 18, 18), anch’esso è intriso di Misericordia e, dunque, partecipato dalla madre della Misericordia.
La dimensione mariana precede, nella Chiesa, quella petrina, anche per quanto concerne il potere delle Chiavi, perché la facoltà di “rimettere i peccati” (cfr Gv 20, 19-22), in cui si risolve l’aspetto misericordioso di detto potere, è dono di Cristo, per la mediazione dei Colei che è senza peccato.
Non c’è Misericordia, infatti, nella presente economia della salvezza, se non attraverso il sacramento del perdono, per mediazione di Maria. Quando però il peccatore non si pente, e rifiuta così la Misericordia di Dio, gli rimane da scontare le esigenze della giustizia. Anche il sacramento della riconciliazione, dato da Cristo per il perdono, di fronte al peccatore impenitente, non può concludersi se non con la negazione del perdono stesso.
La negazione del perdono è un atto di giustizia, esercitato dal sacerdote sull’autorità conferitagli da Cristo, e consegue sempre al rifiuto della Misericordia da parte del peccatore impenitente. Ma rifiutare la Misericordia è rifiutare la Madre della Misericordia, la Vergine Maria, la quale viene ad essere perciò esclusa dal giudizio di condanna. Se rifiutiamo la Madre della Misericordia, come potremmo ottenere Misericordia?
Se non accettiamo la sua mediazione di Misericordia, chi ci salverà, visto che Cristo, Giudice giusto e misericordioso, a Lei ha voluto affidare l’intera economia della Salvezza? Non si tratta di andare da Maria perché Gesù è più severo di Lei. Si tratta, invece, di affidarsi a Maria perché Gesù misericordioso l’ha costituita Avvocata e Rifugio di tutti i peccatori, e solo se si rifiuta questo grande dono di Misericordia, egli può diventare giudice severo.
Per qualcuno potrebbe sembrare contraddittorio assommare nella stessa persona di Cristo la massima giustizia e la massima Misericordia. In verità le due perfezioni sono perfettamente compatibili ed armoniche (cfr Giovanni Paolo II, Dives in misericordia), perché la Misericordia dev’essere concepita come il perfezionamento della stessa giustizia.
Se la giustizia è dare a ciascuno ciò che gli è dovuto, ossia premiare i buoni e castigare i cattivi, secondo i loro meriti, la Misericordia fa sì che prima del castigo degli empi si dia loro la possibilità del pentimento e della riparazione, a cui consegue il perdono della colpa e la remissione della pena.
Si potrebbe dire che la Misericordia è il modo paziente e longanime di esercitare la giustizia, e che la stessa giustizia è finalizzata alla Misericordia, perché Dio non gode per la rovina dei, viventi (cfr Sap 1, 13); Dio stesso, per mezzo del profeta Ezechiele, ci rivela: Forse che io ho piacere della morte del malvagio dice il Signore Dio o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? (Ez 18, 23).
Se, dunque, la giustizia è premiare i buoni e punire i cattivi in base alle loro opere, la Misericordia dà la possibilità anche ai cattivi di compiere delle opere buone, ossia di pentirsi e riparare, e così meritare in qualche modo il perdono e la remissione. La Misericordia sarebbe contro la giustizia se fosse perdonata la colpa del peccatore impenitente, e condonata la pena senza richiedere l’impegno a riparare il danno compiuto.
Ma non è questa la Misericordia di Dio. La Misericordia, infatti, richiede il pentimento del peccatore, senza del quale non ci può essere la remissione della colpa: Se non farete penitenza perirete tutti allo stesso modo (Lc 13, 5); richiede anche la riparazione del danno, senza della quale non ci può essere la remissione della pena temporale: altrimenti si paga fino all’ultimo spicciolo (cfr Lc 12, 59).
In conclusione, visto che siamo tutti peccatori davanti a Dio, e non c’è giustizia su questa terra senza la sua Misericordia, invochiamo con fiducia la nostra Mater Misericordiae, affinché possiamo sempre trovar misericordia presso il Giusto Giudice, e poter entrare grazie all’intercessione di Lei nella vita beata del nuovo cielo e della nuova terra.
ROMA, domenica, 2 dicembre 2012 (ZENIT.org)
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