di dom Prosper Guéranger
Il lieto giorno
della Vigilia di Natale volge al termine. La santa Chiesa ha già chiuso i divini
Uffici dell'Attesa del Salvatore con la celebrazione del grande Sacrificio.
Nella sua materna indulgenza, ha permesso ai suoi figli di rompere, a
mezzogiorno, il digiuno di preparazione; i fedeli si sono seduti alla tavola
frugale, con una gioia spirituale che fa loro presentire quella che inonderà i
loro cuori nella notte che darà loro l'Emmanuele.
Ma una solennità sì
grande come quella di domani deve, secondo l'usanza della Chiesa nelle sue
feste, avere un preludio nel giorno che la precede tra pochi istanti, l'Ufficio
dei Primi Vespri nel quale si offre a Dio l'incenso della sera, chiamerà
i cristiani alla Chiesa; e lo splendore delle cerimonie, la magnificenza dei
canti apriranno tutti i cuori alle emozioni d'amore e di riconoscenza che li
debbono disporre, a ricevere le grazie del momento supremo.
Aspettando il sacro
segnale che chiamerà alla casa di Dio, impieghiamo gli istanti che ci restano a
meglio penetrare il mistero di sì grande giorno, i sentimenti della santa Chiesa
in questa solennità e le tradizioni cattoliche mediante le quali i nostri
antenati la hanno così degnamente celebrata.
Sermone di san Gregario Nazianzeno.
Innanzitutto,
ascoltiamo la voce dei santi Padri che risuonò con un'enfasi e una forza capaci
di ridestare qualsiasi anima. Ecco per primo san Gregorio, il Teologo, il
Vescovo, di Nazianzo, che inizia così il suo trentottesimo discorso, consacrato
alla Teofania, o nascita del Salvatore. Chi potrebbe ascoltarlo e
rimanere freddo davanti alle sue parole?
"Cristo nasce;
rendete gloria. Cristo discende dai cieli; andategli incontro. Cristo è sulla
terra; uomini, alzatevi. Tutta la terra canta il Signore! E per riunire
tutto in una sola parola: Si rallegrino i cieli ed esulti la terra, per
Colui che è insieme del cielo e della terra. Cristo riveste la nostra carne:
siate ripieni di timore e di gaudio: di timore a motivo del peccato; di gaudio a
motivo della speranza. Cristo nasce da una Vergine: o donne, onorate la
verginità per diventare madri di Cristo.
Chi non adorerebbe
Colui che era fin dal principio? chi non loderebbe e non celebrerebbe Colui che
è nato? Ecco che le tenebre svaniscono; è creata la luce; l'Egitto rimane sotto
le ombre, Israele è illuminata da una lucente nube. Il popolo che era seduto
nelle tenebre dell'ignoranza, scorge il lume d'una scienza profonda. Le cose
antiche sono finite; tutto è ridiventato nuovo. Fugge la lettera e trionfa lo
spirito; le ombre sono passate, e la verità fa il suo ingresso. La natura vede
le sue leggi violate: è giunto il momento di popolare il mondo celeste: Cristo
comanda; guardiamoci bene dal resistere.
Genti tutte,
battete le mani; perché ci è nato un Bambino, ci è stato dato un
Figlio. Il segno del suo principio è sulla sua spalla: perché la
croce sarà il mezzo della sua elevazione; il suo nome è l'Angelo del grande
consiglio, cioè del consiglio paterno.
Esclami pure
Giovanni: Preparate le vie del Signore! Per me, voglio far anche
risuonare la potenza di sì gran giorno: Colui che è senza carne s'incarna; il
Verbo prende un corpo; l'Invisibile si mostra agli occhi, l'Impalpabile si
lascia toccare; Colui che non conosce tempo prende un principio; il Figlio di
Dio è diventato figlio dell'uomo. Gesù Cristo era ieri, è oggi, e sarà
sempre. Si senta pure offeso il Giudeo; se ne rida il Greco; e la lingua
dell'eretico si agiti nella sua bocca impura. Crederanno quando lo vedranno,
questo Figlio di Dio, salire al cielo; e se anche in quel momento si rifiutano,
crederanno quando ne discenderà e comparirà sul tribunale di giudice.
Sermone di san Bernardo.
Ascoltiamo ora,
nella Chiesa Latina, il devoto san Bernardo, che effonde una soave letizia in
queste melodiose parole, nel iv sermone per la Vigilia di Natale.
"Abbiamo ricevuto
una notizia piena di grazia e fatta per essere accolta con trasporto: Gesù
Cristo, Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda. La mia anima si è sciolta
a queste parole: lo spirito ribolle in me, spinto come sono ad annunciarvi tanta
felicità. Gesù significa Salvatore. Che cosa è più necessario di
un Salvatore a quelli che erano perduti, più desiderabile a degli infelici, più
vantaggioso per quelli che erano accasciati dalla disperazione? Dov'era la
salvezza dov'era perfino la speranza della salvezza, per quanto debole, sotto la
legge del peccato, in quel corpo di morte, in mezzo alla perversità, nella
dimora d'afflizione, se questa salvezza non fosse nata d'un tratto e contro ogni
speranza? O uomo, tu desideri, è vero, la tua guarigione; ma, avendo coscienza
della tua debolezza e della tua infermità, temi il rigore del trattamento. Non
temere dunque: Cristo è soave e dolce; la sua misericordia è immensa; come
Cristo, egli ha ricevuto in eredità l'olio, ma per effonderlo sulle tue piaghe.
E se ti dico che è dolce, non temere che il tuo Salvatore manchi di potenza;
perché è anche Figlio di Dio. Esultiamo dunque, riflettendo in noi
stessi, e facendo risplendere al di fuori quella dolce sentenza, quelle soavi
parole: Gesù Cristo. Figlio di Dio, nasce in Betlemme di
Giuda!".
Sermone di sant'Efrem.
È dunque veramente un grande giorno quello della Nascita del Salvatore:
giorno atteso dal genere umano per migliaia di anni, atteso dalla Chiesa nelle
quattro settimane dell'Avvento che ci lasciano così cari ricordi; atteso da
tutta la natura che riceve ogni anno sotto i suoi auspici, il trionfo del sole
materiale sulle tenebre sempre crescenti. Il grande Dottore della Chiesa Sira,
sant'Efrem, celebra con entusiasmo la bellezza e la fecondità di questo giorno
misterioso; prendiamo qualche brano dalla sua divina poesia, e diciamo con
lui:
"Degnati, o Signore,
di permettere che celebriamo oggi il giorno stesso della tua nascita, che la
presente solennità ci ricorda. Quel giorno è simile a tè; è amico degli uomini.
Esso ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova
con il bambino che è nato. Ogni anno, ci visita e passa; quindi ritorna pieno di
attrattive. Sa che la natura umana non potrebbe fare a meno di lui; come te,
esso viene in aiuto alla nostra razza in pericolo. Il mondo intero, o Signore,
ha sete del giorno della tua nascita; questo giorno beato racchiude in sé i
secoli futuri; esso è uno e molteplice. Sia dunque anche quest'anno simile a tè,
e porti la pace fra il cielo e la terra. Se tutti i giorni sono segnati della
tua liberalità, non è giusto forse che essa trabocchi in questo?
Gli altri giorni
dell'anno traggono la loro bellezza da questo, e le solennità che seguiranno
debbono ad esso la dignità e lo splendore di cui brillano. Il giorno della tua
nascita è un tesoro, o Signore, un tesoro destinato a soddisfare il debito
comune. Benedetto il giorno che ci ha ridato il sole, a noi erranti nella notte
oscura; che ci ha recato il divino manipolo dal quale è stata diffusa
l'abbondanza; che ci ha dato la vite che contiene il vino della salvezza che
deve dare a suo tempo. Nel cuore dell'inverno che priva gli alberi dei loro
frutti la vigna si è rivestita d'una divina vegetazione; nella stagione
glaciale, un pollone è spuntato dal ceppo di Jesse. È in dicembre, in questo
mese che trattiene nel grembo della terra il seme che le fu affidato, che la
spiga della nostra salvezza, spunta dal seno della Vergine dove era disceso nei
giorni di primavera, quando gli agnelli vanno belando nei prati".
Non è dunque da
stupire che questo giorno il quale è caro a Dio stesso sia privilegiato
nell'economia dei tempi; e conforta vedere le genti pagane presentire nei loro
calendari la gloria che Dio gli riservava nella successione delle età. Abbiamo
visto del resto che i Gentili non sono stati i soli a prevedere misteriosamente
le relazioni del divino Sole di giustizia con l'astro mortale che illumina e
riscalda il mondo; i santi Dottori e tutta la Liturgia sono molto prodighi
riguardo a questa ineffabile armonia.
Il battesimo di Clodoveo.
Per incidere più
profondamente l'importanza di un giorno così santo nella memoria dei popoli
cristiani dell'Europa, stirpi preferite nei consigli della misericordia divina,
il supremo Signore degli eventi ha voluto che il regno dei Franchi nascesse
appunto il giorno di Natale (496) allorché nel Battistero di Reims, tra le pompe
di tale solennità, Clodoveo, il fiero Sicambro, divenuto mite come l'agnello, fu
immerso da san Remigio nel fonte della salvezza, dal quale uscì per inaugurare
la prima monarchia cattolica fra le monarchie nuove, quel regno di Francia, il
più bello - è stato detto - dopo quello dei cieli.
La conversione dell'Inghilterra.
Un secolo più tardi
(597), era la volta della razza anglosassone. L'Apostolo dell'Isola dei Bretoni,
il monaco sant'Agostino, dopo aver convertito al vero Dio il re Eteiredo, avanzò
alla conquista delle anime. Essendosi diretto verso York, vi fece risuonare la
parola di vita, e un intero popolo si unì per chiedere il Battesimo. Il giorno
di Natale è fissato per la rigenerazione di quei nuovi discepoli di Cristo; e il
fiume che scorre sotto le mura della città viene scelto per servire da fonte
battesimale a quell'armata di catecumeni. Diecimila uomini, non contando le
donne e i bambini, scendono nelle acque la cui corrente deve portar via
l'immondezza delle loro anime. Il rigore della stagione non arresta i nuovi e
ferventi discepoli del Bambino di Betlemme che appena pochi giorni prima
ignoravano perfino il suo nome. Dalle acque gelide esce piena di gaudio e
risplendente d'innocenza tutta un'armata di neofiti; e nel giorno stesso della
sua nascita, Cristo conta una nazione di più sotto il suo impero.
Ma non era ancora
abbastanza per il Signore che vuole onorare il giorno della nascita del suo
Figliuolo.
L'incoronazione di Carlo Magno.
Un'altra illustre
nascita doveva ancora abbellire questo lieto anniversario. A Roma, nella
basilica di San Pietro, nella solennità di Natale dell'800, nasceva il Sacro
Romano Impero al quale era riservata la missione di propagare il regno di Cristo
nelle regioni barbare del Nord, e di mantenere l'unità europea, sotto la
direzione del Romano Pontefice. In quel giorno, san Leone III poneva la corona
imperiale sul capo di Carlo Magno; e la terra attonita rivedeva un Cesare, un
Augusto, non più successore dei Cesari e degli Augusti della Roma pagana, ma
investito di quei titoli gloriosi dal Vicario di Colui che si chiama, nei santi
Oracoli, il Re dei re, il Signore dei signori.
La gloria del giorno di Natale.
Così Dio ha fatto,
risplendere agli occhi degli uomini la gloria del regale Bambino che nasce oggi;
così egli ha preparato, di epoca in epoca attraverso i secoli, ricchi
anniversari di quella Natività che da gloria a Dio e pace agli uomini. Il
susseguirsi dei tempi farà vedere al mondo in che modo l'Altissimo si riserva
ancora di glorificare, in questo giorno, se stesso e il suo
Emmanuele.
Nell'attesa, le
nazioni dell'Occidente, colpite dalla dignità di tale festa, e considerandola
con ragione come il principio di tutte le cose nell'era della rigenerazione del
mondo, contarono a lungo gli anni cominciando dal Natale, come si vede su
antichi Calendari, sui Martirologi di Usuardo e di Adone, e su un gran numero di
Bolle, di Costituzioni e di Diplomi. Un concilio di Colonia, nel 1320, ci
dimostra che tale usanza ancora esisteva a quell'epoca. Parecchi popoli
dell'Europa cattolica, soprattutto gli Italiani, hanno conservato l'usanza di
festeggiare il nuovo anno alla Natività del Salvatore. Si augura il buon
Natale come altrove al primo gennaio il buon anno. Ci si scambiano i
complimenti e i regali; si scrive agli amici lontani: preziose vestigia delle
antiche usanze, di cui la fede era il principio e il baluardo
invincibile.
Ma è tale agli occhi
della santa Chiesa la gioia che deve riempire i fedeli nella Nascita del
Salvatore che, associandosi con una particolare indulgenza a così legittima
allegrezza, abolisce per il giorno di domani il precetto dell'astinenza dalla
carne, se il Natale cade il venerdì o il sabato. Questa dispensa risale al Papa
Onorio III, che occupava la sede di Pietro nel 1216; ma già fin dal IX secolo
san Nicola I, nella sua risposta ai quesiti dei Bulgari, aveva mostrato simile
condiscendenza, per incoraggiare la gioia dei fedeli nella celebrazione non solo
della solennità di Natale, ma anche nelle feste di santo Stefano, di san
Giovanni Evangelista, dell'Epifania, della Assunzione della Vergine, di san
Giovanni Battista e dei santi Pietro e Paolo. Ma questa indulgenza non fu
universale, e l'abolizione non si è conservata che per la festa di Natale di cui
accresce la popolare allegrezza.
La legislazione
civile medievale intese, a suo modo, mettere in risalto l'importanza di questa
festa così cara a tutta la cristianità concedendo ai debitori la facoltà di
sospendere il pagamento dei loro creditori durante tutta la settimana di Natale,
che appunto per questo era, chiamata settimana di remissione, come quelle
di Pasqua e della Pentecoste.
Ma sospendiamo per un poco questi ricordi familiari, che ci
piace raccogliere sulla gloriosa solennità il cui avvicinarsi commuove così
dolcemente i nostri cuori. È tempo di dirigere i nostri passi verso la casa di
Dio, dove ci chiama l'Ufficio solenne dei Primi Vespri. Durante il tragitto,
rivolgiamo il pensiero a Betlemme, dove Giuseppe e Maria sono già arrivati. Il
sole materiale volge rapidamente al tramonto; e il divino Sole di giustizia
rimane nascosto ancora per qualche istante sotto la nube, nel seno della più
pura delle vergini. La notte è vicina; Giuseppe e Maria percorrono le strade
della città di David, cercando un asilo per mettersi al riparo. Che i cuori
fedeli siano dunque attenti, e si uniscano ai due incomparabili pellegrini. È
giunta ormai l'ora in cui il canto di gloria e di riconoscenza deve levarsi da
ogni bocca umana. Accogliamo con sollecitudine, per la nostra, la voce della
santa Chiesa: essa non è certo inferiore a così nobile compito.da: dom Prosper Guéranger, L'anno liturgico. - I. Avvento - Natale - Quaresima - Passione, trad. it. P. Graziani, Alba, 1959, p. 113-119
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