giovedì 4 luglio 2024

L’appello della cultura britannica al Vaticano per dire no alla soppressione della messa tradizionale. Al “Times” una lettera come quella del 1971 sottoscritta da Agatha Christie




04 LUG 2024

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by Aldo Maria Valli

Era il luglio del 1971 quando il Times di Londra pubblicava una lettera che fece scalpore. Firmata da artisti e scrittori tra cui l’autrice di gialli Agatha Christie, il romanziere Graham Greene e il violinista Yehudi Menuhin, esprimeva preoccupazione circa le voci riguardanti un piano per cancellare la messa pre-Concilio Vaticano II.

E ora, a distanza di cinquantatré anni, la storia si ripete. Personaggi britannici di spicco nei settori dell’arte, dell’economia, del giornalismo e della politica chiedono al Vaticano, anche in questo caso con una lettera al Times, di non imporre nuove restrizioni alla forma straordinaria del rito romano, nota anche come messa vetus ordo.

Tra gli oltre quaranta firmatari, non tutti cattolici, figurano il creatore di Downton Abbey Julian Fellowes, l’attivista per i diritti umani Bianca Jagger e la cantante lirica Kiri Te Kanawa. Tutti allarmati dalle “preoccupanti notizie in arrivo da Roma secondo cui la messa tradizionale verrà bandita da quasi tutte le chiese cattoliche”.

“Imploriamo la Santa Sede di riconsiderare qualsiasi ulteriore restrizione all’accesso a questo magnifico patrimonio spirituale e culturale”, si legge nella lettera, firmata anche dal compositore Andrew Lloyd Webber (l’autore dell’opera rock Jesus Christ Superstar) e dallo storico Tom Holland, studioso di Roma e della cristianità.

Si dice che nel 1971, leggendo l’appello, Paolo VI abbia esclamato: “Ah, Agatha Christie!”. In seguito il papa firmò un documento che consentiva ai vescovi di Inghilterra e Galles di concedere il permesso di celebrare messe tradizionali in occasioni speciali, e ancora oggi il provvedimento è noto come l'”indulto di Agatha Christie”.

La nuova lettera non manca di citare quella di oltre mezzo secolo fa, secondo cui la Messa tradizionale appartiene alla “cultura universale”, perché ha “ispirato una serie di risultati inestimabili nelle arti”, e non solo nel campo della mistica, ma in “opere di poeti, filosofi, musicisti, architetti, pittori e scultori di tutti i paesi e di tutte le epoche”.

Spiegando che deve essere preservata per il suo significato culturale e storico, i firmatari della nuova lettera definiscono la liturgia tradizionale “una cattedrale di testi e gesti che, come quegli edifici venerabili, si è sviluppata nel corso di molti secoli”.

“Non tutti ne apprezzano il valore e va bene così; ma distruggerlo sembra un atto inutile e insensibile in un mondo in cui la storia può facilmente scivolare via, dimenticata”.

Inoltre, “la capacità del rito antico rito di incoraggiare il silenzio e la contemplazione è un tesoro difficilmente replicabile e, una volta perduto, impossibile da ricostruire”.

La lettera di questo luglio 2024, come quella del luglio 1971, si definisce “interamente ecumenica e apolitica”, e sottolinea che tra i firmatari ci sono “cattolici e non cattolici, credenti e non credenti”.

In un editoriale di accompagnamento alla lettera, pubblicato anch’esso sul Times, il compositore e direttore d’orchestra scozzese James MacMillan dice che le restrizioni alla forma straordinaria introdotte nel 2021 sono state “un duro colpo per i cattolici della Generazione Z che hanno trovato la loro dimora spirituale nella liturgia antica”. E aggiunge: “Il fatto che ci siano funzionari vaticani che si abbandonano a questo meschino autoritarismo filisteo contro i propri correligionari è scioccante per un pubblico non cattolico”.

Tra gli altri firmatari della lettera figurano i violoncellisti Steven Isserlis e Julian Lloyd Webber, la direttrice d’orchestra Jane Glover, i soprani Sophie Bevan e Felicity Lott e i pianisti Imogen Cooper, Stephen Hough, András Schiff e Mitsuko Uchida.

Vi sono poi membri della Camera dei Lord, la camera alta del Parlamento britannico, tra cui l’attivista per i diritti umani David Alton e il compositore Michael Berkeley.







Altri nomi: l’interior designer Nina Campbell, lo stilista Paul Smith, l’attrice Susan Hampshire, gli autori Antonia Fraser e AN Wilson, il direttore della rivista Spectator Fraser Nelson e l’ex direttore del Telegraph Charles Moore.

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Nella foto, a sinistra e a destra due firmatari della lettera di quest’anno: lo stilista Paul Smith e lo storico Tom Holland. Al centro Agatha Christie, che firmò la lettera del 1971

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