giovedì 30 dicembre 2021

Il comandamento degli animalisti: Non nominare il cane invano


Il cane del film “Tutti pazzi per Mary” (1988)


Una kan-zone per il mondo cane

Gli animalisti lanciano la proposta di non utilizzare più il nome dell'amico quattrozampe per insultare il prossimo (e al povero porco chi ci pensa?)





Rachele Schirle, 30/12/2021


Bisogna buttarla sul ridere, perché altrimenti non si capisce come fare a prenderla questa perorazione dell’associazione animalista Aidaa affinché non si utilizzi più la parola «cane» in senso dispregiativo. «È una vergognosa appropriazione e un offesa del migliore amico dell’uomo il cui nome (cane appunto) viene impropriamente utilizzato per epiteti ed insulti».

Ergo, basta con le bestemmie – che offendono il cane, più che Dio, par di capire – e i vari «porco cane, figlio di cane, cane bastardo», tutte espressioni denigratorie per il nostro amico scodinzolante e innaffia-cespugli.
Il lupo cattivo

Per l’Aidaa è una questione serissima, altroché, è una questione educativa, perbacco. «Crediamo che occorra spiegare fin dalla scuola materna ed approfondire poi nella scuola dell’obbligo ai bambini che l’uso della parola cane dentro epiteti violenti e volgari oltre che insultanti che si estendono fino all’offesa a Dio non solo è scorretta ma profondamente sbagliata».


«Non vogliamo qui fare del facile moralismo (per carità, ndr) ma cosi come avviene con, ad esempio, le favole dove si presenta sempre, sbagliando, il lupo come un animale cattivo, occorre che qualcuno si prenda la briga di iniziare a modificare questo linguaggio che trasforma il migliore amico dell’uomo in un aggettivo insultante. Ci auguriamo che le varie accademie che curano con amore e gelosia la purezza della nostra lingua prendano posizione in merito a questa nostra richiesta».

E al porco chi ci pensa?

Ergo, via le favole di Esopo che, a questo punto, diventano diseducative, con quella loro morale alla fine che offende i lupi (sempre stronzi), le cicale (sempre scioperate), le volpi (sempre furbette), l’asino (sempre stupido). Ed, ergo, via anche la visione dei film Disney che potrebbero indurre nei bambini una gran confusione sulle qualità morali dei paperi – ve ne sono di buoni e di cattivi – o dei topolini.

E chissà se a questo punto qualche animalista si prenderà a cuore la sorte del povero maiale, il più sfortunato e vilipeso dei quattrozampe, il cui buon nome viene utilizzato per insultare tutti, dall’Onnipotente al maschio ingrifato, fino, appunto, al cane.

Povero mondo cane che ha perso la trebisonda e, soprattutto, come cantava Claudio Chieffo, «poveretti i padroni dei cani che li amano più dei bambini / e gli danno carezze e bacini, preferendoli agli esseri umani, / poveretti i padroni, poveretti i padroni, poveretti i padroni… e anche i cani!» (Can-zone, titolo originale “Kan-zóne”, 2001).







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