Celebrazione della Domenica delle Palme in Nicaragua (foto Ansa)
Intervista a Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice in esilio: «I fedeli hanno passato il Natale sotto sorveglianza: è un continuo martirio. La libertà religiosa non esiste più. Ma abbiamo fiducia che il Salvatore verrà a liberarci dalle catene dell'oppressore»
Di Leone Grotti, 01 Gennaio 2025
«Non esiste più la libertà religiosa in Nicaragua. Una volta per Natale si facevano processioni per le strade, oggi non si può uscire dalle chiese». Dichiara così a Tempi Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice in esilio, la fonte più accreditata sulle persecuzioni inflitte alla Chiese cattolica del Nicaragua.
Nello stato dell’America Centrale è in atto la più grande e sistematica persecuzione che la Chiesa abbia mai conosciuto nel paese. Dal 2018 il regime ha espulso almeno 222 religiosi, tra cui 91 suore, arrestato arbitrariamente almeno 74 religiosi tra preti, suore, monaci e pastori protestanti e impedito a oltre 200 di entrare nel paese. «Il dittatore Daniel Ortega e sua moglie Rosario Murillo sognano di eliminare la Chiesa e sostituirla con la loro dottrina atea», spiega la ricercatrice.
Avvocato, come hanno passato i nicaraguensi questo Natale?
Come le altre festività religiosa. Hanno celebrato la nascita di Gesù sotto la sorveglianza della polizia e senza quelle libertà che hanno sempre avuto prima dell’aprile 2018. Più del 90% delle chiese non hanno potuto organizzare eventi natalizi perché la dittatura impedisce di svolgere attività religiose in pubblico. Le celebrazioni sono state confinate all’interno delle chiese e molte parrocchie ormai sono servite solo da seminaristi o diaconi, perché i parroci sono stati espulsi o esiliati da Ortega.
Come veniva celebrato il Natale prima del 2018?
Le parrocchie organizzavano “presepi viventi” per le strade. I bambini camminavano di casa in casa recitando brani biblici sulla nascita di Gesù e cantando canzoni natalizie, accompagnati dai loro genitori, laici e religiosi. Ora, però, i cattolici non godono più della libertà religiosa. Tutto viene celebrato all’interno dei templi sotto la sorveglianza permanente della polizia e sotto minaccia che tutto ciò che viene detto o fatto potrebbe essere considerato un crimine. Chiunque può essere arrestato o esiliato in qualsiasi momento.
Almeno le messe possono essere celebrate liberamente?
No, molte vengono profanate dalle autorità. Ad esempio, davanti alla cattedrale di Léon durante la messa viene diffusa musica a tutto volume con gli altoparlanti per impedire che i fedeli possano seguire la celebrazione.
Perché la dittatura agisce in questo modo?
Ortega e sua moglie Rosario Murillo sognano di far scomparire la Chiesa e di imporre la loro dottrina comunista e atea. Per questo hanno commesso quasi mille attentati contro templi, religiosi e laici e continuano ogni giorno a perseguitare la Chiesa.
Che cosa ha rappresentato questo Natale per i fedeli del Nicaragua?
Il Natale è tempo di attesa. È un tempo di speranza e noi cattolici non abbiamo perso l’amore, la fede e la fiducia in Dio. Abbiamo fiducia che il Salvatore verrà a liberarci dalle catene dell’oppressore. Oggi la notte sembra molto buia, perché la dittatura ha molto potere, ma niente dura per sempre.
Com’è stato il suo Natale dall’esilio negli Stati Uniti?
Ho la fortuna di vivere in un paese libero, dove i miei diritti sono rispettati, ma non smetto mai di provare tristezza perché so che parte della mia famiglia, amici, conoscenti stanno vivendo un continuo martirio. Il Nicaragua è diventato per tutti loro una grande prigione.
Perché Ortega perseguita la Chiesa?
Nell’aprile 2018 e nei mesi successivi la dittatura sandinista iniziò a uccidere i cittadini che protestavano pacificamente. Così vescovi e sacerdoti si sono uniti nel difendere la vita delle persone che venivano assassinate selvaggiamente dalla polizia, dall’esercito e da gruppi paramilitari sostenuti dalle istituzioni. Sangue innocente scorreva per tutte le strade del Nicaragua. Gli omicidi sono rimasti impuniti, protetti da un sistema giudiziario che risponde solo agli interessi dispotici della famiglia Ortega-Murillo. Se non fosse stato per l’intervento pacifico dei presuli, il numero delle vittime sarebbe stato più alto.
Talvolta la dittatura sembra avere in odio la Chiesa in se stessa, al di là di ragioni pratiche o politiche.
Ortega e Murillo nutrono odio verso la fede in Dio perché non sono mai riusciti a dominare completamente i preti. Per questo cercano di farli fuori.
In che modo?
In Nicaragua la dittatura offre solo tre opzioni: l’esilio, il carcere o la morte. I nicaraguensi che si trovano nel paese non possono nemmeno parlare di nascosto perché sono monitorati dalla polizia, dall’esercito e dai paramilitari con l’appoggio di Russia e Cina. Ormai la repressione non ha limiti in Nicaragua e purtroppo la dittatura è sostenuta finanziariamente da quegli stessi paesi che accusano Daniel Ortega di essere un assassino.
Il Natale è tempo di attesa. È un tempo di speranza e noi cattolici non abbiamo perso l’amore, la fede e la fiducia in Dio. Abbiamo fiducia che il Salvatore verrà a liberarci dalle catene dell’oppressore. Oggi la notte sembra molto buia, perché la dittatura ha molto potere, ma niente dura per sempre.
Com’è stato il suo Natale dall’esilio negli Stati Uniti?
Ho la fortuna di vivere in un paese libero, dove i miei diritti sono rispettati, ma non smetto mai di provare tristezza perché so che parte della mia famiglia, amici, conoscenti stanno vivendo un continuo martirio. Il Nicaragua è diventato per tutti loro una grande prigione.
Perché Ortega perseguita la Chiesa?
Nell’aprile 2018 e nei mesi successivi la dittatura sandinista iniziò a uccidere i cittadini che protestavano pacificamente. Così vescovi e sacerdoti si sono uniti nel difendere la vita delle persone che venivano assassinate selvaggiamente dalla polizia, dall’esercito e da gruppi paramilitari sostenuti dalle istituzioni. Sangue innocente scorreva per tutte le strade del Nicaragua. Gli omicidi sono rimasti impuniti, protetti da un sistema giudiziario che risponde solo agli interessi dispotici della famiglia Ortega-Murillo. Se non fosse stato per l’intervento pacifico dei presuli, il numero delle vittime sarebbe stato più alto.
Talvolta la dittatura sembra avere in odio la Chiesa in se stessa, al di là di ragioni pratiche o politiche.
Ortega e Murillo nutrono odio verso la fede in Dio perché non sono mai riusciti a dominare completamente i preti. Per questo cercano di farli fuori.
In che modo?
In Nicaragua la dittatura offre solo tre opzioni: l’esilio, il carcere o la morte. I nicaraguensi che si trovano nel paese non possono nemmeno parlare di nascosto perché sono monitorati dalla polizia, dall’esercito e dai paramilitari con l’appoggio di Russia e Cina. Ormai la repressione non ha limiti in Nicaragua e purtroppo la dittatura è sostenuta finanziariamente da quegli stessi paesi che accusano Daniel Ortega di essere un assassino.
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