martedì 25 giugno 2024

Le benedizioni dello scandalo secondo Mons. A. Schneider



Nella traduzione di Chiesa e postconcilio la sapiente articolata critica di Mons. Athanasius Schneider a Fiducia supplicans, pubblicata da Crisis Magazine.




Titolo originale:

Fiducia Supplicans non è un atto di autentica cura pastorale, né di vera carità.
Propone benedizioni che sono un vero e proprio scandalo


+Mons. Athanasius Schneider*

Il Documento Fiducia Supplicans, emanato dal Dicastero per la Dottrina della Fede il 18 dicembre 2023 e approvato da Papa Francesco, circa la possibilità di concedere benedizioni “semplici”, “spontanee”, “brevi” e “non liturgiche” alle coppie che convivono in stato di adulterio o in relazioni omosessuali, colpisce profondamente e negativamente sia la Chiesa cattolica universale, che le singole comunità cattoliche.

1. Il vero significato della benedizione.


L’autorizzazione a “benedire” unioni omosessuali o adulterine non esprime una cura autenticamente “pastorale”, perché tale “benedizione” non è in realtà una “benedizione” nel vero senso biblico. La vera benedizione può avvenire solo quando coloro che la chiedono sono pronti ad accettare l’insegnamento della Chiesa in ordine a ciò per cui chiedono la benedizione e, se così non è, sono disposti a pentirsi e a vivere secondo l’insegnamento della Chiesa. Coloro che si sono volontariamente allontanati dai comandamenti di Dio e conducono una vita a Lui sgradita, Lo offendono, rifiutano consapevolmente la Sua grazia e non possono ricevere efficacemente la benedizione di Dio senza prima pentirsi di uno stile di vita peccaminoso.

L’ordinazione sacerdotale conferisce al sacerdote il potere spirituale e l’autorità di impartire benedizioni per scopi moralmente leciti che rientrano nel vero significato di “benedizione” secondo l'insegnamento perenne della Chiesa. Un sacerdote non è autorizzato a impartire benedizioni che vadano al di là di questo ambito, perché sarebbe un’offesa a Dio, una trasgressione dei suoi poteri, un abuso della sua autorità e un uso improprio della benedizione, perché viene impartita per scopi diversi da quelli a cui è destinata. Per esempio, un sacerdote non può benedire un professore di filosofia che dichiara che terrà una conferenza che approva l’ateismo, perché ciò equivarrebbe ad avallare le convinzioni atee di questo filosofo. Se lo facesse, il sacerdote sarebbe complice nel sostenere l’ateismo, che è un grave peccato, e la sua benedizione sarebbe illecita, poiché contraddirebbe la legge naturale e le verità divinamente rivelate.

Gli effetti della benedizione del sacerdote includono la benedizione degli oggetti, la santificazione dei fedeli e l’invocazione della bontà e delle grazie di Dio su di loro, e in questi contesti il termine “benedetto” equivale al termine “santificato”. Per questo motivo, coloro che ricevono la benedizione sono chiamati a vivere rettamente. Pertanto, chiudere un occhio sul peccato dell’omosessualità, cioè sul compimento di atti omosessuali, e arrivare a benedire una persona che si identifica con lo stile di vita omosessuale, equivale a benedire l’abominio. Mai nella storia della Chiesa è stata data ai sacerdoti l’autorità e il potere di benedire stili di vita peccaminosi, perché ciò significa condonarli e incoraggiarli!

La Chiesa benedice individui e gruppi in generale (come la benedizione impartita dal sacerdote al termine di una celebrazione liturgica), anche se alcuni dei presenti sono in stato di peccato. Tuttavia, il dilemma sta nella “possibilità di benedire partner dello stesso sesso”, designando specificamente come destinatari di una benedizione quelle coppie la cui relazione in atto contraddice direttamente le verità divinamente rivelate. Il documento Fiducia Supplicans dice che in questo caso il sacerdote deve omettere di “indagare sulla loro situazione”, cioè non deve informarsi sulla loro situazione né discuterne con loro; il che vuol dire chiudere un occhio su qualsiasi situazione o status disordinato in cui possano vivere. Allo stesso tempo, tale ingiunzione non consente al sacerdote di invitarli al pentimento. Infatti, non solo una simile “benedizione” è inutile, posto che non produrrà alcun bene per quelle “coppie”, ma al contrario produrrà il male, inducendole a credere, non solo che la loro unione e le loro espressioni di “amore” omoerotico non sono peccaminose, ma che sono volute da Dio come cosa buona.

2. La “benedizione” delle coppie omosessuali comporta un danno spirituale per le persone.


Se le persone non intendono condurre una vita morale secondo la Parola di Dio, con tutta probabilità non chiederanno la benedizione. Drammaticamente, però, Fiducia Supplicans ha spinto “coppie in situazioni irregolari e coppie dello stesso sesso” a chiedere la benedizione, nonostante la loro intenzione di continuare a condurre uno stile di vita oggettivamente peccaminoso. E così, il documento permette scandalosamente ai chierici di benedire coloro che conducono apertamente una vita di peccato e che possono commettere abitualmente gravi peccati senza alcuna intenzione di pentirsi. Le coppie eterosessuali che convivono senza contrarre il “matrimonio” hanno il diritto di ricevere una benedizione “semplice”, “spontanea” e “non liturgica”. Ancora più grave è la benedizione data alle coppie omosessuali, poiché il peccato di sodomia è più grave della fornicazione. “Benedire” una coppia omosessuale significa logicamente e implicitamente benedire il suo stile di vita peccaminoso e, soprattutto, la sua convinzione che sia intrinsecamente buono e quindi moralmente e socialmente accettabile. E se queste unioni sono lecite, perché le relazioni “poliamorose” non possono ricevere una benedizione “semplice” e “spontanea”? Secondo la logica di Fiducia Supplicans, un sacerdote potrebbe benedire lecitamente anche un uomo sposato e la sua amante, un sacerdote che vive in aperto concubinato, un membro di una gang assassina e impenitente, o un dittatore che affama milioni di persone innocenti.

Invocare la grazia di Dio su coloro che vivono in stili di vita palesemente peccaminosi senza chiamarli al pentimento desensibilizza clero e laici alla peccaminosità degli atti omosessuali e delle relazioni peccaminose in generale. Alla fine, il peccato sessuale non sarà più considerato come una violazione del comandamento di Dio “Non commettere adulterio”, ma come una realtà accettabile da benedire invece che da condannare.

Coloro che difendono la liceità di Fiducia Supplicans hanno sostenuto che benedire una coppia dello stesso sesso significa benedire i due individui separatamente e non la relazione, ma come può la benedizione di una coppia dello stesso sesso non comportare la benedizione della relazione che lega la coppia? Infatti, benedire un uomo e una donna che hanno ricevuto il sacramento del matrimonio non significa solo benedire ciascuno degli sposi separatamente, ma anche il loro sacro legame. La Lettera agli Ebrei dice: “Il matrimonio sia tenuto in onore” (Ebr 13,4). Ciò conferma quanto stabilito da Dio e ribadito da Nostro Signore Gesù. Il sacramento del matrimonio lega esclusivamente un uomo e una donna per tutta la vita ed è l’unica istituzione per un esercizio moralmente lecito della sessualità accettato da Dio.

3. La “benedizione” delle coppie omosessuali contraddice la missione della Chiesa di chiamare al pentimento.

Una delle missioni principali della Chiesa consiste nell'invitare i peccatori al pentimento: “Nel suo nome saranno proclamati a tutte le nazioni il pentimento e il perdono dei peccati” (Luca 24:46). E il primo annuncio pronunciato da Nostro Signore Gesù è: “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 4, 17). La Chiesa è stata fondata e continua a esistere, crescere e prosperare grazie al pentimento dei peccatori, che li apre a ricevere la grazia santificante di Dio. È inutile che una persona si converta al cattolicesimo senza pentirsi e condurre una nuova vita virtuosa e casta in Cristo. La Chiesa chiama costantemente al pentimento anche coloro che sono cattolici praticanti, perché mantengano una vita virtuosa. Trascurare la chiamata al pentimento provoca grandi danni alla Chiesa e ai fedeli.

Benedicendo una coppia omosessuale, un ecclesiastico trascura il suo dovere di esortare gli omosessuali al pentimento e mina il suo dovere di invitare al pentimento, con il dovuto amore pastorale, non solo le coppie omosessuali ma tutti coloro che commettono peccati sessuali e coloro che vivono in uno stato di peccato sessuale. La “benedizione” dello stato di peccato rafforza le convinzioni morali errate dei peccatori e li mette a proprio agio con il loro peccato, rendendoli meno propensi al pentimento. Pertanto, coloro che sostengono tali benedizioni, di fatto incoraggiano le coppie dello stesso sesso a perseguire il loro stile di vita peccaminoso, per il quale incorreranno nella condanna di Dio. Coloro che autorizzano la “benedizione” delle coppie omosessuali portano il peso e la responsabilità del grave danno spirituale causato a queste persone. Pertanto, tali “benedizioni” rientrano nella definizione tradizionale di scandalo, poiché inducono altri al peccato.

In tutta evidenza la Dichiarazione Fiducia Supplicans non è un atto di autentica cura pastorale, né un’iniziativa di vera carità verso persone che vivono in situazioni che contraddicono le verità divinamente rivelate. Lo scopo della cura pastorale è quello di fare il bene alle persone, aiutando i peccatori a pentirsi, consolando gli afflitti, assistendo i malati e così via. Ma dalla “benedizione” delle coppie omosessuali non si può trarre alcun beneficio; al contrario, c’è un danno a diversi livelli. Le persone attratte dallo stesso sesso che ricevono tale “benedizione”, e lo stesso sacerdote che la impartisce, affermano tacitamente che il loro agire omosessuale è accettabile. Ciò mette in serio pericolo la loro salvezza eterna. Tale “benedizione” sarebbe come un sigillo dato loro dalla Chiesa – che permetterebbe loro di vantarsi di aver ricevuto la “benedizione della Chiesa” – e costituirebbe una pietra miliare nella loro vita! E non c’è motivo per cui non possano andare da un sacerdote più di una volta per ricevere tale “benedizione”. Inoltre, le persone attratte dallo stesso sesso che partecipano alle “parate gay”, vestite in abiti queer e brandendo cartelli e slogan pro-gay, possono anche entrare in una chiesa cattolica, probabilmente previo accordo con il sacerdote, mettersi in fila e chiedere una “semplice” e “spontanea” benedizione.

Tutto questo serve a sostenere in modo significativo i gruppi e le lobby “LGBTQ” e il loro “orgoglio gay”, ed eleva gli omosessuali praticanti al livello di una “comunità” accettabile all’interno della Chiesa. Questa “benedizione” rafforza anche le “comunità LGBTQ” nella falsa convinzione che il loro stile di vita peccaminoso sia buono, scoraggiandole così dal pentirsi. Soprattutto, li aiuta a giustificare le loro iniziative militanti per ottenere il “diritto” di sposarsi, adottare bambini e normalizzare l’attività omosessuale. In questo modo, intere società, e persino alcune comunità ecclesiali, diventeranno di fatto promotrici dell’ideologia “LGBTQ”.

4. La “benedizione” delle coppie dello stesso sesso è una contraddizione tra la fede e la prassi della Chiesa.


Quando i vescovi dichiarano che oggi la Chiesa “benedice” le coppie dello stesso sesso, affermano essenzialmente che essa “benedice” il peccato per cui Dio punì Sodoma e Gomorra (cfr. Gen 19, 1-29). Quando un ecclesiastico “benedice” una coppia dello stesso sesso, significa che non si oppone al fatto che egli sia coinvolto in una relazione omosessuale a lungo termine. Dichiara anche, di fatto, il suo consenso alla relazione peccaminosa di due o più individui, indipendentemente dal tipo di devianza sessuale che praticano.

Il maggior pericolo potenziale della decisione di “benedire” le coppie omosessuali è la possibilità di ulteriori ripercussioni. È inutile chiarire che tale “benedizione” è solo “semplice” e “spontanea” e che non afferma il legame tra le due parti, così come è inutile sostenere che non ha un significato liturgico. I non credenti e le persone di altre religioni non capiscono il significato di una benedizione cattolica, per cui è naturale che presumano che ricevere simile “benedizione” significhi contrarre una sorta di vincolo matrimoniale. È quindi inutile sostenere che la decisione di benedire le coppie omosessuali “non equivale al sacramento del matrimonio”. Sia le conseguenze immediate che le implicazioni nascoste di vasta portata di questa decisione, potenzialmente poco chiare a prima vista, sono significative a livello religioso, morale, ecclesiastico e sociale. A tali effetti sarà difficile porre rimedio, e altrettanto difficile sarà correggere i danni causati, che con ogni probabilità si aggraveranno.

Se due laici che hanno una relazione omosessuale possono ricevere una “benedizione”, non c’è motivo per cui non la possa ricevere anche un sacerdote omosessuale con il suo partner. E dunque nella Chiesa cattolica ci saranno persone, sia chierici che laici, che sembra abbiano il “diritto” di vivere permanentemente nel peccato mentre l’autorità ecclesiastica non solo ignora ma incoraggia direttamente il loro stile di vita peccaminoso. E così, nella comunità dei fedeli, queste “benedizioni” diventeranno uno strumento di corruzione morale, soprattutto nei confronti dei minori e dei giovani. Perché mai qualcuno dovrebbe diventare membro di una chiesa che di fatto promuove e benedice il peccato e l’omosessualità?

5. La “benedizione” delle coppie omosessuali e l’abuso della parola “discriminazione”.


Fiducia Supplicans
viene brandita come un’arma contro i fedeli cattolici – sia chierici che laici – in quanto sostiene che queste “benedizioni” sono un’iniziativa pastorale di amore e cura verso le persone attratte dallo stesso sesso, che soffrono di discriminazione all’interno della Chiesa. Ma coloro che fanno questa affermazione confondono il linguaggio. Il termine “discriminazione” è attualmente utilizzato per indicare un comportamento ingiusto o non caritatevole nei confronti degli altri, e in questo senso tutti i cattolici concordano sul fatto che la carità, nel senso proprio del termine, deve essere mostrata a tutti. Ma bisogna anche distinguere e differenziare il bene dal male. Questo non lo fanno solo le creature razionali, ma lo fa certamente anche Dio stesso, che distingue o discrimina tra azioni cattive e buone, condannando le prime e benedicendo le seconde. Coloro che accusano la Chiesa di “discriminare” gli omosessuali condannano quindi anche qualsiasi distinzione tra comportamenti buoni e cattivi.

6. La “benedizione” delle coppie omosessuali e la propaganda dell’ideologia gender.


Fiducia Supplicans è anche un’arma che i nemici della Chiesa e i gruppi “LGBTQ” possono facilmente usare per corrompere le società e renderle indulgenti verso stili di vita peccaminosi. Possono facilmente usare questo documento vaticano come un potente mezzo per chiedere uno status legale per le unioni omosessuali nella sfera civile e l’accettazione di questo status all’interno della Chiesa cattolica, solo per esacerbare la profonda divisione già presente all’interno della Chiesa.

Fiducia Supplicans crea una situazione secondo la quale, ai vescovi e ai sacerdoti fedeli che prestano servizio in Paesi in cui la sodomia è ora legalmente permessa, potrebbe essere vietato parlare contro di essa e invitare gli omosessuali al pentimento, e nella quale potrebbe essere vietato ai terapeuti curare coloro che cercano la guarigione. Come potranno vescovi e sacerdoti dire che l’insegnamento della loro Chiesa non permette loro di “benedire” le coppie dello stesso sesso? Anzi, si dirà loro che la loro Chiesa ha autorizzato tali “benedizioni” e che il loro rifiuto di concederle costituisce un “comportamento ostile” contro gli omosessuali, esponendoli così a essere perseguiti, espulsi e impediti di servire come sacerdoti.

7. La “benedizione” di coppie omosessuali durante una cerimonia simile a un matrimonio.


Fiducia Supplicans afferma che la benedizione deve essere “semplice”, “spontanea” e “non liturgica”. Tuttavia, i partner dello stesso sesso probabilmente fisseranno un appuntamento con il sacerdote per ricevere questa benedizione “spontanea” e “non liturgica” e potrebbero persino contrarre un “matrimonio” omosessuale in un tribunale civile o in una “chiesa” non cattolica poco prima di riceverla. Può anche accadere che questa “benedizione” sia accompagnata da una predica. Cosa può impedirlo, purché la “benedizione sia semplice e spontanea”? Il sacerdote potrebbe comporre una preghiera “non liturgica” per la “benedizione”, che potrebbe essere relativamente lunga e includere un linguaggio commovente ed emotivo che assomiglia al linguaggio dell'”impegno” usato nel sacramento del matrimonio. I termini “semplice”, “spontaneo” e “breve” si prestano a un’ampia varietà di interpretazioni.

8. La “benedizione” delle coppie omosessuali e l’accettazione di altre situazioni di peccato.


Le autorità civili, soprattutto nei Paesi che hanno legalizzato il “matrimonio omosessuale”, accoglieranno naturalmente con favore la decisione di alcuni chierici della Chiesa cattolica di “benedire” le coppie omosessuali. E se questa pratica dovesse diventare comune nella Chiesa, sarà difficile farla cessare. Fiducia Supplicans è un preludio alla richiesta di una sorta di cerimonia di matrimonio per le coppie omosessuali nella Chiesa cattolica? La facilità con cui si è sviluppata questa “benedizione” fa pensare che dietro la sua emissione ci siano obiettivi latenti a lungo termine e di vasta portata.

Data la risposta positiva di molti gruppi ecclesiastici e laici nei confronti di Fiducia Supplicans, il significato di questa “semplice” o “breve” benedizione può essere facilmente ampliato ben oltre il suo intento esplicito iniziale. Infatti, come si è notato sopra (n. 2), Fiducia Supplicans apre la porta a una serie infinita di situazioni peccaminose. Se una coppia omosessuale può essere “benedetta”, perché non due minori attratti dallo stesso sesso che si rivolgono a un sacerdote per una “benedizione”? Cosa impedisce di “benedire” un uomo omosessuale adulto che si presenta a un sacerdote con un minore? Secondo la logica di Fiducia Supplicans, il sacerdote non può rifiutarsi di “benedirli”, poiché il documento non dice nulla sull’età di coloro che chiedono tale “benedizione”. Un’indagine da parte del sacerdote sull’età delle parti potrebbe portare al tipo di “analisi morale esaustiva” che la Dichiarazione proibisce.

9. La “benedizione” di coppie dello stesso sesso e l’abuso dell’obbedienza ecclesiastica.


Un altro effetto gravemente dannoso di Fiducia Supplicans è che coloro che non approvano le coppie dello stesso sesso nel cuore della Chiesa cattolica saranno ora etichettati come disobbedienti all’autorità ecclesiastica. Tuttavia, la verità è che rifiutare di “benedire” le coppie dello stesso sesso non è un atto di disobbedienza alla Chiesa, ma solo a quelle autorità ecclesiastiche che abusano del loro potere dato da Dio. Rifiutarsi di dare tali “benedizioni” è, in realtà, una vera obbedienza a Dio, che è più degno di essere obbedito.

I poteri secolari, le lobby “LGBTQ” e le agende anti-Chiesa sono in ultima analisi la forza trainante che ha provocato questa Dichiarazione, il cui scopo è quello di gettare il seme del dubbio profondo nel cuore della Chiesa. Sono prevedibili pressioni significative per costringere i cattolici ad accettarla e promuoverla. Invocheranno falsamente l’obbligo di obbedire all’insegnamento della Chiesa e i sacerdoti e i fedeli che criticheranno Fiducia Supplicans e si rifiuteranno di applicarla saranno accusati di essere infedeli al Papa.

10. La “benedizione” delle coppie dello stesso sesso e la sua influenza sui bambini e sui giovani.


Oggi i genitori e gli educatori cattolici si trovano di fronte a notevoli difficoltà nell’insegnare la sana morale cattolica, soprattutto quella sessuale, poiché i bambini e gli adolescenti sono costantemente bombardati da idee “LGBTQ” attraverso i social media e, peggio ancora, da molte scuole cattoliche e persino dal clero cattolico. Ora, come se non bastasse, Fiducia Supplicans trasmette ai minori e agli adolescenti il messaggio che la Chiesa accetta e approva le coppie dello stesso sesso e le loro relazioni. Gli educatori cattolici e gli insegnanti di catechismo, ingannati dalla pratica di “benedire” le coppie omosessuali, possono benissimo alterare il loro insegnamento sulla vera morale cattolica, fino a giustificare e propagare, direttamente o indirettamente, lo stile di vita omosessuale e la devianza sessuale più in generale.

Conclusione


Fiducia Supplicans mina seriamente la fede e la morale cattolica, trasformando la Chiesa cattolica, almeno nella prassi, in un ambiente accogliente e stimolante per omosessuali e adulteri impenitenti che conducono stili di vita peccaminosi, invece di esortare tali peccatori al pentimento. Il profeta Isaia dichiara: “Guai a voi che chiamate il male bene e il bene male, che sostituite le tenebre con la luce e la luce con le tenebre… perché hanno rigettato la legge del Signore degli eserciti” (Is 5:20, 24). Questa condanna si riferisce in particolare ai pastori della Chiesa che sviano il popolo.

Fiducia Supplicans non è né autenticamente pastorale né autenticamente magisteriale, in quanto mina l’immutabile verità divina l'insegnamento costante del Magistero della Chiesa riguardo al male intrinseco degli atti sessuali al di fuori di un matrimonio valido, in particolare degli atti omosessuali. Ciò impedisce alla Chiesa di riflettere in modo convincente il vero volto di Cristo risorto e di irradiare la bellezza della sua verità davanti al mondo intero.





*Mons. Athanasius Schneider è vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Santa Maria ad Astana, in Kazakistan.



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