lunedì 26 giugno 2023

Diritti umani, alla fine si torna sempre a Maritain








Di Stefano Fontana, 26 GIU 2023

Due studi recenti tornano sul problema dei diritti umani e, come accade sempre a chi tratta questo argomento, non possono evitare di evocare Jacques Maritain, mettendone in luce alcuni aspetti negativi. Il primo di questi due articoli è il lungo Editoriale scritto dal direttore Bernard Dumont sul numero 156 della rivista francese “Catholica” dal titolo “La fabrique des droits” (pp. 4-15). Il secondo è lo studio di Danilo Castellano pubblicato nel numero 613-614, marzo-abril 2023, della rivista spagnola “Verbo”, con il titolo “Los derechos humanos en la filosofía jurídica contemporánea dominante (pp. 325-336).

Dumont segnala la differenza, pur nella continuità, tra le espressioni droits de l’homme e droits humains. La seconda espressione, pur facendo riferimento alla Dichiarazione del 1789, è stata diffusa sotto l’influenza di Locke più che di Rousseau e ha pretese universalistiche. Queta visione dei diritti umani si è imposta dopo la Seconda Guerra Mondiale, non più come una base comune per distribuire il potere in modo consensuale ed evitare i conflitti dentro il potere rivoluzionario, ma come una visione dell’essere umano considerata un presupposto ormai definitivamente acquisito. È così capitato che a partire dalla Dichiarazione dell’ONU del 1948 tutte le costituzioni (a parte Arabia Saudita e Sud Africa) faranno appello a quella “Human rights universal declaration”, così pure le innumerevoli Dichiarazioni successive, da quella sui diritti dell’infanzia del 1959 alla Charte francese sull’ambiente del 2004 poi costituzionalizzata nel 2005. Si tratta di Dichiarazioni generiche e impregnate di ideologia. Ebbene, Jacques Maritain diede il suo grande contributo a questo esito, sia con le sue opere come “Le droits de l’homme” pubblicata dall’UNESCO nel 1848, sia come membro della Commissione che redasse la Dichiarazione.

Castellano analizza la condizione dei diritti umani nella modernità e nella postmodernità, constatando, tra l’altro, che la filosofia giuridica contemporanea ha completamente messo da parte il problema del fondamento ultimo dei diritti umani. La Commissione UNESCO dichiarò l’impossibilità di conoscere la giustificazione razionale dei diritti umani. Si ritenne quindi che ogni tentativo in questo senso sarebbe fallito e si scelse per la prassi piuttosto che per la teoria. Di fronte alla pluralità dei modi di concepire i diritti umani era necessario far propria una visione pratica dell’uomo e della vita anziché andare in cerca di giustificazioni razionali. Un forte contributo a questa scelta fu dato proprio da Maritain che, quindi, contrariamente a san Tommaso e a tutta la filosofia classica e cattolica, diede il primato all’azione rispetto al pensiero. Ma l’uomo non può agire senza pensare e non può operare fondandosi sul non-pensiero delle varie ideologie.

Ambedue questi articoli, che qui ho brevemente richiamato ma che meritano ben altra lettura, ancora una volta chiariscono il danno provocato da Maritain non solo nel campo dei diritti umani ma anche più in generale del rapporto tra pensare e agire, tra intelletto teoretico e intelletto pratico, tra teoria e prassi. Nelle sue posizioni si vedono i riflessi non certo di San Tommaso ma della filosofia moderna e della teologia del progressismo contemporaneo.

Stefano Fontana





Nessun commento:

Posta un commento